LA NIPOTE DEI SOVRANI AFGHANI, SORAYA MALEK, INCONTRA SINDACI SICILIANI.

S.A.R. Soraya Malek, nata e domiciliata a Roma, ha raccolto l’eredità morale dei nonni Re Amanullah e la Principessa Soraya, Nella mattinata di sabato scorso 8 giugno ha visitato il nostro territorio etneo, è stata ricevuta dai sindaci Antonio Bonanno di Biancavilla, Angelo D’Agate di Adrano e Massimiliano Giammusso di Gravina di Catania, con essi alcuni membri delle loro amministrazioni. L’incontro si è svolto in un clima di festa e cordialità. La sovrana parla dell’Afghanistan e della condizione della donna afghana, una terra da cui discende la sua famiglia. Ad accompagnare S.A.R. in visita al castello Normanno di Adrano e villa delle Favara a Biancavilla c’erano, oltre ai sindaci, l’Arch. Nino Giuttari, assessore ai Beni Culturali che ha mostrato i reperti archeologici da cui si rileva la millenaria storia del nostro territorio, una delegazione di Italia Reale, guidata dal Segretario Regionale Filippo Marotta Rizzo, dal Vice Segretario Regionale Dottor Nunzio Spitalieri, dai Delegati di Adrano Salvatore Caruso di Belpasso, Antonio D’Urso di Biancavilla, Francesco Marchese, dal Vice Segretario Nazionale della Gioventù Monarchica Italiana di Italia Reale, Giuseppe Pensavalle de Cristofaro dell’Ingegno, da Nino Branchina, Giuseppe Alario, dalla giovane scrittrice Miriam Caruso,  dal Dottor Enzo Meccia di Sicilia Antica, dal Prof. Francesco Branchina e dal dottor Sanfilippo.

La principessa è motivata da tempo in giro per Italia, per sensibilizzare l’opinione pubblica a promuovere quelli che sono i diritti delle donne nel mondo ed in particolare dallo stato Afghano in cui il sesso femminile vive da schiavi. La Principessa Soraya, moglie, del Re Amanullah, è stata la prima donna a togliersi il velo avanti gli occhi, il marito Amanullah, lo ha ammesso per modernizzare l’Afghanistan, ma dopo il suo esilio in Italia, nel 1929, i talebani hanno reintrodotto questa disciplina.

Il pomeriggio dello stesso giorno, sabato 8 giugno u.s. presso la sala delle Arti, Gravina di Catania, con il patrocinio del Comune, Assessorato alla Cultura, Assessore Patrizia Costa, si è svolta una conferenza a tema sulle donne Afghane, dal titolo “woman” organizzata dall’Associazione Colloqui Letterari e di Promozione Sociale “Beata Maria Cristina di Savoia –Onlus”, Presidente Milena Calabrò, in collaborazione con la FIDAPA di Gravina di CT, V. Presidente Prof.ssa Agata T. Motta; Sicilia Lux Mundi; Magazzine Art; Unione Cavalleria Cristiana Internazionale, Guardia d’onore ai Santuari Mariani; Ass. Catania Mare; Redazione Italia Reale; CIU’ Fiori Parisi; Ass. Mon Chery. 

I saluti ed i ringraziamenti del sindaco Avv. Massimiliano Giammusso, a tutti i presidenti delle Associazioni presenti per la preziosa collaborazione, agli ospiti d’onore Avv, Enzo Trantino, Maurizio Catania, Staff della segreteria del sindaco Pogliese, Arturo Bizzarro Koutsogeorgou Honorary Consult, Consulate of Greece.

S.A.R. Soraya, attraverso un video mostra il volto più bello della sua amata Afghanistan, fiumi, laghi colorati di blu, moschee, palazzi ben architettati, interminabili strutture danneggiate dalle guerre, e poi mostra la sua famiglia Reale, il nonno Amānullāh Khān, Re dell’Afghanistan dal 28 febbraio 1919 al 14 gennaio 1929. Essa, Soraia Malek, in 38 minuti e 46 secondi di conferenza ci ha saziati di personaggi, regnanti, di politica afghana, di clima, ma pochino di donne. Come vivono le donne afghane? dalla nostra intervista emerge tutta la drammaticità del sesso femminile. “Le donne devono indossare il burqua ed il velo avanti gli occhi, a loro non è permesso uscire di casa da sole senza un parente, il marito verrà scelto dai genitori anche a 9 anni, il 95% delle donne subisce violenze sessuali, fisiche e psicologiche, il suicidio è diventato una consuetudine tanto da non avere neanche le statistiche. Le donne italiane, e nel mondo, dice, chi crede di aver raggiunto l’emancipazione, si sbaglia, perché non è ancora scomparsa completamente la mentalità del possesso assoluto: è mia e faccio quello che voglio”

Carmelo Santangelo

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