Turismo in Sicilia: Marina Resort in stand by per una questione burocratica

Chi ama il turismo nautico sappia che, per una questione di ordine giuridico, la Sicilia delude quanti cercano il marina resort.
Si tratta di porti dotati dei servizi necessari alla sosta lunga dell’unità di diporto, in altre parole attrezzati come vere e proprie strutture ricettive all’aria aperta. Ad esempio, il servizio di ormeggio in sicurezza, i servizi di prevenzione incendi, di aspirazione acque nere di bordo e di pulizia giornaliera dello specchio acqueo. 
Prestazioni al turista che in Sicilia avrebbero potuto essere avviate con un’autocertificazione (la SCIA, acronimo di Segnalazione Certificata di Inizio Attività), ma la legge della Regione Siciliana che regolamenta i marina resort (la numero 8 del 7 giugno 2019) è stata impugnata dal Consiglio dei Ministri durante l’assemblea del 31 luglio 2019. Il Governo contesta alla legge regionale di “violare la competenza esclusiva statale in materia di tutela della concorrenza, prevista dall’articolo 117 comma secondo lettera (e) della Costituzione”.
L’intoppo non solo delude quanti scelgono la Sicilia come meta di vacanza, anche frena gli investimenti. ll marina resort gode infatti dell’IVA agevolata al 10 per cento (concessa ai clienti alle strutture ricettive turistiche), invece dell’IVA al 22 per cento applicabile alla portualità turistica e ai servizi associati.
Dagli atti del Senato apprendiamo che “la giurisprudenza della Corte Costituzionale nonostante la materia del turismo appartenga alla competenza legislativa residuale delle Regioni, non esclude la possibilità per la legge di attribuire funzioni legislative al livello statale e di regolarne l’esercizio, vista l’importanza del settore turistico per l’economia nazionale. Come ha rilevato la Corte la chiamata in sussidiarietà a livello centrale è legittima soltanto se l’intervento statale sia giustificato nel senso che, a causa della frammentazione dell’offerta turistica italiana, sia doverosa un’attività promozionale unitaria; d’altra parte, l’intervento deve essere anche proporzionato nel senso che lo Stato può attrarre su di sé non la generale attività di coordinamento complessivo delle politiche di indirizzo di tutto il settore turistico, bensì soltanto ciò che è necessario per soddisfare l’esigenza di fornire al resto del mondo un’immagine unitaria”.

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