La presa di Palermo

Durante i fatti di Mineo, però, una fazione musulmana, costituita perlopiù da africani, si era staccata dall’esercito di Asbaġ per mettere in atto la conquista di Palermo, città di origine fenicia e ribattezzata a seguito delle guerre puniche (264-241 a.C.). I musulmani riuscirono nell’impresa nel settembre dell’831 d.C., assoggettando la popolazione alla condizione di ḏimmi.

L’istituzione del ḏimmī risale al califfato del «ben guidato» ‘Umar, il quale garantiva ai sudditi non musulmani che professavano una religione fondata su un Libro rivelato di partecipare allo stato islamico nella condizione di “protetti”, riconoscendo loro piena libertà di culto, dietro il pagamento di un’imposta nota come ǧizya.

Il territorio palermitano divenne una vera e propria colonia, dove l’emiro aġlabita investì il cugino germano Abū Fihr Muḥammad Ibn ‘Abd Allāh Ibn Aġlab (m. 835 d.C.) della carica di luogotenente di Sicilia. Questi giunse nell’Isola nell’832 d.C., trasformando la colonia nel centro di uno stato modello indipendente dal continente africano. Due anni dopo si presentò per il luogotenente l’occasione di avviare una nuova repressione ai danni dei cristiani bizantini, in quanto questi ultimi, guidati dal patrizio Alessio Muscegh, armarono un esercito a Castrogiovanni, ove trasferirono la sede del governo, precedentemente posta a Siracusa.

Abū Fihr si mobilitò in direzione della città e riuscì a rompere le fila dell’esercito bizantino, infliggendo al nemico ben tre sconfitte e saccheggiando tutto ciò che vi trovarono; prese persino in ostaggio la moglie e uno dei figli del patrizio e, rientrato a Palermo, ordinò all’esercito arabo di spingersi fin verso Taormina, riportando un grande successo, oltre che un cospicuo bottino.

Seguirono poi altre conquiste in altre zone della Sicilia, ma, nonostante il prestigio e la supremazia militare che i musulmani stavano guadagnando, scoppiò una rivolta bizantina contro il luogotenente, nel corso della quale perse la vita. L’emiro Ziyādat Allāh incaricò a quel punto un condottiero chiamato Faḏl Ibn Ya’kūb di organizzare due scorrerie: una a Siracusa e una a Castrogiovanni, entrambe svoltesi nel corso dell’835 d.C. e portate a compimento con esito positivo.

In seguito, Faḏl Ibn Ya‘qūb guidò il suo esercito verso le isole Eolie, espugnando diverse fortezze per poi tornare vittoriosi a Palermo.26 Dopo la morte di Ziyādat Allāh nel giugno dell’838 d.C., i musulmani portarono sotto il proprio controllo le fortezze di Caltabellotta, Corleone, Geraci e di altre città siciliane, di cui le fonti storiche non riportano il nome.

Persino Castrogiovanni cadde nelle mani dei conquistatori musulmani nell’anno 226 della Hiǧra, ovvero tra l’840 e l’841 d.C.27 L’arabista Michele Amari, nella sua relazione sulla storia delle imprese musulmane nell’Isola siciliana, conclude la descrizione di questa prima fase delle conquiste arabe, aggiungendo quanto segue: «I nomi delle città arrese ai Musulmani tra l’ottocentotrentanove e il quarantuno, bastano a mostrare che fosse ormai signoreggiato da loro tutto il val di Mazara, e lasciato in pace fin qui il rimanente dell’isola.

Contuttociò aveano non solo portato le armi nella terraferma d’Italia, ma, quel che più è, fattovi lega con la repubblica di Napoli».

Luca Mezzasalma

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