Tonni E Tonnare II parte
La pesca al tonno è una pesca millenaria, inventata probabilmente dai Fenici ma magistralmente perfezionata dagli arabi e tramandata fino ai giorni nostri senza troppe varianti. Arabe, infatti, sono diverse delle parole che riguardano le tonnare come sciere, muciara, ciurma, rais etcc. Quello delle tonnare è, poi, un mondo complesso, fatto di tradizioni e di usanze, che ha viaggiato nel tempo e nello spazio ed ha affascinato artisti e intellettuali. Nella sua accezione comune la parola “tonnara” lascia pensare alle strutture terrestri che davano supporto logistico alla pesca del tonno che viene invece denominato marfaraggiu. In verità, per tonnara si intende più semplicemente un sistema di reti calato annualmente a mare, a un miglio dalla costa, per catturare i tonni durante il loro passaggio, così come poeticamente descritte da Cesare Gaetani, il conte della Torre:
le fragili qui stanno
mie reti appese ai sugheri
che con le maglie formano
un tremolo scacchier:
e così in giro vanno
fiancheggiate dall’ancore
che un bel laberinto apprestano
al pesce passeggier
Come Sono Fatte Le Reti
Una struttura di reti, dunque, poste verticalmente dalla superficie al fondo del mare che diventava un labirinto senza via d’uscita o, come citava il Gaetani, una partita a scacchi già persa in partenza per il povero pesce di passaggio.
Classificazione, Tecniche e Termini di Pesca a Reti
Il marfaraggiu, invece, sebbene nel corso dei secoli si sia sviluppato seguendo necessità contingenti, era fondamentalmente costituito dai seguenti immobili: la camparia, adibita a deposito delle reti e, in alcuni casi, a rimessa per le barche; la trizzana, un arsenale per le riparazioni ed il rimessaggio delle imbarcazioni nel periodo invernale; l’apindituri, dove si appendevano i tonni per la scolatura del sangue, prima della salagione; il bagghiu, un cortile interno dove si disponevano le casette dei pescatori, l’edifico del padrone, la chiesa e la bottega; infine, altri magazzini e capannoni utilizzati per la lavorazione e la conservazione del tonno. L’impianto di pesca era dotato anche di una flotta di imbarcazioni, detta barcareccio, il cui numero variava in funzione della grandezza della tonnara, da un minimo di 7 a un massimo di 14. Caratteristiche di queste imbarcazioni erano la forma panciuta e la poppa quadra per una maggiore capacità di carico e, soprattutto, lo scafo di tutte era impeciato per non disturbare il tonno, pesce molto sensibile ai colori.
Citta’ Siciliane Della Tonnara
Considerando la localizzazione geografica delle tonnare, in Sicilia si distinguono quattro grossi raggruppamenti: intorno ai golfi di Patti e Milazzo, intorno alla città di Palermo, intorno alla città di Trapani e alle isole Egadi, intorno alla città di Siracusa e lungo il golfo di Noto. Nelle coste del canale di Sicilia è presente, invece, un ridotto numero di questi apparati di pesca; i pochi, infatti, che vi furono impiantati risultarono poco produttivi. La maggiore distribuzione sulla costa ionica e tirrenica dell’isola e la loro distinzione in tonnara di andata e tonnara di ritorno dipende dai meccanismi migratori del pesce: i tonni giovani vivono costantemente nel Mediterraneo all’interno dei grandi golfi, pur partecipando all’età di tre anni alle migrazioni riproduttive, mentre gli adulti migrano negli abissi oceanici da dove, in primavera, distendendosi a ventaglio, si dirigono parte in Sardegna ed in parte in Sicilia costeggiando prima la costa tirrenica da capo Lilibeo a capo Peloro e poi la costa ionica sino a Capo Passero. Per questo motivo, le tonnare situate lungo la costa tirrenica sono fondamentalmente di andata, mentre quelle sulla costa ionica di ritorno.
Già nel corso dell’Ottocento, si cominciò ad assistere ad una singolare divergenza di risultati tra le tonnare di andata e quelle di ritorno: le annate floride della gestione Florio a Favignana, nel trapanese, a fronte delle ingenti perdite di quelle siracusane. A cavallo col secolo successivo, gli stabilimenti della Sicilia ionica sembrarono gustare una certa ripresa economica ma fu solo l’ultimo atto di gloria perché a partire dagli anni Trenta del Novecento, le tonnare si avviarono ad una lenta e inesorabile caduta che pian piano le coinvolse tutte. Le causa che ha determinato la chiusura degli impianti sono ormai ben note: inquinamento biologico ed acustico dei mari, pesca con fonti luminose, forte concorrenza delle tonnare volanti giapponesi, il tutto si è presto tradotto in ina diminuzione del prodotto a fronte dell’ascesa dei costi di manodopera.
Pesca a Circuizione, Normativa e Limiti
L’ultima tonnara siciliana a chiudere è stata quella di Favigna, una delle più grandi al mondo. Riaperta dopo dodici anni, nel giugno del 2019 è stata costretta nuovamente a chiudere per il numero inammissibile di quote tonno assegnate, cioè quante se ne sarebbero potute pescare: un numero deludente di 14 a fronte delle sospirate 80/100 tonnellate, una cifra che non sarebbe bastata nemmeno a coprire parte delle spese sostenute che ammontava a circa 700 mila euro. Così anche questa oggi non è più animata dalle nenie dei lavoranti, le famose cialome, e dalle loro voci in arrivo dopo le mattanze, ovvero le uccisioni dei tonni dentro le reti, e sebbene manchino gli odori del tonno nei calderoni o ad asciugare, la tonnara è rimasta un grandioso museo di sé stessa. La sua storia rivive attraverso la sua struttura, che ospita filmati, immagini, suoni e istallazioni multimediali che aiutano il visitatore a vivere al meglio l’esperienza della stagione delle tonnare. Ma molti di questi edifici, giacciono oggi abbandonati a sé stessi, spesso vittime di deturpazioni edilizie ed è un vero sacrilegio perché non si tratta solo di significativi esempi di architettura industriale bensì di vere e proprie “pietre della memoria”, opere d’arte straordinarie quanto ad integrazione col paesaggio. Simili a dei presepi, sono costruzioni ineguagliabili per le posizioni, gli affacci, le proporzioni, quasi un’architettura spontanea, guidate dalle esigenze di funzionalità per il lavoro cui erano destinate; luoghi ove potersi ritrovare pervasi da una indescrivibile sensazione di calma ed essere catapultati in un passato senza tempo.