Santa Messa della Notte Omelia del Santo Padre Francesco

Ph Vaticano

Il testo integrale dell’Omelia:

«Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is 9,1). Questa profezia della prima
Lettura si è realizzata nel Vangelo: infatti, mentre i pastori vegliavano di notte nelle loro terre, «la
gloria del Signore li avvolse di luce» (Lc 2,9). Nella notte della terra è apparsa una luce dal cielo.
Che cosa significa questa luce apparsa nell’oscurità? Ce lo suggerisce l’Apostolo Paolo, che ci ha
detto: «È apparsa la grazia di Dio». La grazia di Dio, che «porta salvezza a tutti gli uomini» (Tt
2,11), stanotte ha avvolto il mondo.
Ma che cos’è questa grazia? È l’amore divino, l’amore che trasforma la vita, rinnova la storia,
libera dal male, infonde pace e gioia. Stanotte l’amore di Dio si è mostrato a noi: è Gesù. In Gesù
l’Altissimo si è fatto piccolo, per essere amato da noi. In Gesù Dio si è fatto Bambino, per lasciarsi
abbracciare da noi. Ma, possiamo ancora chiederci, perché San Paolo chiama la venuta nel
mondo di Dio “grazia”? Per dirci che è completamente gratuita. Mentre qui in terra tutto pare
rispondere alla logica del dare per avere, Dio arriva gratis. Il suo amore non è negoziabile: non
abbiamo fatto nulla per meritarlo e non potremo mai ricompensarlo.
È apparsa la grazia di Dio. Stanotte ci rendiamo conto che, mentre non eravamo all’altezza, Egli si è fatto per noi piccolezza; mentre andavamo per i fatti nostri, Egli è venuto tra noi. Natale ci
ricorda che Dio continua ad amare ogni uomo, anche il peggiore. A me, a te, a ciascuno di noi
oggi dice: “Ti amo e ti amerò sempre, sei prezioso ai miei occhi”. Dio non ti ama perché pensi
giusto e ti comporti bene; ti ama e basta. Il suo amore è incondizionato, non dipende da te. Puoi
avere idee sbagliate, puoi averne combinate di tutti i colori, ma il Signore non rinuncia a volerti
bene. Quante volte pensiamo che Dio è buono se noi siamo buoni e che ci castiga se siamo
cattivi. Non è così. Nei nostri peccati continua ad amarci. Il suo amore non cambia, non è
permaloso; è fedele, è paziente. Ecco il dono che troviamo a Natale: scopriamo con stupore che il
Signore è tutta la gratuità possibile, tutta la tenerezza possibile. La sua gloria non ci abbaglia, la
sua presenza non ci spaventa. Nasce povero di tutto, per conquistarci con la ricchezza del suo
amore.
È apparsa la grazia di Dio. Grazia è sinonimo di bellezza. Stanotte, nella bellezza dell’amore di
Dio, riscopriamo pure la nostra bellezza, perché siamo gli amati di Dio. Nel bene e nel male, nella
salute e nella malattia, felici o tristi, ai suoi occhi appariamo belli: non per quel che facciamo, ma
per quello che siamo. C’è in noi una bellezza indelebile, intangibile, una bellezza insopprimibile
che è il nucleo del nostro essere. Oggi Dio ce lo ricorda, prendendo con amore la nostra umanità
e facendola sua, “sposandola” per sempre.
Davvero la «grande gioia» annunciata stanotte ai pastori è «di tutto il popolo». In quei pastori, che
non erano certo dei santi, ci siamo anche noi, con le nostre fragilità e debolezze. Come chiamò
loro, Dio chiama anche noi, perché ci ama. E, nelle notti della vita, a noi come a loro dice: «Non
temete» (Lc 2,10). Coraggio, non smarrire la fiducia, non perdere la speranza, non pensare che
amare sia tempo perso! Stanotte l’amore ha vinto il timore, una speranza nuova è apparsa, la luce
gentile di Dio ha vinto le tenebre dell’arroganza umana. Umanità, Dio ti ama e per te si è fatto
uomo, non sei più sola!
Cari fratelli e sorelle, che cosa fare di fronte a questa grazia? Una cosa sola: accogliere il dono.
Prima di andare in cerca di Dio, lasciamoci cercare da Lui, che ci cerca per primo. Non partiamo
dalle nostre capacità, ma dalla sua grazia, perché è Lui, Gesù, il Salvatore. Posiamo lo sguardo
sul Bambino e lasciamoci avvolgere dalla sua tenerezza. Non avremo più scuse per non lasciarci
amare da Lui: quello che nella vita va storto, quello che nella Chiesa non funziona, quello che nel
mondo non va non sarà più una giustificazione. Passerà in secondo piano, perché di fronte
all’amore folle di Gesù, a un amore tutto mitezza e vicinanza, non ci sono scuse. La questione a
Natale è: “Mi lascio amare da Dio? Mi abbandono al suo amore che viene a salvarmi?”.
Un dono così grande merita tanta gratitudine. Accogliere la grazia è saper ringraziare. Ma le
nostre vite trascorrono spesso lontane dalla gratitudine. Oggi è il giorno giusto per avvicinarci al
tabernacolo, al presepe, alla mangiatoia, per dire grazie. Accogliamo il dono che è Gesù, per poi
diventare dono come Gesù. Diventare dono è dare senso alla vita. Ed è il modo migliore per
cambiare il mondo: noi cambiamo, la Chiesa cambia, la storia cambia quando cominciamo non a
voler cambiare gli altri, ma noi stessi, facendo della nostra vita un dono.
Gesù ce lo mostra stanotte: non ha cambiato la storia forzando qualcuno o a forza di parole, ma
col dono della sua vita. Non ha aspettato che diventassimo buoni per amarci, ma si è donato
gratuitamente a noi. Anche noi, non aspettiamo che il prossimo diventi bravo per fargli del bene,
che la Chiesa sia perfetta per amarla, che gli altri ci considerino per servirli. Cominciamo noi.
Questo è accogliere il dono della grazia. E la santità non è altro che custodire questa gratuità.
Una graziosa leggenda narra che, alla nascita di Gesù, i pastori accorrevano alla grotta con vari
doni. Ciascuno portava quel che aveva, chi i frutti del proprio lavoro, chi qualcosa di prezioso. Ma,
mentre tutti si prodigavano con generosità, c’era un pastore che non aveva nulla. Era poverissimo,
non aveva niente da offrire. Mentre tutti gareggiavano nel presentare i loro doni, se ne stava in
disparte, con vergogna. A un certo punto San Giuseppe e la Madonna si trovarono in difficoltà a
ricevere tutti i doni, tanti, soprattutto Maria, che doveva reggere il Bambino. Allora, vedendo quel
pastore con le mani vuote, gli chiese di avvicinarsi. E gli mise tra le mani Gesù. Quel pastore,
accogliendolo, si rese conto di aver ricevuto quanto non meritava, di avere tra le mani il dono più
grande della storia. Guardò le sue mani, quelle mani che gli parevano sempre vuote: erano
diventate la culla di Dio. Si sentì amato e, superando la vergogna, cominciò a mostrare agli altri
Gesù, perché non poteva tenere per sé il dono dei doni.
Caro fratello, cara sorella, se le tue mani ti sembrano vuote, se vedi il tuo cuore povero di amore,
questa notte è per te. È apparsa la grazia di Dio per risplendere nella tua vita. Accoglila e brillerà
in te la luce del Natale.

