I miti e la verità

Leopardi era impotente con un Edipo gigantesco e irrisolto nei confronti di Monaldo, così chiuse la sua vita da gay, anzi secondo alcuni da travestito. Avevamo tra i poeti alcuni maschi che sprizzavano testosterone dai capelli, virili come Alfieri e Foscolo e volitivi: ma il nostro Risorgimento invece costruì i suoi modelli su una umanità avvilita e succube, che a uno sgorbio Savoia mai facesse ombra. Povera Italia, nata male e cresciuta peggio!
Lo stesso Manzoni non contraddiceva la condizione di Leopardi. Crebbe all’ombra della madre, chiacchieratissima finché quella riparò stabilmente da Carlo Imbonati, uomo ricchissimo. Alessandro prese a odiare la madre, ma dirottò i suoi sentimenti contro Carlo che ne era l’amante. Il rapporto già tormentato si inasprì quando il patrigno lo trasferì a Parigi, dove si formò dai padri Comboniani. Con una ottima educazione religiosa appare incongrua la posizione di Manzoni riguardo la Provvidenza, esternata ne “I Promessi Sposi” . Fu il suo atto di vendita privato con l’ala dei cattolici, allora influente per le sorti dell’Italia. Praticamente Alessandro doveva tutto a Carlo Imbonati, specie dopo che il benefattore gli aveva intestato la casa di campagna cui teneva molto. Il poeta gli dedicò un carme alla morte, salvo poi che a spostare quella sepoltura privata nel cimitero del paese. Davvero vile, la vendetta su di un morto che gli aveva fatto da padre.
L’Unità fu una truffa, una guerra di aggressione concertata tra mafie, mazziniani, carbonari e rivoltosi sotto il mantello dell’Impero Britannico, ai danni di un regno prospero e pacifico. La madre di tutte le primavere colorate. Fu seguita da quindici anni di persecuzioni ai danni dei popoli del Sud, che furono irreparabilmente saccheggiati dai Piemontesi. Per l’ennesima volta gli Italiani mostrarono la vocazione a scegliere il peggio: avevano a disposizione il ben di Dio per storia e tradizioni, e invece scelsero la famiglia Savoia. Tutte le figurine del nostro Risorgimento sono fasulle o per lo meno viziate.

200 ANNI DI INFINITO

Per omaggiare il bicentenario della poesia leopardiana, il ministro della cultura Dario Franceschini ha commissionato un video realizzaro coinvolgendo ventidue musicisti: Laura Pausini, Zucchero Fornaciari, Giorgia, Ornella Vanoni, Gino Paoli, Claudio Baglioni, Ligabue, Paolo Conte, Renato Zero, Fiorella Mannoia, Gianna Nannini, Paola Turci, Antonello Venditti, Gianni Morandi, Patty Pravo, Jovanotti, Roberto Vecchioni, Ivano Fossati, Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Adriano Celentano, Mina; ognuno di loro recita un verso dell‘Infinito di Giacomo Leopardi.

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