CATANIA, DOLORE E RABBIA PER LA MORTE DEL PICCOLO GUEYE

La famiglia (papà e mamma) del piccolo Gueye Serigne khadim 6 anni, nato in Italia da genitori senegalesi, ci ha dato notizia ed autorizzazione a pubblicare l’avvenuto decesso del proprio figlio Gueye nei tempi e modi, tanto dovuto a completamento di indagini per stabilire le cause del decesso e comunque dopo la nostra partenza per il Senegal.

Si tratta di un bambino in tenera età che il pomeriggio del giorno 9 giugno accusava forti dolori addominali è stato accompagnato dal padre Gueye Babacar al pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Vittorio Emanuele di via Plebiscito Catania. Dopo diverse ore di attesa, racconta il papà, il bambino è stato visitato dal personale medico di turno e prescritto un farmaco viene dimesso. Il bambino Gueye, ancora in stato di sofferenza è stato dimesso senza procedere ad alcun altro opportuno trattamento né di accertamento. Il Bambino tornato a casa e preso le medicine prescritte, piuttosto che migliorare peggiorava tanto che il genitore, dopo una notte di veglia sul bambino, appena giorno lo riporta al pronto soccorso del giorno prima, ma qui durante le visite il bambino muore. I testimoni, scrive in una nota l’Avvocato Franco Ruggeri, Console onorario del Senegal, lamentano una negligenza del personale medico, il quale, in un primo momento, non sarebbe intervenuto tempestivamente a fronte di una grave ed evidente sofferenza del piccolo e, successivamente, una volta presosi cura dello stesso, avrebbe mostrato di non possedere le competenze necessarie per valutare la gravità del caso, e di non avere a disposizione gli strumenti necessari per individuare le cause del malore.

Tanto premesso, i genitori del piccolo Gueye sporge formale denuncia contro ignoti per i reati che l’autorità vorrà ravvisare nei fatti sopra esposti.

Il giorno 17 giugno c.m. su ordine del Pubblico Ministero Dr. Fabio Salvatore Platania, Sost. Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania; all’obitorio dell’ospedale Vittorio Emanuele sono state eseguite l’autopsia peritali sul corpo del piccolo per accertare le cause del decesso del piccolo Gueye Serigne khadim.

Non conosciamo l’esito degli accertamenti clinici che hanno causato la morte del piccolo, ma sappiamo che il Pubblico Ministero Dr. Platania, sulla base dei risultati clinici, ha prodotto l’avviso di accertamenti tecnici non ripetibili art.360 c.p.p. in relazione al procedimento penale nei confronti di: Scapellato Franco, Moscheo Carla, Di Dio Maria, Randazzo Vincenza, Zaffarana ornella e Cicero Carmela, tutti difesi d’ufficio dell’Avv. Renato Penna, del foro di Catania, per il reato di cui all’art. 589 e 590 sexies c.p. in Catania il 10/06/2019 (data del decesso).- Procedimento in relazione al quale sono da considerare  persone offese: Gueye Babacar 44 anni senegalese, resid. a Catania (padre della vittima) e Dieng Anne Marie 37 anni senegal (genitori della vittima) difesi dall’Avv. Francesco Ruggeri.

Numerosi compaesani del papà e della mamma, compreso il Console Avv. Franco Ruggeri, si sono stretti affettuosamente nel dolore per la morte del piccolo Gueye. Non appena il giudice ha consegnato la salma ai genitori, questi lo hanno riportato in patria, a Touba, per i funerali e la successiva sepoltura.

Alcune storie si assomigliano, una vale come l’altra, la storia del piccolo Gueye Serigne khadim 6 anni, è uguale a quella del curdo Alan Curdi 6 anni, annegato durante il viaggio della speranza, anche se in modi e tempi diversi, ma la realtà è una e unica: quando il viaggio della speranza per un futuro migliore ad un tratto diventa tragedia e anche pietà. Ed è quanto dimostrano quotidianamente le cronache dei giornali nazionali che le politiche xenofobe non sono in grado di dare una risposta agli italiani ed in particolare alla migrazione. Visione emergenziale quella che stiamo vivendo, approcci violenti e antiumani, tentativi non riusciti di contenimento della spesa pubblica, della distruzione del clima di pace e coesione sociale. Alimentando così la politica del risparmio nei servizi pubblici, mentre assistiamo a scandali per corruzione di vaste proporzioni nelle persone ai massimi vertici delle istituzioni, che poi deragliano i treni, crollano i ponti, la gente muore nelle corsie degli ospedali. In troppi cominciano a non avere più vergogna, c’è una pacifica e pacificante lotta d’idee e di umanità alla quale non ci si può sottrarre. Alla quale nessuno può sottrarsi, soprattutto chi ha una motivazione per vergognarsi. Bisogna avere coraggio quando si ha colpa di dire “mea culpa”. Questo è quanto emerge dalle politiche dei nostri governi, la spesa pubblica incontrollata, decine o forse centinaia di miliardi per i servizi pubblici dati in pasto ad enti privati, che poi dichiarano fallimento o dissesto finanziario, e come dicono i napolitani ”chi a dato ha dato e chi avuto, avuto scurdamine u passatu, simmu in Italia paisà”.

Carmelo Santangelo

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