Terzo appuntamento di “a muso duro” al FAB. Fra musica e poesia lo spettacolo continua.
Giorno 24 al FAB, a Catania, si è svolto il terzo appuntamento di quello che potrebbe diventare un must della movida catanese.
Sopita dopo pandemia e similari, la nostra città necessita di occasioni di spettacolo che siano forme di arte eclettiche e a tutto tondo e questo del FAB è sicuramente uno spettacolo che ha le caratteristiche giuste per svegliare, o risvegliare, le coscienze più o meno artistiche dei nostri concittadini.
Cronache Mediterranee dedica uno spazio “a muso duro” che non vuole essere il racconto di una serata, piuttosto un approfondimento su uno degli artisti che, in quell’occasione, si è esibito.
IL leit motive di giorno 24 è stato “staccare la spina” ed il sottofondo musicale del bravo Andrea Nicosia ha rappresentato l’accento giusto su ogni nota o colore della serata. Gli artisti sono intervenuti un paio di volte a testa, ciascuno raccontando la propria arte. Abbiamo goduto del poeta medico Antonio Maria Chisari, dei monologhi di Leti Gi, pieni di sapienti e acuti giochi di parole ed anche la musica è stata protagonista grazie al conduttore e cantautore Daniele Chiaramida, ad Alessandro Mascali ed alla giovanissima busker Giuliana Scandura.
Il maestro Nunzio Papotto ha suggellato con la maestria delle sue pennellate un’altra affascinante estemporanea, la musica come accompagnamento e le “teline” a reggere la tela.
La conclusione dello spettacolo è stata un quiz, stavolta il tema era il cinema e, sicuramente, lo scambio complice fra Daniele Chiaramida e Roberta Effe ha fatto della conduzione un divertimento mai scontato e per nulla noioso.
Fra tutti i talenti che si sono esibiti, ci ha colpito la freschezza e la potenza vocale della mascotte dei gruppo degli artisti, Giuliana Scandura.
Abbiamo chiacchierato con lei per capire qualcosa in più della sua arte e del suo talento.
Senz’altro la presenza del padre, suo fedele complice ed in assoluto primo fan, ha colpito tutti, perché gli sguardi fra un genitore ed un figlio che si amano e che si sostengono si riconoscono.
Con il padre Giuliana condivide il palco solo in occasioni di divertimento, non professionali, la sua presenza per lei è una sicurezza ed anche una compagnia. Il loro rapporto è autentico e Giuliana non vive mai la presenza del padre come ingombrante, lei è semplicemente felice di averlo al suo fianco.
Giuliana è una ragazza concreta che ama profondamente cantare, anzi che non potrebbe vivere senza cantare, ma che ha un altro grande sogno nel cassetto. Vuol diventare medico e sta studiando anche perché questo sogno si avveri. Non si tratta del famoso piano b, ma di conciliare le sue due anime, le sue due grandi passioni. È lei a dirci che la sua arte e lo studio sopravvivono con grandi difficoltà temporali e che l’unica cosa che può fare è cercare di curare entrambe con amore.
Il titolo della prima canzone che Giuliana ha cantato è stato “Dream”, sogno; per Giuliana però non bisogna essere per forza dei sognatori per essere artisti, piuttosto bisogna avere un animo leggero e sensibile. Presentata come una busker, per lei la strada è croce e delizia perché, se da un lato ci dice di temere l’arrivo di un eventuale disturbatore o di una persona pericolosa, dall’altro non può rinunciare a vedere l’emozione negli occhi della gente. Giuliana sente il bisogno di esprimersi, che sia un palco come quello di giorno 24, o la strada poco importa.
Nel testo della sua seconda canzone il riferimento era alla guerra, ma nella prospettiva di una donna che sogna il matrimonio. Giuliana è molto giovane, ma ha le idee chiare, come lei stessa ci dice dietro al suo aspetto fragile c’è una donna in crescita, forte e sicura, perché grazie alla sua voce ha capito di avere un mezzo efficace che le permette di esprimere il suo pensiero e di far sì che possa essere recepito dagli altri.
Ha usato la sua voce anche per raccontare il fallimento della razionalità umana che è rappresentato dalla guerra e per quanto siamo tutti assuefatti alle notizie che sembrano non turbarci più, la soglia di percezione della gravità di quello che sta accadendo, tra i giovani, secondo Giuliana è ancora più bassa. Hanna Arendt parlava della banalità del male e forse anche a questo siamo fin troppo abituati. Il sogno di quella donna che vuol convolare a nozze, è l’altra faccia della medaglia, ha un valore simbolico, perché si tratta di contrapporre alla distruzione, l’unione come speranza di vita.
La speranza e la vita hanno il sapore di una libertà conquistata, perché nonostante la giovanissima età, Giuliana il suo spazio di libertà se l’è guadagnato, scegliendo la musica e di cantare, nonostante spesso questo suo bisogno non sia stato compreso, da coetanei e non solo; nonostante tutto, lei ha sempre lottato per mantenere questa passione, conquistando la libertà di farlo e di essere rispettata e riconosciuta per il grande lavoro che ha fatto in tutti questi anni.
Tanti progetti e tanta voglia di fare, circa trenta brani inediti nel cassetto e diversi brani per pianoforte interamente composti da lei sui quali vorrebbe lavorare per autoprodursi. Un progetto che è sostenuto da una grande passione e noi possiamo solo augurarle di non perdere mai quel mordente che le fa usare la voce come cassa di risonanza dei suoi pensieri e che a quell’autoproduzione arrivi presto. Ad maiora, Giuliana!