OMAGGIO FLOREALE A SANT’AGATA AL CASTELLO

Devoti di Sant’Agata al castelo

Cresce la vocazione a Sant’Agata al Castello, come si è visto il giorno della ricorrenza, giorno 6 febbraio, durante la deposizione di un omaggio floreale alla Santuzza nella sua nicchia al castello Normanno di Aci-Castello, offerto dal Comitato Sant’Agata al Castello presieduto dalla pittrice ed artista devota Ausilia Patanè, in collaborazione col Prof. Salvo Luzzio (co-fondatore del Comitato) e lpresidente dell’Associazione OmniArtEvent, e la vice, avvocatessa Maria Giovanna Cannatela, hanno organizzato in loco un incontro di preghiera in onore a Sant’Agata, Patrona della città di Catania.

Fiori, coroncine, immaginette e una preghiera officiata dal nuovo parroco della chiesa di San Mauro Abate di Aci Castello Don Sebastiano Raciti e la storiografia, magistralmente descritta dal Prof, Luzzio, della trafugazione ad opera del Generale Maniace 1040, ed il ritorno in patria 1126 da Costantinopoli (oggi Istanbul) delle reliquie di Sant’Agata, dopo ben 86 anni grazie ai due valorosi soldati  della guardia imperiale della Turchia, Gisliberto e Goselmo .

Il Processo a Sant’Agata, raccontato al Castello dall’Avv.ssa Cannatella, studiosa dei processi famosi antichi.

Racconta che il Proconsole dell’epoca Quinziano prese atto che lusinghe promesse non sortivano alcun effetto su Agata, passò alle minacce su quella giovane tanto bella quanto innamorata di Gesù. Decise allora di dare immediato avvio a un processo, sperando così di piegarla con la forza. Convocata al palazzo pretorio, Agata entrò fiera e umile. Procedeva a passi sicuri verso il suo persecutore e, quando i suoi occhi limpidi incontrarono quelli di Quinziano, li trovarono accesi di rabbia e di desiderio di rivalsa. Agata non era spaventata, sapeva che Io Spirito Santo l’avrebbe assistita e le avrebbe suggerito le parole da dire al tiranno. Ne era certa, perché Gesù stesso lo aveva promesso ai suoi discepoli. Si presentò al proconsole vestita come una schiava, come usavano le vergini consacrate a Dio, e Quinziano volle giocare su questo equivoco per provocarla. “ Non sono una schiava, ma una serva del Re del cielo ”, chiarì subito Agata. “ Sono nata libera da una famiglia nobile, ma la mia maggiore nobiltà deriva dall’essere ancella di Gesù Cristo ”. Le affermazioni di Agata erano taglienti e fiere, degne della semplicità di una vergine e della fermezza di una martire. “Tu che ti credi nobile”, incalza Agata a Quinziano, “sei in realtà schiavo delle tue passioni”. Questa fu una grave provocazione per lui, padrone di quella terra e garante della religione pagana in Sicilia. “Dunque, noi che disprezziamo il nome e la servitù di Cristo”, domandò irritato il proconsole, “ siamo ignobili? ”. Per Agata, che parlava con la forza della fede e illuminata dallo Spirito Santo, era arrivato il momento di accettare la sfida e rilanciò: “ Ignobiltà grande è la vostra: voi siete schiavi delle voluttà, adorate pietre e legni, idoli costruiti da miseri artigiani, strumenti del demonio ”. Quinziano a quelle parole si sentì come un toro ferito. Era incapace di controbattere, non possedeva né le risorse culturali di un oratore, né la saggezza e la semplicità delle risposte ispirate dalla fede che aveva Agata. Gli unici strumenti che conosceva bene e che sapeva usare erano la violenza e le minacce e le torture. In questo campo era sicuro di essere il più forte e questi mezzi utilizzò: “O sacrifichi agli dèi o subirai il martirio”, minacciò spazientito. Ma, di fronte alla minaccia delle torture, Agata non si lasciò intimorire: “ Vuoi farmi soffrire? ”. “ Da tempo lo aspetto, lo bramo, è la mia più grande gioia”. Poi, con voce sicura, aggiunse: “Non adorerò mai le tue divinità. Come potrei adorare una Venere impudica, un Giove adultero o un Mercurio ladro? Ma se tu credi che queste siano vere divinità, ti auguro che tua moglie abbia gli stessi costumi di Venere”. Queste parole, pesanti come macigni e affilate come lame, per Quinziano furono dure sferzate al suo orgoglio. Seppe reagire soltanto con la violenza e ricambiò con uno schiaffo l’umiliazione appena subita. Per niente avvilita per la percossa, Agata gli rispose: “Ti ritieni offeso perché ti auguro di assomigliare ai tuoi dèi? Vedi allora che nemmeno tu li stimi? Perché pretendi che siano onorati e punisci chi non vuole adorarli?”. Erano parole inconfutabili, ma Quinziano non volle arrendersi e ordinò che la giovane fosse rinchiusa in carcere per sottoporla a supplizio con l’asportazione dei seni ed infine posta sui carboni ardenti. Agata fu salvata dalla fornace da un forte terremoto che scosse la città talmente forte che i cittadini insorsero contro Quinziano, che costretto a scappare, morì nei stagni del fiume Simeto. Agata nata nell’anno 229, morì il 5 febbraio del 251 all’età di 22 anni un’ora dopo essere stata bruciata viva, dove oggi i luoghi testimoniano le supplizi e le sofferenze della nostra amata Agata.

Dopo questa carrellata di notizie dolorose, il parroco don Raciti ha salutato i presenti, grato per l’iniziativa della ricorrenza storica esaltata tra i cittadini dei due Comuni, Catania ed Aci Castello, uniti come punto di riferimento, la vocazione alla santa e la fede cristiana, un grazie per la interessante vocazione alla Vergine Santa . Il gruppo dei devoti soci del Comitato, in segno di profonda fede cristiana hanno fatto un pellegrinaggio a piedi da Acicastello al Rotolo presieduto dalla Presidente Ausilia Patanè, dove furono ribadite la note sulla storia di Sant’Agata riportate nel libro di Agata Teresa Motta dal titolo Curiosità Medioevale, ai piedi della statua di Sant’Agata al Rotolo,  eretta su ordinazione  dell’illustrissimo Cav. Gigi Maina, in memoria, eretta nelle vicinanze dove un gran numero di catanesi si radunarono il 16 agosto, il giorno dopo lo sbarco delle reliquie nel porticciolo di Aci Castello, per accompagnarle in cattedrale, ove ogni anno il Comitato organizza la rievocazione storica dell’evento religioso dedicato a Sant’Agata. 

Hanno partecipato al pellegrinaggio, a memoria d’uomo, i seguenti devoti:

Ausilia Patanè, Salvo Luzzio. Joanna Leone, Maria Giovanna Cannatella, Anna Rondine, Agata Teresa Motta, Evelin Destro, Sig. Palermo, Giorgio Migliori, Carolina Maria Tirenna, Maria Tirandola, Giacomo  Reale, ed altri.

Carmelo Santangelo

Un pensiero riguardo “OMAGGIO FLOREALE A SANT’AGATA AL CASTELLO

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    11 Febbraio 2022 in 07:59
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    Bravo ed attento relatore quale è Carmelo Santangelo ha saputo coinvolgere oltre i presenti anche chi è stato impossibilitato a presenziare alla sentita cerimonia. Un grande plauso da parte mia e Luisa al comitato organizzativo diretto dal presidente Prof. Salvo Luzzio

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