HALLOWEEN O FESTA DEI MORTI

Mentre tutti dormono entrano in casa, accarezzano delicatamente il viso dei propri nipotini e silenziosamente vanno via, dopo aver lasciato sparsi per la casa tanti doni.

Certi sapori e odori di un tempo stanno svanendo, tradizioni che si tramandano da generazioni scompaiono nell’indifferenza.

Nell’era del consumismo sfrenato sta sorgendo la festa di Halloween, importata dalla tradizione celtica dove grandi e piccini si travestono con figure mostruose e orripilanti, soppiantando la figura dei nostri nonni e zii che non ci sono più.

Ma io non ci sto, voglio ancora ricordare con emozione e amore quel periodo della mia fanciullezza quando i nostri genitori ci costringevano ad andare a letto presto con la minaccia che i nostri cari defunti non avrebbero portato regali ma solo ”arrattatu i peri”.

Con quella terribile minaccia io e mio fratello Elio ci addormentavamo per svegliarci dopo la mezzanotte al suono di misteriose trombe.. Saltavamo giù dal letto e fra risate e urla giravamo per tutta la casa, rovistando nei cassetti e negli armadi, sotto il letto e in qualsiasi posto dove i nostri dispettosi defunti avrebbero potuto nascondere i loro doni.

Non immaginavamo quanta fatica e fantasia avessero dovuto usare i nostri genitori. Macchinine di latta a molla, forte Alamo con soldatini e indiani di plastica, biciclette e macchine a pedali, fucili e pistole di plastica con i fulminanti (striscette di carta pirica) o i “claps”che al contatto del pistoncino della pistola di latta produceva un suono assordante.

Insieme ai giocattoli dolciumi: Rame di Napoli, Nzudda, Ossa di mortu,, Bersagliere, Totò, Piparelle ed anche sacchetti di carbone (naturalmente dolce).

E poi tanti libri di avventure da Verne a Dumas, da I ragazzi della via Paal all’Ultimo dei Moycani (leggevo con voracità, forse è per questo che ho amato tanto la lettura).

L’indomani con mio fratello Elio e altri amichetti andavamo oltre piazza Esposizione (oggi piazza Verga) nella sciara per giocare agli indiani, a guardia e ladri e a tutti quei giochi all’aria aperta che ci permettevano di dare libero sfogo alla nostra esuberanza.

Sono passati solo 60 anni ma sembrano millenni. PARTE II La cupa tradizione celtica contro la dolce e romantica tradizione siciliana. Per capirle bisogna spiegare le origini:

Per i Celti il 1° Novembre segnava la fine dell’estate e l’inizio del freddo e buio inverno, per scacciare dalle loro case i morti, i vivi si travestivano con maschere mostruose illuminate da candele per spaventare gli spiriti.

Quando in seguito alla crisi economica dei primi dell’Ottocento molti irlandesi emigrarono in America esportarono pure quella tradizione pagana. Essendoci molte zucche al posto delle rape le usarono per costruire personaggi mostruosi.

La festa di Ognissanti fu istituita nell’Ottavo secolo da Gregorio II, nel 998 Odilio, abate di Cluney aggiunse la festa di tutte le anime. La leggenda narra che un padre dovette lasciare la propria casa per andare a lavorare lontano ma quando seppe che il figlio più piccolo si era ammalato di un male incurabile decise di ritornare.

Per risparmiare i pochi soldi che aveva intraprese il viaggio a piedi. Arrivato nei pressi del suo paese si fermò nel cimitero dove riposava suo padre.

Era il 1° Novembre, dopo aver pregato si accorse di un soldatino di legno deposto sulla lapide , lo prese per regalarlo al figlio moribondo. Quando finalmente arrivò a casa gli mise fra le mani quel piccolo giocattolo che il bambino tenne stretto al petto.

Il giorno dopo 2 Novembre quando si svegliò si mise a correre completamente guarito.

Anticamente i doni erano qualche vestito, un paio di scarpe, un fucile di cartone e per dolci mele e pere bollite. In tutta la Sicilia per secoli si è festeggiato il “Giorno dei Morti” con l’allegria dei figli e dei nipoti che per almeno un giorno ”sentono le carezze e i sorrisi” dei propri nonni e zii che non ci sono più.

Che cosa ci azzecca Halloween con la sua macabra fantasia con i nostri usi e costumi?? lasciamola ai riti carnevaleschi.

Oggi i bambini si vestono da zombie con dipinti sul volto gocce di lacrime e sangue. Per Natale tutta la famiglia era impegnata a costruire il presepe, dopo l’Epifania rimettevamo con cura le statuine di gesso nelle scatole delle scarpe per l’anno successivo. Dov’è finito??

Soppiantato dall’albero di Natale vero o finto. La nostra storia sta diventando anglosassone, ma noi che per millenni abbiamo subito la dominazione degli altri paesi e con fierezza abbiamo mantenuto la nostra cultura e le nostre tradizioni, possiamo permetterci tutto questo?

Bambini di tutta la Sicilia insorgete al grido:

NON TOGLIETECI LA FESTA DEI MORTI!!!!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *