La Sala delle Donne Catania

Ph MiBACT

Una sala del Palazzo della Cultura di Catania sarà riservata alla memoria delle personalità femminili brillanti per doti singolari. La concessione è a titolo gratuito per la durata di dodici mesi, rinnovabile di anno in anno. La proposta arriva dal Gruppo Terziario Donna della Confcommercio di Catania, ed è stata accolta dall’assessorato comunale alla Cultura.
Il progetto ci inclina a fare alcune riflessioni a proposito di femminismo e di quote rosa.
Dal nostro punto di vista, le persone meno inclini al confronto sono proprio le femministe, che ricorrono facilmente a tutti gli arnesi proibiti della peggiore retorica. Ma la Società dello Spettacolo è un sistema che paghiamo coi nostri soldi (motivando la pubblicità con l’effetto della visibilità, facilmente monetizzabile) e una piramide sociale in cui gli spacciatori di notizie godono di ampie e irragionevoli facilitazioni, a partire dagli stipendi. Già, il baratto più vile partì dal cuore della Sinistra, quando ancora c’era un PCI da liquidare e non ci fu mai una adeguata discussione sulla Mammì. Già da allora si riconosceva un asse trasversale tra Berlusconi e D’Alema, Napolitano, l’ala atlantista e massonica di quel partito divenuto una rivoluzione da operetta.
Le quote rosa sono un concetto ultrareazionario: in ogni campo ci sono stati sempre gay che hanno raggiunto l’eccellenza, senza fare bandiera dei propri gusti sessuali.
Dio, patria e famiglia mi sembrano criteri validi e lo sono certamente se la maggioranza democratica ci crede. Nessuna minoranza dovrebbe sentirsi in diritto di offendere chi vive diversamente e non condivide i suoi principi. Ma la sedicente sinistra usa il politicamente corretto come un manganello, assolta dalla informazione.

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