La nuova Porta della bellezza
Un working in progress ed un progetto di riqualificazione urbana che parla ai più giovani.
Antonio Presti ha votato la sua vita alla bellezza, quella che lui definisce eretica ed universale, universale come solo l’arte sa essere nella sua forma estetica massima.
L’evoluzione della Porta della bellezza è un bellissimo esempio di come l’arte prenda vita, si evolva ed acquisisca sempre nuove prospettive, in un continuo processo di osmosi con il territorio.
Ciò che caratterizza il progetto è un’attenzione precipua verso le persone, da sempre protagoniste di ogni dimensione dell’abitare.
Un’arte, dunque, quella del progetto che in quest’occasione verrà dedicata ai “guerrieri della luce”, che si esprime come contributo sociale, coinvolgendo scuole ed avviando progetti per giovani disagiati, progetti innovativi, ricchi di iniziative culturali.
Le idee ed i progetti, dunque, hanno chiari intenti educativi , ed i ragazzi coinvolti devono essere vissuti come i veri protagonisti.
L’espressione concreta di questa vocazione pedagogica della riqualificazione urbana di Librino, l’abbiamo con le forme in terracotta che i bambini decorano e che serviranno, come già è successo, ad ultimare l’allestimento delle magnifiche installazioni.
Le forme di terracotta, infatti, sintetizzano pienamente il coinvolgimento diretto dei bambini, i quali trasformatisi in “giovani autori”, operano da un punto di vista ideale, ma non solo, una rivoluzione pacifica all’interno di un quartiere pieno di problemi.
In Italia il progetto di Librino, infatti, si colloca all’interno di vari progetti di rigenerazione urbana, una riqualificazione del territorio, che tende al recupero di quartieri a rischio e con delle grosse lacune anche a livello infrastrutturale, questo non solo in Italia, ma nel mondo.
Sicuramente, grazie anche alla presenza di artisti internazionali di fama riconosciuta, il progetto targato Librino rientra fra i progetti urbani più famosi e di rilievo.
La scuola che accoglie questo work in progress, come una vera e propria fucina di idee, ma anche di manufatti concreti che pulsano di vita e di creatività allo stato puro, è l’Istituto I.C. Campanella-Sturzo, a Librino.
Una scuola che si colloca nel cuore del quartiere e che ne respira tutta l’atmosfera.
Un ottimo laboratorio per gli ampi spazi ed anche per l’energia in cui si è immersi una volta dentro, una scuola all’avanguardia dove cromoterapia e personale attento, rappresentano una bella novità, all’interno di una situazione abitativa complessa.
Antonio Presti si avvale sempre della collaborazione di un team variopinto e multiforme ed anche in questo caso, gli artisti sono molti e con personalità spiccate e differenti.
Due fra gli artisti coinvolti, sono molto giovani e sono siciliani.
Vederli lavorare e chiacchierare con loro ha permesso una nuova visione del progetto, un altro punto di osservazione, che è particolare, ma nello stesso tempo si fonde con una visione macroscopica dell’arte e della bellezza, che è di Antonio Presti, ma anche di tutti coloro che vi partecipano.
Uno di questi due autori è il giovanissimo Pierluigi Portale.
Pierluigi è autore di un’installazione di circa 85 metri che si intitola “In attesa dell’alba”.
L’opera rappresenterà l’incipit della nuova Porta della bellezza, e sviluppa tematiche sociali che sono a cuore all’artista da sempre.
Pierluigi Portale ha conosciuto Antonio Presti nel Giugno di quest’anno e da allora ha iniziato un sodalizio che porta avanti con fierezza il vessillo della bellezza.
E’ lo stesso artista a dirci: “La bellezza è l’elemento fondante dell’intero concetto di arte, non può esistere la seconda senza tenere in estrema considerazione la prima, sia dal punto di vista concettuale, che per quanto riguarda il fattore estetico”; ancora una volta la sinergia che il mecenate crea intorno all’idealità massima dell’espressione artistica, trova terreno fertile fra giovani talenti, che si sentono parte integrante di un ingranaggio complesso, ma foriero di prospettive entusiasmanti.
Gli 85 metri si compongono di una striscia iniziale in cui il caos imperante rappresenta un vero e proprio bing bang, un caos da cui si genererà un nuovo ordine, di cui la bellezza, e dunque l’arte, è il leit motive.
La forma circolare iniziale che si sviluppava su 3/5 metri, all’inizio avrebbe dovuto essere l’unica protagonista, in una sintesi che è riduzione della complessità, con al centro una faccia dalle sembianze femminili, un volto umano dal genere indefinito che guarda verso forme geometriche diverse, astri nascosti che ci rimandano ad una libertà onirica del pensiero, sottolineando un desiderio implicito di rinascita culturale.
Contro ogni “taratura” omologante, ed in linea con le intenzionalità più alte del progetto, si rappresenta un desiderio di educazione alla cultura, all’arte ed una voglia di essere pienamente liberi.
L’altra artista con cui ci siamo interfacciati è Tamara Marino.
Tamara, invece, conosceva Antonio Presti già da tempo e da buona fatalista, aspettava l’occasione propizia per un confronto in termini lavorativi, oltre che umani.
L’installazione di circa 50 metri quadrati, non ha un vero e proprio titolo.
Si tratta di un’installazione di circa 250 elementi, ognuno dei quali rappresenta un bambino, tutti uniti nel costituire una Sicilia forte ed integrata. Tamara ci dice che “non esiste un vero e proprio titolo, perché la mia idea artistica era quella di assecondare il progetto e cioè la Grande Madre Sicilia che genera guerrieri della luce”.
Tamara si sente in sintonia con il ragionamento di Presti e ritiene che la bellezza vada cercata nell’intimo.
Allo stesso modo di come l’amore debba essere insegnato, illustrato, così anche l’educazione all’arte è fondamentale perché l’arte sa essere maieutica e riesce a tirar fuori la bellezza dall’intimo di ciascuno.
Il suo è uno stile creativo che potremmo definire interattivo, e non solo concretamente attraverso gli happening, ma in generale si nutre della convinzione che lo scambio fra le persone inneschi una chimica che faciliti un cambiamento e dunque la visione della bellezza, insita in ciascuno.
Una contaminazione che crea organicità.
Tamara è una donna empatica a cui piace osservare e a chiusura del nostro incontro ci regala un episodio che è una perfetta sintesi del progetto, del suo ideatore e di tutte le anime che lo compongono.
Racconta che durante un evento alla Piramide, lei si trovava immersa nell’atmosfera magica del luogo e giocava con un fascio di luce, distrattamente si è girata ed ha visto Presti, che avendo concluso uno dei suoi interventi, batteva tre colpi sul ferro di cui si compone la struttura, ed è lei che ci dice che in quei tre colpi c’era tutta la soddisfazione e la commozione del dare, gli occhi lucidi di Antonio Presti raccontano la soddisfazione di un uomo, ma anche il dare per il piacere di dare, nella sua forma più alta.