Fra contaminazioni culturali e street art: Sardochino, il Banksy italiano

Murales e graffiti non sempre incontrano i gusti dei più, ma senz’altro rispondono ad un’esigenza attuale di rendere l’arte democraticamente condivisibile, potremmo definirla un’arte social, la regina fra le arti social in cui l’impatto dell’immagine è comunicazione trasversale a tutti i ceti ed i livelli di istruzione.

In Italia nomi come Blu e collettivi come Sten lex, per fare solo alcuni dei nomi più famosi, hanno un seguito non indifferente; ma soprattutto nelle realtà più marginali, più isolate, troviamo degli esempi di street artist veramente interessanti.

Un nome che emerge in questo magma che ha nell’anonimato il suo vessillo, è sardochino.

Espressione di una rivoluzione pacifica che fa della contaminazione culturale la sua più grande risorsa, Sardochino, il cui nome è appunto una crasi fra sardo e marocchino, ha portato avanti, facendoli propri, simboli della cultura sarda, miscellandoli sapientemente con le proprie origini.

Il risultato è affascinante, come lo è questo approccio artistico.

Sardochino da qualcuno è stato definito il Banksy sardo  ed ha tutta la forza espressiva delle culture di cui si fa portavoce. Se vi capitasse di girare per Cagliari potreste trovare su qualche muro il suo nome e osservando le sue opere potreste solo ricavarne il piacere di una ventata di aria fresca, con contenuti forti, polemici al punto giusto.

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