La street art fra keith haring, Blu e Geco

Un sistema con le sue mille contraddizioni

1989. Il testamento spirituale di un grande artista come Keith Haring si trova in Italia, a Pisa ed è un lascito che ha un valore istituzionale, sulla parete posteriore del convento dei frati servi di Maria della chiesa di Sant’Antonio di Pisa, l’opera Tuttomondo è la celebrazione della pace e dell’armonia.

In basso nell’opera c’è un omino giallo che scappa ed è la rappresentazione dello stesso artista che scompare dietro la sua opera per lasciarla ai cittadini, un atto di umiltà e di generosità.

Un atteggiamento dunque quello della città di Pisa che mostra apertura e apprezzamento verso una forma d’arte che, invece, spesso non riceve lo stesso trattamento da altre amministrazioni italiane.

La street art da un lato viene “sfruttata” per incentivare percorsi di fruizione turistica alternativa e mi riferisco al progetto Il M.U.Ro di Roma, dall’altro se non canonizzata all’interno di potenziali ricadute economiche per la stessa amministrazione, viene demonizzata.

L’arresto del celebre writer Geco, avvenuto pochi giorni fa, ne è un esempio.

Un comunicato stampa della sindaca Raggi recita esattamente così “Grazie al lavoro del Nucleo Ambiente e Decoro, e a un anno di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, i nostri agenti sono riusciti a identificare il writer”.

Il mostro è stato catturato ed il decoro della città è stato salvato.

Facciamo un salto temporale e spostiamoci in un’altra città.

Marzo 2016, nel blog di Blu si legge: “A Bologna non c’è più Blu e non ci sarà più finché i magnati mangeranno, per ringraziamenti o lamentele sapete a chi rivolgervi”.

Blu è un street artist rinomato e dal portentoso talento, ma decide di coprire di grigio le sue opere, cosa è successo?

Fabio Roversi Monaco, ex rettore dell’università dell’Alma mater, ex numero uno della fondazione Carisbo, presidente di Banca Imi ha deciso di organizzare con Genus Bononiae una mostra dal titolo inequivocabile “ Street Art-Banksy & Co. L’arte allo stato urbano ”, a Palazzo Pepoli a Bologna.

Si tratterà di oltre 250 opere provenienti da varie parti del mondo. Fra queste, anche alcuni disegni dell’ artista Blu , nome conosciuto nell’ambiente sia in Italia che all’estero.

Le opere per intenderci, verranno rimosse dai luoghi in cui erano state realizzate, contravvenendo allo spirito ed alla logica stessa della street art, un’arte che vive e respira i luoghi dove si innesta, un’arte democratica che implicitamente è correlata alla stessa idea di caducità. Roversi si difende dalle accuse del collettivo di scrittori Wu Ming, che scrivono dal blog Giap dicendo di voler salvare opere che altrimenti andrebbero perse e la ribellione di Blu serve a sconfessare un’ipocrisia sistemica con un gesto dal forte impatto comunicativo.

Blu agirà con lo stesso atteggiamento di Keith Haring, con la stessa generosità, ma senza le “spalle protette”, perché non tutte le amministrazioni hanno la stessa lungimiranza.

Fra tradizione e modernità, Pisa ha guardato oltre rispettando la logica della street art, altre amministrazioni si sono mostrate miopi, insensibili se non mosse da un mero opportunismo di fondo.

Per onestà intellettuale e veridicità di cronaca, le diverse prospettive ed il diverso atteggiamento trova anche una giustificazione a livello legislativo.

Marzo 2017 Il ministro Minniti scrive un decreto, oggi divenuto legge, in cui si afferma che dove non c’è decoro non c’è sicurezza.

Il primo comma dell’articolo 4 recita:” Ai fini del presente decreto, si intende per sicurezza urbana il bene pubblico che afferisce alla vivibilità ed al decoro delle città, da perseguire anche attraverso interventi di riqualificazione e recupero delle aeree…”; all’articolo 16 della stessa legge dispone la riforma del reato di imbrattamento, che ora può portare al carcere.

Nel nome del decoro lo spazio pubblico non può essere vissuto in maniera diversa dal conforme, ma decoro non è l’opposto etimologico di degrado, l’opposto etimologico di degrado è miglioramento. 

Lucia tozzi, urbanista, descrive bene (Cfr Elogio alle tag, Andrea Cagna, 2018 Agenzia X) come il writing rappresenti una modalità di scoperta, la street art nella sua accezione più ampia crea nuovi topoi urbani, attirando lo sguardo del mondo su realtà dimenticate.

I processi di riqualificazione urbana passano per queste forme di miglioramento, ma non possono dimenticare il grido di protesta che è implicitamente connesso a questa forma di arte.

Sarebbe bello, dunque, poter ipotizzare una nuova Camargo (una municipalità dello stato di Tamaulipas, nel Messico centrale dove non è reato esprimersi per le strade anche con tag e scritte demenziali ndr). Un luogo dove esprimersi diventi un atto di rivoluzione pacifica.

 Fra vincoli burocratici ed incapacità di adeguarsi ai tempi, spesso l’Italia rimane ferma a guardare, perdendo la possibilità di cogliere le sfumature di una rivoluzione che è prima di tutto culturale.

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