Con la Cultura si mangia: con Gauguin e la Cina il Comune di Catania punta a fare cassa

Il Palazzo della Cultura di Catania (ex convento San Placido) ospita due mostre sino Marzo 2020. La prima mostra è dedicata al pittore Paul Gauguin, a cura di Giovanna Giordano e Vincenzo Sanfo; la seconda è dedicata alla “produzione artistica Cinese”, a cura di Vincenzo Sanfo e Giacomo Fanale, e “sostenuta – apprendiamo dagli atti comunali – dallo stesso governo della Repubblica Popolare Cinese attraverso il Commissario Estero della Biennale di Pechino Vincenzo Sanfo, esperto d’arte cinese contemporanea e curatore del Padiglione di San Marino alla Biennale di Venezia per l’edizione 2019”.
In base alla Deliberazione di Giunta comunale dell’11 novembre 2019, gli incassi delle mostre e della vendita dei cataloghi saranno ripartiti nella misura del 70% per il proponente (l’associazione culturale Dietro le Quinte, con sede legale in Catania) e del 30% per l’Amministrazione.
L’occasione inclina Cronache Mediterranee a dare spazio alla riflessione di ordine politico-economico a firma di Alessandro Lattanzio. Alessandro è laureato in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Catania, ed oggi svolge l’attività di Storico curando, tra le altre, il sito di informazione geo-politica “Aurora”. Per “Aurora”, Alessandro ha tradotto l’articolo di Rainer Shea dal titolo “Il collasso neoliberista accelera”, ispirato anche dal Partito Comunista Cinese e pubblicato in data 1 Novembre 2019. Cronache Mediterranee ha scelto di condividerlo per il valore di guida ad interpretare il momento storico:
La competizione neoliberismo-declino dell’impero nordamericano porta al risorgente socialismo nelle nazioni occidentali e in Russia. E il Partito Comunista Cinese, con l’incorporazione strategica dei mercati capitalisti, approfitta di questa dinamica per rafforzare l’economia cinese e, in definitiva, promuovere la causa del socialismo cinese. L’Occidente, ovviamente, viene ulteriormente indebolito dalla crescita economica della Cina… Il neoliberismo è insostenibile per natura ed inevitabilmente continuerà il collasso iniziato con la Grande Recessione. Permise disparità oscene, creò instabilità nei mercati finanziari, e fatto di tutto per esacerbare il crollo dell’impero USA facendo tali danni al clima che non c’è modo che riporti il mondo alla stabilità del 20.mo secolo. Il neoliberismo fu la folle corsa dell’élite globale ai massimi profitti, adempiendo perfettamente a tutti i classici avvertimenti sul capitalismo: la previsione di Karl Marx che il Capitalismo alla fine si consumerà, la previsione di Karl Kautsky che il futuro sarà socialismo o barbarie, e la previsione di Lenin sulle contraddizioni estreme del Capitalismo imperialista che portano alla rivoluzione. Questi insegnamenti comunisti ci aiutano a dare un senso a un mondo che appare sempre più desolato e caotico. Le catastrofi del 21.mo secolo sono i sintomi del collasso che i pensatori oggettivi da tempo previdero verificarsi col capitalismo. Una volta compresa l’analisi marxista del neoliberismo e il suo dipanarsi, si capiscono le soluzioni marxiste alla crisi del neoliberismo. Il marxismo è l’idea che la società deve passare dal capitalismo a un nuovo sistema senza classi e senza Stato che si chiama comunismo. Il modo pratico per questa transizione, come articolato dal marxismo-leninismo, è che i comunisti prendano il controllo dei governi in modo che possano trasformare il proletariato piuttosto che la borghesia nel fondamento della politica. Questo passaggio, dove il proletariato prende il controllo dell’apparato statale per difendersi dagli attacchi dei residui capitalisti nel mondo, fu già raggiunto da Cina, Cuba, Vietnam, Laos, RPDC e forse Venezuela e Bolivia.
Come possiamo portare i Paesi capitalisti allo stesso punto? Coinvolgendo i popoli nell’organizzazione comunista ed istruendole sulle dinamiche di classe delle crisi neoliberiste. Nei Fondamenti del Leninismo, Stalin scrisse che ci sono tre principali contraddizioni nel capitalismo imperialista, quelle che noi comunisti dovremmo menzionare mentre proviamo ad avere dalla nostra parte le vittime del neoliberismo. Descrisse la prima di tali contraddizioni tra ciò che chiamava lavoro e capitale, intendendo la discrepanza tra il lavoro che i proletari attuano nel migliorare le proprie condizioni di vita e la realtà che il capitalismo imperialista li terrà sempre sotto il dominio delle istituzioni al potere nella società. In ciò che oggi sarebbe una valutazione perfetta della società neoliberista, scrisse che “l’imperialismo è l’onnipotenza dei trust e sindacati monopolistici, delle banche e oligarchia finanziaria nei Paesi industriali”. I popoli possono lavorare sodo, ma la maggior parte non riuscirà mai a uscire dai bassifondi, cercare di migliorare le cose votando alle elezioni borghesi non comporterà mai un cambiamento fondamentale. Pertanto, l’unica opzione del proletariato è rovesciare il sistema. Sotto il neoliberismo, tale contraddizione è sempre più evidente quando la disparità di reddito diventa sempre più estrema.
La seconda contraddizione è dei “vari gruppi finanziari e potenze imperialiste nella lotta per le materie prime, i territori stranieri”. Stalin osservò che nell’imperialismo, le diverse aziende e nazioni capitaliste inevitabilmente entrano in conflitto su chi sfrutta cosa… La terza contraddizione appare quando le nazioni imperialiste soggiogano e sfruttano i Paesi colonizzati. Tanti imperi sono caduti perché i popoli dei Paesi conquistati si ribellarono… Il disfacimento del neoliberismo mostra quanto sia instabile il capitalismo. Il capitalismo dura da meno della metà dell’età dell’impero romano e per la maggior parte della sua storia fu oggetto costante delle rivolte dei popoli colonizzati e soggiogati. L’impero degli Stati Uniti, il maggiore epicentro del capitalismo ad esercitare un controllo imperialista, superava di poco il secolo come impero globale prima di decadere nel caos. E il neoliberismo, nonostante l’immagine d’invincibilità utopica che i suoi seguaci ne coltivavano, non è durato 50 anni.

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