CEI: condividere il pane per creare momenti di unità tra realtà culturalmente differenti

Antico Testamento illustrato

“Il pane è fonte di vita, espressione di un dono nascosto che è ben più che solo pane, di una misericordia radicale, che tutto valorizza e trasforma. «Io sono il pane di vita», dirà Gesù ( Gv 6,35): una realtà così semplice ed umana giunge a comunicare il mistero della presenza divina. Lasciamo allora che la forza simbolica del pane si dispieghi in tutta la sua potenza, anche nelle pratiche che attorno ad esso ruotano perché illumini l’intera vita umana, nella sua profondità personale e nel vivere assieme. Nella preghiera cristiana del Padre nostro chiediamo a Dio di darci il nostro pane quotidiano: una richiesta che ciascuno non fa solo per sé, ma per tutti. Se si chiede il pane, lo si chiede per ogni uomo. Commentando questa frase papa Francesco ha affermato durante l’Udienza dello scorso 27 marzo: «Il pane che chiediamo al Signore nella preghiera è quello stesso che un giorno ci accuserà. Ci rimprovererà la poca abitudine a spezzarlo con chi ci è vicino, la poca abitudine a condividerlo. Era un pane regalato per l’umanità, e invece è stato mangiato solo da qualcuno: l’amore non può sopportare questo. Il nostro amore non può sopportarlo; e neppure l’amore di Dio può sopportare questo egoismo di non condividere il pane».
Il simbolo deve essere trasparente; occorre un pane che mantenga le promesse che porta in sé. Un pane prodotto ogni giorno rispettando la terra e i suoi frutti, valorizzandone la biodiversità e garantendo condizioni giuste ed equa remunerazione (evitando ad esempio le forme di caporalato, di lavoro nero o di corruzione) per chi la lavora. Un pane che, nella sua semplicità, non tradisca le attese di cibo buono, nutriente, genuino. Un pane che non può essere usato per vere e proprie guerre economiche, che i paesi economicamente forti conducono sul piano della filiera di commercializzazione, per imporre un certo tipo di produzione ai mercati più deboli. Queste condizioni richiedono molteplici attori nelle fasi progettuali, imprenditoriali, produttive, consumatori responsabili. La forza simbolica del pane corre a ritroso fino alle messi dorate e al dono della natura per la vita, entra nelle profondità dove ci raggiungono le parole di Gesù: «Io sono il pane della vita» ( Gv 6,48), che ci spalancano all’orizzonte della comunione con Lui. Dunque, il pane sia accolto in stili di vita senza spreco e senza avidità, capaci di gustarlo con gratitudine, nel segno del ringraziamento, senza le distorsioni della sua realtà. Nulla – neppure le forme della produzione industriale, inevitabilmente tecnologiche e con modi di produzione che talvolta modificano geneticamente le componenti di base – deve offuscare la realtà di un pane che nasce dalla terra e dall’amore di chi la lavora, per la buona vita di chi lo mangerà. Il pane, frutto della terra e del lavoro dell’uomo, diventi alimento di vita, di dignità e di solidarietà”. E’ l’auspicio espresso dai vescovi italiani che nel Messaggio per la 69ª Giornata nazionale del Ringraziamento, che sarà celebrata il prossimo 10 novembre.

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