“Non vedo l’ora”: le testimonianze interiori della pandemia.

Martedì 23 giugno, nel cortile dell’Istituto S. Luigi di Acireale, si è svolta la prima presentazione della raccolta di poesie intitolata “Non vedo l’ora, Raccolta di voci dalla Pandemia”, edita da la Voce dell’Jonio. Ispirata alla grande prova emotiva cui è stata sottoposta la collettività a causa della pandemia da Covid-19, l’iniziativa è stata ideata dall’associazione “La Voce dell’Jonio”, che pubblica dal 1958, anno della fondazione della omonima testata cattolica e che oggi è anche casa editrice.

Dopo la calorosa accoglienza del direttore dell’Istituto fratel Celestino Rapuano e le presentazioni del Presidente dell’associazione di volontariato “Orazio Vecchio”, dr. Alfio Vecchio, alcuni degli autori hanno recitato le proprie opere alternandosi agli interventi degli ospiti presenti, coordinati dal dr. Giuseppe Vecchio, direttore della testata giornalistica; presenza straordinaria, quella di Mons. Antonio Raspanti, vescovo di Acireale, che non ha mai fatto mancare attenzione e stimoli verso iniziative di questo genere.

Con l’intento di raccogliere in una testimonianza irripetibile, si spera, le sfumature dell’interiorità umana duramente messa alla prova dall’emergenza sanitaria, l’iniziativa si è ispirata ad una delle frasi forse più comuni del periodo storico caratterizzato dal confinamento obbligato: una tra le frasi più pronunciate o formulate semplicemente col pensiero, non vedo l’ora… che ha risuonato sempre di speranza e aspettative. Una raccolta di poesie, giova precisare, e non un concorso letterario con vincitori e meriti, un progetto che ha voluto rivolgere egual considerazione e apprezzamento verso chi ha sentito il bisogno-dovere di esternare i propri vissuti e la voglia di reagire davanti a ciò che li aveva colti impreparati. In un silenzio che fa scoppiare le orecchie o davanti ad un vespro ammutolito, le emozioni e i sentimenti hanno preso la forma delle parole e, spesso, delle preghiere consci del fatto che l’unico aiuto efficace poteva arrivare solo dal cielo. Mentre mancavano il calore di quegli intrecci incantati che scaldano il cuore ed il conforto di un volto amico ormai nascosto da una mascherina che concedeva solo uno sguardo smarrito, si continuava a cantare dai balconi, si tessevano le lodi verso medici ed infermieri ed i leoni in gabbia promettevano di non uscirne da perdenti. L’enfasi delle declamazioni è stata sottolineata dalla chitarra del maestro Gesuele Sciacca.

Rita Messina, insegnate e giornalista, che ha curato la prefazione del libro che raccoglie 74 poesie, ne ha spiegato la varietà degli stili: poesie brevi ma vigorose, poesie più ampie e ricche di particolari, sonetti, poesie dialettali, ma anche un acrostico ed un componimento in prosa. Strutture diverse che hanno saputo veicolare lo stesso messaggio: la voglia di reagire davanti ad un nemico invisibile ed inaspettato. Rita ha paragonato la raccolta ad un vecchio baule che custodisce tutti i ricordi di famiglia: il libro, allo stesso modo, vuol essere una testimonianza che rimarrà nel tempo e che, scoperchiata dalle generazioni future, rivelerà stati d’animo, ricchezze e sentimenti.

Significativo è stato l’intervento della poetessa Carmela Tuccari che ha elogiato la qualità degli scritti: il sentimento del poeta, infatti, non è prerogativa di un’età né di una categoria sociale specifica. In questo libro sono stati accolti versi scritti da giovai e anziani, studenti, artigiani, artisti affermati e disoccupati; ciò che ha dato davvero valore a queste poesie è stata la possibilità e la capacità di concentrarsi e tirare fuori il positivo e la speranza durante una guerra che ha piegato e minacciato l’intera umanità. Con riferimento ai giovani, poi, Carmela ha voluto sottolineare l’impegno di coloro che si sono lasciati distogliere dai telefonini e dai dispositivi elettronici in genere per prendere carta e penna per esprimere se stessi.

Ma un’altra artista, Pina Di Bella, insegnante e pittrice, ci ha voluto condividere le sue emozioni attraverso un’altra forma d’arte: tantissimi dipinti alcuni dei quali, alternati alle componimenti, hanno arricchiti il libro, altri sono stati esposti per l’occasione nel cortile dell’istituto.

Mons. Antonino Raspanti, ha concluso l’evento con parole d’affetto e apprezzamento invitando la platea ad una importante riflessione: sebbene toccare la morte da vicino ci sconvolge e ci rende vulnerabili e più trasparenti, ci permette allo stesso tempo di toccare con mano la vita dentro ed intorno a noi. Dunque, un’iniziativa, al momento unica, alla quale hanno aderito autori non solo siciliani ma provenienti anche da Verona e altre province d’Italia e qualcuna anche dall’estero, con l’intento di scrivere una pagina di storia, scritta con l’inchiostro della determinazione e della voglia di rinascita che è insito nell’essere umano.

Cristiana Zingarino

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