Warhol e Banksy , due icone della comunicazione in mostra al Palazzo della cultura, a Catania

foto Marilena Sperlinga

La mostra che ha come protagonisti Banksy ed Andy Warhol,  è stata curata da Sabina De Gregori e da Giuseppe Stagnitta e si terrà al Palazzo della Cultura di Catania dal 20 novembre 2021 al 2 giugno 2022.

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Pop art e street art, due frontiere artistiche per molti versi simili, che guardano la realtà con lo stesso sardonico sorriso ironico, ma che muovono da presupposti a tratti antitetici.

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L’arte come evento e come comunicazione allo stato puro, al di là dei gusti e delle diverse ideologie.


La mostra  mette a confronto questi universi semantici, spingendoci a riflettere.

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Sebbene possa sembrare che i messaggi visuali che arrivano  allo spettatore siano similari, entrambi e da prospettive nettamente diverse, possano cambiare il nostro modo di osservare le cose.

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Dice Wharol: ” cio’ che di grande ha l’America è che il consumatore più ricco compra essenzialmente le stesse cose del consumatore povero” nessuna polemica, nessun atteggiamento critico antisistemico.

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Per lui l’essenza del suo essere americano è comprare, non commerciare, ma proprio comprare.

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Stessi simboli, stesse icone, ma i significati vengono ribaltati.
Banksy quando si richiama ad oggetti di uso comune, quando si affaccia al mondo del consumismo lo fa con aria di sfida, con l’atteggiamento di chi certe logiche le contesta.
I cinque minuti di popolarità che Warhol decreta come facilmente raggiungibili, vengono dissolti dall’anonimato di Banksy, che di stare dentro il sistema non ha proprio voglia.

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Entrambi gli artisti hanno propugnato  l’idea della riproducibilità dell’arte, del suo essere facilmente commutata in un oggetto da valore di scambio, che vive grazie al beneplacito del mercato.

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Lo sa bene Wharol quando decide di firmare un dollaro, che subito dopo acquisterà  molto valore, e lo sa Banksy che decide di vendere un’opera che si autodistruggera’, dopo l’acquisto.

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Entrambi hanno trasformato l’arte in eventi che sposano la logica della comunicazione, quella più sottile che sa farsi scovare e a volte riesce anche a farsi fraintendere, perché non tutto ciò che è popolare è necessariamente prêt-à-porter.

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Entrambi e per motivi diametralmente opposti, sono il primo vero oggetto di valore sul mercato, chi mostrandosi e chi mascherandosi.


In questa mostra sembra vederli che si fanno l’occhiolino,  dentro teche che conservano cd e forme di promozione musicale o ironizzando sul reale, ma lo sguardo disincantato che li contraddistingue volge in  direzioni molto diverse.

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Per Warhol l’orgoglio americano è la capacità economica che lo fa acquirente perfetto, meno pensante, ma con il portafogli sempre pronto a nuove acquisizioni. Banksy deride Paris Hilton ed il suo universo fatto solo di grandi interrogativi.

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L’artista di Bristol,  in fondo e senza neanche tanti preamboli, si chiede cosa abbia fatto per avere successo questo che considera esclusivamente uno dei tanti prodotti commerciali.

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Banksy esplicita la sua critica e lo fa a suo modo,  comprando,  contraffacendo e ricommercializzando un CD della rampolla.

 Mistificazione, genio e tanta ironia.

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Dismaland, il parco non adatto ai bambini, è l’esemplificazione di questo approccio, un altro vezzo del nostro street artist, cha ai colpi di scena ci ha sapientemente educati.

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Una mostra che ci permette di capire fino a che punto  l’arte sia un viatico verso la conoscenza, ma soprattutto una lama affilata che modella la realtà e la rende fruibile in un modo originale ed autentico.

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