Mi disconnetto quando voglio. Il digital flirting fra ghosting e rimozioni forzate.

Foto di Viarami da Pixabay

La vita in rete è simulacro di realtà, non necessariamente svuotata di contenuti, ma di simulacro si parla.

Fra online e offline, fra visualizzazioni e like, il digital flirting ha un codice comportamentale preciso che fa della leggerezza la parola d’ordine.

Non sempre e non per tutti. Trasversale per età ed estrazione sociale, si tratta di una dinamica che si espande e che trova un risvolto concreto anche in pratiche di vita un tempo impensabili.

Non occorre arrivare a forme di sexting spinto o a immagini osé che viaggiano in rete indisturbate, non occorre spingersi neanche al revenge porn ed agli epiloghi nefasti a cui la cronaca ci ha tristemente abituati per individuare disagio, di diversa natura e a più livelli.

Il ghosting

Se googliamo la parola ghosting in rete, abbiamo tante risposte e ci imbattiamo in forum in cui molte persone (per lo più donne n.d.r.) raccontano della propria esperienza, sottolineando da un lato l’impotenza, dall’altro evidenziando quanto si sentano defraudate, sia se la sparizione sia avvenuta sine incontro, sia se l’incontro ci sia stato con tutti gli annessi e connessi del caso.

Ghostare, sparire, in rete è più semplice, basta un click e non si è più reperibili. Sociologi, psicologi e criminologi raccontano di narcisisti impenitenti che fanno della sparizione uno strumento di controllo per tenere l’altro in una situazione di dipendenza affettiva, il dare ed il togliere creano l’effetto droga che fa della vittima un terreno fertile su cui far lievitare il proprio ego. Egoriferiti affetti da selfite e con la smania di piacere siamo un po’ tutti, ma in alcuni casi questa dimensione nega all’altro una vicinanza emotiva che struttura una relazione in termini di empatia, la perdita di senso che Bauman lamentava diventa fluidità subita e non scelta.

Vittime e carnefici. Due facce della stessa medaglia

Ma la vittima? Spesso si tratta di solitudini mistificate da presenze virtuali, periodiche, stabili o a tempo determinato le fragilità sono parte del corollario del sentire umano e nessuno è veramente immune. Anche chi ghosta spesso palesa un disagio perché, se a parole si è spinto fino a costruire una favola, poi i panni del principe o della principessa non è in grado di indossarli e sparire diventa l’unico modo per affrontare la propria inadeguatezza.

Gli avventurieri di un tempo sparivano per non assumersi la responsabilità di un’eventuale gravidanza indesiderata ed anche in quel caso le profferte d’amore erano state altisonanti, ma in tempi in cui morto un papa se ne fa facilmente un altro, le conseguenze delle nostre azioni sembrano più sfumate. Forse ciò che è davvero grave è che al mal di vivere e alle relazioni prive di senso ci stiamo inesorabilmente abituando, giustificando il nulla con il famigerato “ma che ti aspettavi? In fin dei conti l’hai conosciuto on line!”.

Non si può tornare indietro e nessuno vuol innescare moti anacronistici che stravolgano le nostre attuali coordinate, forse, però, andrebbe anche ricordato che l’online nasconde un offline fatto di carne, ossa e qualche emozione confusa, precaria, ma pur sempre meritevole di rispetto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *