LA TERRA DEI SOGNI

Recentemente abbiamo avuto un incontro con il magistrato Di Bella, eroe e combattente contro la mafia e il degrado della nostra terra, che con coraggio e paura combatte ogni giorno per far sì che il sogno di ogni ragazzo possa realizzarsi, senza cadere in una gabbia di sbagli.

La nostra terra, fin dai più lontani ricordi, viene descritta come una delle più belle città, con calore e amore verso i nostri cittadini, ma non è così. Ci sono ombre che solo chi può avere dei sogni e della speranza nel proprio futuro riesce a comprendere. Siamo sempre stati dimenticati dal nostro stato, i sogni di noi ragazzi del sud, rispetto ad un ragazzo di qualsiasi altra città del nord, non hanno luce e piano piano vengono distrutti. L’ignoranza nelle nostre città riduce sempre la possibilità di poter vedere oltre le apparenze: gli sbagli vengono condannati, i rimedi vengono eliminati, per chi sbaglia oggi non c’è il domani, esiste solamente un altro giorno con una realtà distorta e amara.

Non ci è concesso di credere in noi stessi, la mentalità catanese ha sempre dei freni sulla libertà, dove violenza e giudizio prendono il sopravvento. La superficialità sulla felicità è palpabile, i nostri occhi sono spenti e se brillano è grazie alla determinazione di ogni ragazzo che all’interno della propria testa dice: “Sì, posso farcela, domani andrà meglio”.

A distanza di anni continuo a vedere vecchi amici d’infanzia nelle più grandi piazze di spaccio, prendendo la strada che con tanto amarezza sembra la più facile, ma non la più luminosa. Qui la felicità sta scomparendo, in una terra dove il Sole è intramontabile, le stelle sono lontane, e piano piano si spengono, lasciando al buio i propri cuori. Qui chi lavora non è felice, madri e padri passano la maggior parte della propria vita facendo un lavoro che non li rende felici e sperano sempre che quella occupazione ci sia anche domani, nonostante le paghe da fame. Un padre di famiglia, che ieri aveva a carico una famiglia, oggi si è alzato ed è senza lavoro, e all’interno della sua testa cominciano pensieri nocivi: “Sei una nullità”, “Non sei un vero uomo”, “Guarda che fine hai fatto fare alla tua famiglia, stanno soffrendo per colpa tua”.

Ogni giorno a Catania qualcuno muore all’interno, la vita ha fallito con lui, le speranze si spengono e lasciano spazio ai rimorsi, amari e trucidi rimorsi, rendendo buio un futuro.  

Il futuro dell’Italia siamo anche noi ragazzi del sud: noi proviamo sulla nostra pelle le difficoltà della vita ogni giorno, abbiamo fame di opportunità, abbiamo voglia di costruire la nostra vita per bene, siamo chi vuole una rivalsa sociale, anche noi valiamo, anche noi abbiamo diritto alla felicità. Come possiamo credere nello Stato e nella giustizia se siamo i primi ad essere abbandonati da loro, come possiamo credere nell’Italia se l’Italia non crede in noi, come possiamo costruire bene la nostra strada se non abbiamo le opportunità per costruirla.

Il sistema giudiziario condanna gli sbagli: i ragazzi entrano spesso in percorsi di rieducazione per essere introdotti un’altra volta all’interno della società, ma per quello che ne so non è assolutamente così; i ragazzi all’interno di quelle mura incontrano altri ragazzi con situazioni simili e lì devono combattere per non sottostare a nessuno, e quindi la mentalità non si cura, ma si deteriora, e una volta usciti non c’è quasi nessun cambiamento. Trascorso il periodo di rieducazione sociale sono fuori, cercano lavoro, ma il lavoro non c’è; i loro sbagli pesano troppo all’interno della società, e l’unica strada percorribile è la stessa di quella che ha portato loro a sbagliare. Lì lo Stato ha fallito per la seconda volta. I sogni sono stati uccisi un’altra volta.

Catania ha bisogno di rinascere, ma sembra che sia destinata per l’ennesima volta alla distruzione. Per evitare ciò c’è bisogno che lo Stato istruisca per bene la nostra mentalità, scendendo in questo inferno nascosto: c’è il bisogno di verità, c’è bisogno di sicurezza nel futuro, c’è bisogno di formazione professionale con corsi e progetti continui, c’è bisogno di un lavoro che renda felici e soprattutto c’è bisogno di speranza palpabile nei sogni. Il contesto e il luogo dove si nasce è solo fortuna. L’unica possibilità per un ragazzo, a malincuore, è quella di andare via da Catania. Nonostante ciò, però, io spero in un domani migliore per Catania, come ho sempre fatto.

Daniele Garozzo, IIS “Marconi-Mangano”, 5 B

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