Il Pomodoro

Il viaggio di un frutto della terra che da secoli ci delizia oltre a nutrirci. 

Come ha fatto un frutto originario delle Americhe a diventare un simbolo della dieta mediterranea?

Dopo la scoperta della America,in Europa arrivarono molti prodotti della terra sconosciuti a queste latitudini.

Prodotti che,a poco a poco,avrebbero cambiato per sempre la dieta del vecchio continente,mediterraneo compreso.

Alcuni ebbero un successo immediato,altri ci misero un po’ per essere apprezzati.

Il pomodoro,fra tutti,forse è quello che ha impiegato più tempo,per affermarsi.

Le prime tracce in Europa sono datate 1540.

Il pomodoro è arrivato dal nuovo mondo grazie al conquistadores Hernan Cortés.

Gli aztechi lo chiamavano Xitomati.

In Italia il nome lo si deve a Pietro Andrea Mattioli che nel suo Medici Senensis Commentarii

del 1544 lo chiama Mala Aurea,Lui d’Oro in latino.

Dall’arrivo in Europa alla sua affermazione passano molti anni.

All’inizio,presso le corti europee,viene utilizzato come pianta decorativa e viene impiegato,dai nobili,come omaggio d’amore.

Gli uomini ne fanno dono alle donne che corteggiano,oppure a figure significative.

Moltissime personalità storiche sono state omaggiate da una pianta di pomodori,dalla regina Elisabetta I al cardinale Richelieu.

Al contrario,presso il popolo,la sua lenta,diffusione è dovuta a diversi fattori.

Uno dei quali è sicuramente la sua forte componente acidula.

Non sanno come gestire questa sua peculiarità e ne subiscono le conseguenze.

Al punto che, all’inizio la gente lo riteneva un frutto da temere,quasi maledetto,alcuni lo associavano al malvagio.

Addirittura c’era gente che lo riteneva in grado di maledire chicchessia,al punto da usarlo come maleficio verso chi si odiava.

Praticamente se non si sopportava qualcuno gli si metteva una pianta di pomodoro davanti l’uscio di casa in modo che quando,la pianta,inacidiva,per osmosi,propiziava il male per la casa ed i suoi abitanti.

In Italia,la diffusione parte probabilmente dalla Sicilia,da qui si diffonde in tutta la penisola.

In modo particolare nell’agro Nocerino Sarnese,dove viene selezionato fino ad arrivare al pomodoro di colore rosso come lo conosciamo oggi,quelli gialli,da cui deriva il nome,sopravvivono in diverse varietà,la più famosa delle quali è quella del Datterino giallo del Vesuvio.

Per ironia della sorte,il cosi detto popolo,è divenuto il più accanito consumatore di pomodoro.

I primi echi di preparati a base di pomodoro sono giunti dalla Spagna sotto forma di ricetta di sugo di pomodoro alla spagnola.

Ne troviamo traccia in diversi scritti dell’epoca.

La prima conserva di pomodori la si deve a Lazzaro Spallanzani.

Anche l’industria conserviera legata al pomodoro nasce in Italia,nel parmense.

Si può conservare in molti modi,dall’essiccazione alla cottura.

A livello alimentare,anche se la sua diffusione è relativamente recente,costituisce una delle colonne della dieta mediterranea. Le sue proprietà organolettiche,la sua facilità di coltura,il suo gusto e versatilità sono le ragioni principali del successo.

Ne esistono molte varietà,fra le più conosciute troviamo il San Marzano,il cuore di bue,il datterino giallo o rosso,il pomodorino di Pachino,il Belmonte,il pomodoro Blu,il grinzoso Sanminiatese.

Per quanto riguarda l’impiego alimentare,il pomodoro è uno dei prodotti imprescindibili,ingrediente indispensabile di moltissime preparazioni.

Provate ad immaginare cosa sarebbero un pizza,un piatto di pasta,un insalata,un panino,un tramezzino,senza pomodoro.

Le sue proprietà antiossidanti sono parte integrante di quello che si ritiene il segreto della longevità di alcune zone del sud Italia.

Fa parte dell’immaginario alimentare collettivo.

Se si chiede a chiunque di elencare 5 ortaggi è certo che uno di questi sarà il pomodoro.

Personalmente lo ritengo il principe degli ortaggi,capace di cambiare totalmente faccia ad una preparazione.

Anche perché,fra uno Spezzatino ed un Goulash,fra una Grija ed una Amatriciana fra un insieme anonimo di ingredienti ed un Bloody Mary,la differenza è una; Il Pomo d’Oro.

Giorgio Ruggiu.

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