GLI SPIRITI DELL’ISOLA

Al cinema Gli spiriti dell’isola,una storia metaforica, un film che racconta di divisioni e di cattiveria.

Martin McDonagh, dopo il successo dei tre manifesti a Ebbing Missouri, disorienta per sorprendere ancora, con Gli spiriti dell’isola. 114 minuti di un cinema che ricorda il teatro dell’assurdo.

L’ambientazione è suggestiva ed essenziale, un contesto naturale dove il mare domina e circoscrive. Si tratta dell’Irlanda, di una sperduta isola irlandese.Sullo sfondo la guerra civile, siamo negli anni ’20 e gli spari sono un’eco lontana.Una musica di sottofondo che non scuote le coscienze.I protagonisti sono due amici fraterni, speculari ed emblematici, due fazioni contrapposte, yin e yang. Due amici fraterni, che scoprono all’improvviso di essere antagonisti, nemici inconsapevoli.D’altronde, nella stessa terra, chi prima era un  vicino, durante la guerra civile diventa un estraneo, qualcuno da cui difendersi.Una metafora ben riuscita dove solo gli animali rimangono coerenti nella loro innocenza.La gentilezza si trasforma in crudeltà, la follia in rassegnazione e la catena dell’odio si perpetua indisturbata.

“Non mi vai più a genio” ed il gesto inconsulto dell’ automutilazione che segna una distanza insormontabile.Il dolore genera dolore e la morte di jenny, l’asinello tanto cara ad uno dei protagonisti, sarà l’inizio della metamorfosi.Il dolore non migliora nessuno e le maschere cedono il passo alla crudezza della verità, l’uomo non è buono e nel suo cuore alberga silente una malvagità che aspetta solo l’occasione giusta per manifestarsi.

Una riflessione amara, che attraversa il paradosso per lasciarci sgomenti, ma più consapevoli.

Una regia impeccabile che si palesa negli sguardi dei protagonisti per raccontarci verità scomode, ma ineluttabili.

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