Ph Vaticano

Dal libretto della Santa Messa della Notte

THE LITURGY OF THE WORD-LITURGIA DELLA PAROLA
First reading-Prima lettura
A son is given to us-Ci è stato dato un figlio
A reading from the prophet Isaiah-Dal libro del profeta Isaia:

Il popolo che camminava nelle tenebre
ha visto una grande luce; su coloro che
abitavano in terra tenebrosa una luce
rifulse.
Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato
la letizia. Gioiscono davanti a te come si
gioisce quando si miete e come si esulta
quando si divide la preda. Perché tu
hai spezzato il giogo che l’opprimeva,
la sbarra sulle sue spalle, e il bastone
del suo aguzzino, come nel giorno di
Màdian. Perché ogni calzatura di soldato
che marciava rimbombando e ogni
mantello intriso di sangue saranno bruciati,
dati in pasto al fuoco.
Perché un bambino è nato per noi, ci è
stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il
potere e il suo nome sarà: Consigliere
mirabile, Dio potente, Padre per sempre,
Principe della pace.
Grande sarà il suo potere e la pace non
avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e per
sempre. Questo farà lo zelo del Signore
degli eserciti.
Parola di Dio.
Rendiamo grazie a Dio.

(The people that walked in darkness has
seen a great light; on those who live
in a land of deep shadow a light has
shone.
You have made their gladness greater,
you have made their joy increase; they
rejoice in your presence as men rejoice
at harvest time, as men are happy when
they are dividing the spoils. For the yoke
that was weighing on him, the bar across
his shoulders, the rod of his oppressor,
these you break as on the day of Midian.
For all the footgear of battle, every cloak
rolled in blood, is burnt and consumed
by fire.
For there is a child born for us, a son
given to us and dominion is laid on his
shoulders; and this is the name they give
him: Wonder-Counsellor, Mighty-God,
Eternal-Father, Prince-of-Peace. Wide is
his dominion in a peace that has no end,
for the throne of David and for his royal
power, which he establishes and makes
secure in justice and integrity. From this
time onwards and for ever, the jealous
love of the Lord of hosts will do this.
The word of the Lord.
Thanks be to God).

Ph di copertina del Vaticano

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