Porti aperti? Con Eotvos al Teatro Massimo di Palermo un concerto dedicato ai morti in mare

Marco Borggreve. Ritratto di Peter Eotvos

“Sabato 9 novembre alle ore 20.30 nella Sala Grande del Teatro Massimo il compositore ungherese Peter Eotvos salirà sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo, per eseguire ‘Alle vittime senza nome’, opera composta nel 2016 su commissione di quattro orchestre italiane (la Filarmonica della Scala di Milano, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l’Orchestra della RAI di Torino e l’Orchestra Sinfonica dell’Opera di Firenze/Maggio Musicale Fiorentino) per ricordare i migranti arabi e africani che, nella speranza di approdare a un mondo migliore, sono saliti ignari su barconi sovraffollati inabissatisi prima di raggiungere le coste italiane”.
Il programma prevede inoltre: “Atmosphères di György Ligeti, la rivoluzionaria composizione del 1961 che Stanley Kubrick inserì nella colonna sonora di 2001-Odissea nello spazio; un’altra composizione di Eotvos, ‘Per Luciano Berio’ scritto in memoria del compositore italiano a un giorno dalla sua morte, il 28 maggio 2003, e poi rielaborato per orchestra; la Symphonie zu Dante’s Divina Commedia (Sinfonia sulla Divina Commedia di Dante) di Franz Liszt, composta tra il 1855 e il 1856 e dedicata a Richard Wagner”.
Ringraziamo la Fondazione Teatro Massimo di Palermo, ma Cronache Mediterranee vuole dire la sua in tema degli attuali flussi migratori. Il commento di Sergio Pensato:
Ci rendiamo conto che viviamo immersi in una favola che promette fallacemente a tutti, grazie ai mass media. In verità tutti perdiamo qualcosa e pochissimi fuori dal quadro guadagnano l’intero ‘coccozzaro’. Questi ultimi, destinati a restare innominati, hanno la sola ideologia del profitto personale, non è possibile giudicarli in altro modo che con la logica di classe.
Nella nostra società il gesto più rivoluzionario è un click: SPEGNETE LA TV, fate cessare l’incantesimo malvagio.
La sedicente sinistra è neocon fino al midollo ed è riuscita a fagocitare la sola sinistra plausibile, quella di classe. La emigrazione è una miseria nei due sensi, e serve a deprimere ancor più le condizioni di vita del proletariato. Non si emigra, si fa la resistenza e la rivoluzione. Chi emigra accetta di elemosinare e condanna la patria al sottosviluppo. Pronunciamoci contro la omologazione.
L’Africa è stata rimossa dalla informazione. E siccome la cultura neocon è la grande onnivora, sottotraccia instilla la propria ideologia, che è liberista e radical chic. Salvini e la Lega al confronto sono rivoluzionari, e dopo decenni di caccia al comunista un marxista deve scegliere loro per forza.
I giovani consumisti, illusi da belle parole ma non meno colpevoli per questo, giocavano a fare i rivoluzionari con costumi stravaganti. E l’essere di sinistra divenne un costume superficiale, una somma di comportamenti non collegati da alcuna analisi precisa di classe, tutt’al più da un vago ribellismo con un’aria dandy. E la sinistra di classe divenne una chiesa, sempre più contraddetta dai fatti, per scoprire infine che vivevamo nel migliore dei mondi possibili.
Non mi risulta affatto che il marxismo sia favorevole alla emigrazione, e nemmeno i cristiani sociali. Altro che porti aperti! Bisogna restare in patria per fare la rivoluzione o la resistenza, piuttosto che emigrare per vivere di elemosina. E così la sedicente sinistra in realtà briga e manovra (a parte le ipotesi kalergiste) per mantenere colonialismo e imperialismo.

Ph Marco Borggreve. Ritratto di Peter Eotvos

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