Ready-made, la vita inaspettata di oggetti di uso quotidiano.

Vestire di nuovi significati oggetti di uso quotidiano può sembrare agli occhi di un profano un’operazione banale e priva di valore, ma Marcel Duchamp non è stato l’unico e non sarà neanche l’ultimo che ha riconcettualizzato gli oggetti più semplici, allontanandoli dalla loro funzione utilitaristica.

Cambiare prospettiva, osservare le cose con occhi sempre diversi è uno dei tanti modi in cui l’arte apre i nostri orizzonti conoscitivi, immaginativi e senz’ombra di dubbio spirituali.

Si chiama Ready-Made, ed è una corrente che va contestualizzata in un preciso momento storico, ma la bellezza dell’atto creativo risiede nel vivere di stimoli che si rimescolano fra presente e futuro, per essere in ogni caso ed in ogni modo qualcosa di diverso.

Lo sa bene un nostro concittadino, Giuseppe Lana, che con il progetto “Di sbieco”, nell’ormai lontano 2012, ha dato vita ad un prodotto artistico che potremmo etichettare come espressione di ready-made, pur vivendo nel proprio tempo ed osservando la realtà in una prospettiva del tutto contemporanea.

Un progetto nato nella periferia della nostra città, nei pressi del Viale Mario Rapisardi, in una casa disabitata e che ha vissuto nella soggettività e nello sguardo di chi l’ha osservato, la vita autonoma ed indipendente di ogni creazione.

Dello stesso artista e con un’ispirazione similare troviamo due lavori in spazi pubblici, Crossover e Square.

Crossover è un’installazione pubblica del 2019, fatta in occasione della Biennale Arcipelago Mediterraneo, che racconta la nostra isola e la continua tensione fra apertura e chiusura, fra accoglienza e rigetto.

Square è un lavoro su manifesti pubblicitari che si sono ispirati a frasi pronunciate da Mussolini e che si colloca all’interno di Manifesta12 a Palermo.

Un lavoro che ha suscitato, e non a caso, parecchie polemiche anche da parte di politici locali. 

A volte fra interpretare e strumentalizzare il passo è breve e questo tipo di manifestazione artistica può essere facilmente fraintesa. 

L’ironia dell’artista è anche e soprattutto la capacità di sovvertire i significati per trasformarli in altro da sé, ma occorre un occhio disincantato e la voglia di andare oltre.

I messaggi ricevono feedback inaspettati e si tratta di dover fare chiarezza. Così è stato.

La rivoluzione che Marcel Duchamp compì 100 anni fa, aveva il sapore caustico che i grandi artisti sanno dare alle loro opere; oggi parlare di ready-made forse è anacronistico, ma nella scala cromatica delle possibili interpretazioni c’è spazio per tutto e se gli artisti più disparati utilizzano costantemente oggetti di uso quotidiano nelle loro opere, non è per emulazione o per fidelizzazione verso un’idea. Si tratta di contaminazione ed evoluzione.

L’arte è sempre e comunque contaminazione, forse e più spesso fra presente, passato e futuro.

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