Dolore, rabbia, sgomento e lunghe attese che purtroppo si protraggono ancora.
Questa è la storia di Carmela Mazzaglia, 45 anni di Santa Maria di Licodia e della sua famiglia, alla quale la Magistratura non ha ancora restituito la salma ai familiari poiché, ne ha disposto l’autopsia.
Le esequie che sisarebbero dovute celebrare nel pomeriggio di giorno 5 luglio 2019 nella Chiesa Madre Santissimo Crocifisso di Santa Maria di Licodia, sono state rinviate per permettere agli inquirenti di fare il loro lavoro, un ulteriore rinvio, dopo quello del giorno precedente, motivato dalla richiesta di autopsia sul corpo della donna, disposta dall’autorità giudiziaria.
Sarà il medico legale ad effettuare nei prossimi giorni l’esame autoptico presso la camera mortuaria dell’ospedale “Cannizzaro” di Catania, dove Carmela Mazzaglia era stata ricoverata in seguito delle gravi ustioni causate, parrebbe, da una fiamma di ritorno generatasi nel tentativo di accensione di un braciere con l’ alcol etilico denaturato.
La donna, sposata e madre di 4 figli, ricoverata la sera del 19 giugno scorso è morta nel pomeriggio di giorno 1 luglio presso il centro grandi ustioni del Cannizzaro di Catania dopo aver lottato per settimane per sopravvivere alle serie ustioni a seguito dell’ incidente avvenuto in territorio di Belpasso, dove lavorava.
Ustioni di secondo e terzo grado sul 70% del corpo e compromissione delle vie respiratorie, questa la diagnosi che ha portato al triste epilogo; a rendere la storia ancor più triste il fatto che, si trattasse di un incidente sul lavoro.
Voleva fare più in fretta e, per alimentare la brace ha usato dell’alcol ma, sembrerebbe che la plastica della bottiglia, abbia improvvisamente ceduto tra le sue mani e il pericoloso liquido, sia uscito repentinamente, infiammandosi. La donna è stata colpita in pieno da una fiammata di ritorno, che la ha ustionata gravemente e compromesso le vie respiratorie.
Sul triste incidente indagano i Carabinieri della Stazione di Belpasso e la Procura etnea che, mantengono il massimo riserbo. Da chiarire, oltre la dinamica esatta, sono eventuali responsabilità.
In paese, molti attendono i funerali dopo i tanti messaggi, di solidarietà e speranza prima e di cordoglio in seguito, sui gruppi facebook.
Carmela dovrà ancora aspettare.
E dovrà attendere anche la sua famiglia, che purtroppo ad oggi, attende da troppo: aspettava il ritorno a casa dal lavoro, ha desiderato che fossero comunicate buone notizie mentre la donna era tenuta costantemente sotto controllo e adesso attende per poterle porgere l’ultimo saluto e stringersi ancora intorno alla salma.
Ennesima morte bianca, ennesima morte che getta nello sconforto e nella rabbia: nessuno dovrebbe morire mentre cerca di guadagnare onestamente il giusto per vivere e contribuire al mantenimento della propria famiglia.
Rabbia che si amplifica poiché l’incidente è avvenuto ad una donna: troppo spesso purtroppo il ruolo della donna non è tenuto in giusta considerazione.
Secondo i rapporti Anmil (Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro) già nel primo trimestre di quest’anno le donne che hanno perso sono 15 (3 in occasione di lavoro e 12 in itinere). Generalmente, questi incidenti mortali si verificano nelle prime ore del mattino, quando, cioè, le donne, dopo aver rigovernato la casa, accompagnato a scuola i figli e, magari lasciato anche il pranzo pronto, possono, finalmente recarsi o a volte precipitarsi al lavoro.
Quello ufficiale, quello retribuito, visto che, ne svolgono un altro, totalmente gratuito, che arriva a superare di ben 16 ore alla settimana quello degli uomini, come riconosciuto dai dati Eurofound. Generalmente le donne svolgono lavori atipici caratterizzati da particolare precarietà e quindi esposte maggiormente al rischio di infortunio. Purtroppo spesso le donne non possono contare su una conciliazione facile ed efficace tra famiglia e lavoro, mancano servizi efficienti e a misura di famiglia. Probabilmente con una rete più a dimensioni donna e famiglia, il carico di lavoro di cura, in gran parte generalmente sulle spalle delle donne, potrebbe diminuire, riducendo di conseguenza anche la fatica, lo stress e l’eventuale disattenzione che questo provoca; Potrebbe: in questo caso il condizionale è indubbiamente d’obbligo.