L’arte come ricerca di autenticità, Elisa Anfuso in esposizione alla mostra di Noto – Artisti di Sicilia.
di Marilena Sperlinga
Siamo stati a Noto ed abbiamo visitato la mostra “artisti di Sicilia”, curata da Sgarbi; fra i tanti autori esposti abbiamo ammirato il quadro di Elisa Anfuso, un’ artista catanese con una personalità spiccata e con un mondo interiore altrettanto ricco.
L’abbiamo intervistata e ci ha raccontato le tante sfumature di cui è composta la sua pittura e soprattutto la sua anima.
La prima domanda è stata in merito al quadro esposto alla mostra Artisti di Sicilia, Mademoiselle X (III), un olio su lino, perché ci ha colpito la reazione di chi lo osservava, lo stupore nel rendersi conto che non si trattasse di una fotografia, piuttosto di un dipinto.
Le abbiamo chiesto se questa attenzione e questa cura dei particolari a tratti quasi disarmante, fosse una scelta espressiva o il risultato di un’evoluzione e la sua risposta ha confermato un lavoro di ricerca incessante.
Elisa, infatti, ci ha detto:”La mia pittura cresce e cambia di continuo, in realtà, insieme alla mia vita.
Dodici anni fa c’è stato uno scatto importante, uno stravolgimento personale che inevitabilmente ha fatto emergere in me una nuova urgenza narrativa, mai sentita prima.
Per la prima volta ho compreso il potere salvifico dell’arte e la mia pittura ha cominciato a popolarsi di mostri camuffati da pizzi e cappellini a festa, si è allargata la scena, sono comparsi i rossi ed i blu.
È cresciuta l’esigenza di rendere sempre più vivide le mie visioni, velatura su velatura. Alcune cose sono poi una costante, l’ossessione per le mani ad esempio, l’attenzione per i dettagli (probabile eredità del mio amore per l’arte fiamminga), il ritorno al disegno come dimensione primordiale, la materia pittorica stesa sino a voler essere solo un velo frapposto alla realtà”.
L’intervista è stato un susseguirsi di accenni ed approfondimenti alla sua personale visione dell’arte, un cercare di scavare dentro quel magma denso che è il suo fuoco sacro, la sua fonte di ispirazione primaria.
Le figure femminili sono spesso protagoniste, tu dipingi e scavi nel profondo le anime delle tue modelle o chiedi loro di interpretare la tua idea? Come le scegli e cosa ti colpisce in generale di un volto, di un’espressione?
Elisa:”Accade che incontrando uno sguardo, si possa intravedere l’anima. La bellezza è sempre trasparente e cristallina, anche quando è inquieta. Così ho incontrato le anime delle mie muse ed i miei occhi hanno riconosciuto in loro un dolore che è il mio dolore, ed un desiderio che è il mio desiderio. Nessuna interpretazione quando due anime affini si incontrano.”
Un percorso artistico iniziato presto, soddisfazioni e riconoscimenti, ma quante delusioni?
Elisa:” Dipingere non mi è mai sembrata una scelta, quanto un destino, una di quelle cose ineludibili, che non potevano essere altrimenti. È il mio modo di essere al mondo, è un brulicare inquieto che senti dentro e devi portare fuori, per dargli un ordine, un senso. Se fai arte per arrivare da qualche parte allora ha senso parlare di riconoscimenti e delusioni, ma io dipingo per non morire, ed in quest’ottica è tutto diverso”.
Una pittura fotografica iperrealista e degli sfondi surreali onirici, due anime a confronto, il racconto di un viaggio creativo a più colori o cos’altro?
Elisa: “In verità tutta la mia pittura è pervasa da una dualità, che è poi insita nell’anima di tutte le cose e trova la sua espressione nella dicotomia sogno-realtà come nella contrapposizione segno-velatura. Inizialmente non è stata una scelta consapevole. Sentivo l’esigenza di differenziare delle cose, un po’ come quando scrivendo utilizziamo il corsivo. Qualcosa di concreto, con un suo peso, reale e vivo, da qualcosa di immaginato, sognato, di natura diversa. Carne e pensiero. La materia pittorica densa e lucida da una parte, il segno istintivo e infantile dall’altra”.
Quanto tormento e quanta gioia in ogni “gestazione” creativa?
Elisa: “ Ogni tela è un frammento della mia biografia e tutte insieme sono una sorta di straordinario album dei ricordi, di ossessioni, inquietudini e voci dall’inconscio. Attraverso di esse ho il coraggio di guardare dentro il mio buco nero senza farmene risucchiare. L’arte è sempre un fatto assai soggettivo, ogni opera è il risultato di un divorare il mondo e risputarlo fuori in forma diversa, dopo averlo lasciato scorrere e riposare nella pancia, prima ancora che nella testa. Alcuni lavori nascono sotto forma di visione, improvvisa ed inevitabile, altre volte sono pensieri che si incrostano gli uni sugli altri e vengono da molto lontano. Ho un piccolo set fotografico, qualche storia da raccontare, qualcuno ad interpretarla o talvolta a suggerirla. Basta un gesto, uno sguardo, una posa inaspettata e la storia affiora, portando con sé i sedimenti di un abisso imperscrutabile. La lentezza della tecnica ad olio mi porta a soffermarmi a lungo e a sovrapporre di continuo colori e pensieri. Il mio è un continuo navigare fuori e dentro da me, un incessante salire in superficie a respirare e poi riaffondare giù, a fare i conti coi mostri che, è risaputo, amano gli abissi. Ecco, la pittura mi ha dato il coraggio di immergermi, e il tema della mia ricerca è forse questo mare stesso, che ci vede naufraghi alla ricerca di un senso possibile”.
Quali sono i tuoi prossimi progetti lavorativi? Cosa bolle in pentola?
Elisa:“Mai fatto troppi progetti, la parola futuro ha avuto per me un suono sempre un po’ atroce. Del resto a guardarmi indietro è facile capire come sia sempre stata la mia arte, nella sua necessità, a determinare il corso della mia vita in ogni suo aspetto e non il contrario. La pentola ribolle sempre di visioni dense, è sufficiente!”
Esistono delle persone che hanno segnato il tuo cammino artistico? Se si perché e come?
Elisa:” Ogni esperienza, ogni incontro, ogni luogo, è destinato a cambiarci, in maniera più o meno profonda; così ci sono state persone, ed anche città, che hanno cambiato la mia vita e di conseguenza la mia pittura. Ogni impatto prevede un cambio di rotta, è una legge fisica”.
Elisa in che fase è della sua vita artistica e quanto la tua vita privata entra in osmosi con la Elisa artista? C’è comunicazione fra queste due dimensioni o sono cose distinte?
Elisa: “Se guardo ai miei dipinti andando a ritroso posso ritrovare i segni di ogni grande e piccolo cambiamento avvenuto nella mia vita, di ogni persona importante, di ogni evento drammatico, come fossero un diario per immagini. L’arte ha un solo modo possibile d’essere, ed è l’essere autentica”.
L’intervista non poteva che concludersi con un’affermazione più vera, ogni artista è portatore sano di un nucleo di autenticità che mette a disposizione del mondo attraverso la propria arte ed Elisa Anfuso è sicuramente un’artista.
Uno dei tanti che la nostra terra vivida di contraddizioni, porta alla luce per raccontare la nostra essenza in giro per il mondo.