Jerusalem Film Festival 2019: Farewell to Bertolucci il regista che ha combattuto i venti fascisti

Si è conclusa ieri la 36.ma edizione del Jerusalem Film Festival. Quest’anno la kermesse cinematografica ha dedicato una sezione al regista italiano Bernardo Bertolucci. Perché …
“Bernardo Bertolucci è deceduto all’inizio di quest’anno, a soli sei anni dal suo ultimo film (Me and You, 2012). Ma nonostante l’età (77) e le difficoltà di salute, era determinato a continuare la regia – un sogno che è morto prematuro. È un peccato, soprattutto in tempi così carichi, quando il fascismo è cresciuto senza precedenti dalla seconda guerra mondiale. Ora, l’Italia ha bisogno della sua voce più che mai: una voce incontaminata che parlava sempre del passato e del presente del suo paese ed era motivata dal desiderio di combattere i venti fascisti che indugiarono sopra, minacciando di diffondersi attraverso di essa – come in effetti, alla fine hanno fatto.
La devozione di Bertolucci su questi argomenti era già visibile all’inizio della sua vita professionale, quando nei suoi primi vent’anni diresse The Grim Reaper (1962) e Before the Revolution (1965). Molte delle caratteristiche che avrebbero continuato a definire il lavoro del regista italiano hanno lasciato il segno anche allora: il suo interesse per argomenti come le lacune generazionali e la fase in cui le persone costruiscono la propria identità; la sua tendenza a giustapporre la borghesia e il rivoluzionario; il suo talento nel fornire un preciso senso del tempo e del luogo; soprattutto, e forse la sua qualità più pronunciata: la capacità di affrontare argomenti importanti come la storia, la società e la politica in un modo non solo intellettuale, e certamente non freddo, ma piuttosto pieno di passione ed emozione.
Ciò è evidente anche nel film 1900 (1976), il suo impressionante pezzo d’epoca recentemente restaurato, e in un film di minor valore produttivo, ma una sceneggiatura ancora più complessa, The Spider’s Stratagem, che Bertolucci definì la sua opera preferita, forse perché era la sua più complessa e filosofica, e come tale, in qualche modo eccezionale nella sua filmografia. Tuttavia, anche qui, le ombre del persistente fascismo sono affrontate da coloro che si sono rifiutati di arrendersi.
Bertolucci non è più con noi. L’estremismo politico, sfortunatamente, lo è – ma lo è anche l’eredità di un regista che non era disposto a sollevare una bandiera bianca”.

Leggi nella lingua originale:

Bernardo Bertolucci passed away earlier this year, just six years after his last film (Me and You, 2012). But despite his age (77) and health difficulties, he was determined to go on directing – a dream that died a premature death. It is a shame, particularly in such charged times, when fascism has been on a rise unprecedented since World War II. Now, Italy needs his voice more than ever: a pristine voice that always spoke about his country’s past and present and was motivated by a desire to fight the fascist winds that lingered above, threatening to spread through it—as indeed, they eventually did.
Bertolucci’s devotion to these matters was already visible at the beginning of his professional life, when in his early twenties he directed The Grim Reaper (1962) and Before the Revolution (1965). Many of the characteristics that would go on to define the Italian director’s work made their mark even then: his interest in topics such as generation gaps and the stage at which individuals construct their identities; his tendency to juxtapose the bourgeoisie and the revolutionary; his talent to provide a precise sense of time and place; above all, and perhaps his most pronounced quality: the ability to deal with weighty topics such as history, society, and politics in a manner that was not only intellectual, and certainly not cold, but rather, full of passion and emotion.
This is also evident in 1900 (1976), his impressive period piece which has recently been restored, and in a film of less production value, but an even more complex screenplay, The Spider’s Stratagem, which Bertolucci defined as his favorite work, perhaps because it was his most complex and philosophical, and as such, somewhat exceptional in his filmography. Still, here too, the shadows of lingering fascism are faced by those who refused to surrender.
Bertolucci is no longer with us. Political extremism, unfortunately, is – but so is the legacy of a filmmaker who was unwilling to raise a white flag.

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