L’ITALIA PIANGE GLI ERRORI DELLA POLITICA DEL PASSATO

Dio ci salvi dai mali del mal governo

Chi ricorda l’Italia prima degli anni novanta, quando in Italia era tutto italiano, non può che provare tanti rimpianti. Oggi sembra che lo stato esista soltanto per i Tributi  ed il rispetto delle leggi imposte dalla Comunità Europea. Nemmeno la sovranità popolare sembra ormai essere privilegiata.

A parte il fatto che quell’Italia che ricordiamo è scomparsa da lustri ricordi, Uno dei miei tanti rimpianti è il pensiero che i giovani non potranno mai vedere l’Italia che ho conosciuto nel secolo scorso, essi sono in una prigione che non ha sbarre né muri, hanno molti doveri e poche diritti, tra tanti il diritto al lavoro. Si veda il calo dei matrimoni e dei nati negli ultimi vent’anni, il tasso di disoccupazione, l’alto livello di povertà, la fuga dei giovani laureati con destinazione oltre oceano. Una condizione di vita spesso sottaciuta dalle famiglie, delusi dalle loro aspettative.

Papa Francesco, in una delle sue encicliche, parlando ai giovani ha incitato loro: “non fatevi rubare la speranza” Ma la speranza glie l’hanno già rubata e con essa il futuro e la dignità.

L’Italia è invasa da stranieri provenienti dai vari continenti, compresa la sorella Africa (si calcola sono circa sei milioni stranieri residenti in Italia), siano essi simpatizzanti del nostro paese o perseguitati dalle guerre od alla ricerca di una vita migliore. 

IL PARADOSSO” Il mediterraneo è un cimitero a cielo aperto e nessuno se ne fa una colpa. E’ giusto salvare vite in difficolta in mare, (se caso mai fosse vera la notizia) quando si trovano in pericolo, ma non possiamo accettare che migliaia di persone arrivano a Lampedusa a bordo delle navi Ong. mentre dalle loro imbarcazioni non è stato richiesto aiuto. Ci viene imposto poi di accoglierli, malati, senza indumenti nè carta d’identità a totale carico ed a tempo indeterminato, alle condizioni precarie economiche che l’Italia versa da anni mi pare una forzatura. Ce ne siamo dovuti rendere conto ora? No, lo sapevamo molto tempo prima scorrendo le righe dei quotidiani da oltre un quarto di secolo, ma siamo impotenti. 

Dicevamo prima, la disoccupazione è ai massimi storici, una condizione disastrosa che lievita ogni giorno. Il nuovo campo di battaglia sul lavoro si chiama mercato libero. Organizzazioni mediatiche fungono da quartiere generale, le banche speculano, individuano il loro bersaglio in maniera invisibile ed indolore, colpiscono seminando fallimenti, distruzioni di aziende e successive morti. L’Italia dei suicidi per crisi è al primo posto in Europa, chi decide di farla finita è perché si sono asciugate le loro risorse, una vergogna spesso non sopportata. 

La prospettiva delle privatizzazioni in Italia fu discussa a bordo dello Yacht reale Britannia, il 2 giugno 1992 a Castellammare di Stabia dell’alloro capo storico del PD Romano Prodi e company. La maggior parte delle nostre aziende statali strategiche fu privatizzata, ma la cosa più eclatante fu che tutte le azioni politiche mirarono allo svuotamento completo della sovranità popolare. Fu tutto un complotto che hanno avuto un filo conduttore alcuni personaggi molto influenti della politica italiana che hanno beneficiato per legge vantaggi e risorse dello stato tra cui si ricordano Prodi, Berlusconi, Draghi, Tremonti, Mario Monti, Napolitano, Letta ecc. Il Governo Prodi fu una rivoluzione mediatica che ha svenduto l’IRI (Istituto di Ricostruzione Industriale) che nel suo seno vantava 1000 società, fiore all’occhiello italiano. L’Ente fu smembrato e svenduto dal PD con la complicità del suo presidente pro tempore, che fu il preludio dell’ascesa alla presidenza del consiglio.

Nel periodo dal 1991 al 2001 molte aziende statali sono state privatizzate, tra le quali l’ENI, di cui la Goldman Sachs acquisì l’intero patrimonio immobiliare, e quelle controllate dall’IRI, tra cui la SME (agroalimentare). Tra gli altri avvenimenti da ricordare poi ci sono la liberalizzazione del mercato della luce e gas, e dal punto di vista non prettamente economico, privatizzazione dei servizi dello Stato aprì le porte alla corruzione con la copertura legislativa, il così detto “patteggiamento”, la “scadenza dei termini“ e tante altre privilegi ai delinquenti corrotti e corruttori. Va inoltre sottolineata la legge Gasparre, la così detta “Scadenza dei Termini” che favorì principalmente l’installazione delle antenne nei centri storici degli agglomerati urbani, con la complicità, spesso dell’impiegato infedele o del sindaco corrotto a danno dei cittadini vicini all’emittente del campo magnetico sulla popolazione a rischio, quali vecchi e bambini.

Il diritto alla salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione fu stabilizzato dalla legge 12 febbraio 1968, n. 132 che definì il Servizio Sanitario Nazionale in enti pubblici, ed infine, dopo 10 anni, la stessa la legge venne modificata il 23 dicembre 1978, n. 833 –  gli ospedali di particolare rilevanza e grandezza, furono dotati di una autonomia speciale. Solo con la legge 30 dicembre 1992, n. 502 assunsero la denominazione di Azienda Ospedaliera. La legge 16 novembre 2001, n. 405 – di conversione del decreto legge 18 settembre 2001, n. 347 – prevede la possibilità per le regioni italiane di istituire autonomamente le proprie aziende ospedaliere. Le conseguenze di queste decisioni dello Stato sono inimmaginabili, posti letto molto ridotti compreso personale sanitario nei repart e nei pronto soccorso con interminabile code prima di essere visitati chi ne avesse urgente bisogno. Esami o visite specialistiche, liste di attesa di mesi o di anni. Un favore reso ai medici, radiologi o cliniche private che operano nell’immediato a totale carico del cittadino ammalato. 

Nel periodo del secondo dopoguerra italiano, con il d.lgs. 27 giugno 1946 n. 38, venne istituita l’ANAS, Azienda Nazionale Autonoma delle Strade Statali, come Ente di diritto privato.

La legge sul decentramento e la riforma della Pubblica Amministrazione dello Stato  (legge Bassanini) 15 marzo 1997, n. 59) influenzò profondamente l’ANAS. Il provvedimento introdusse il cosiddetto “federalismo stradale” che diede il via al processo di regionalizzazione di una parte della rete stradale, con conseguente passaggio delle funzioni delegate dall’ANAS agli Enti territoriali. 

Nel luglio del 1993 iniziò ad occuparsi dell’ente la Corte dei Conti la quale, nella relazione generale sul conto consuntivo dello Stato per il 1992, sottolineò diversi segnali di preoccupazione circa la gestione dell’ANAS:  il ricorso generalizzato alla trattativa privata, l’incremento dei residui passivi, la lievitazione dei costi delle opere, la proliferazione delle varianti in corso d’opera, determinò l’aumento delle opere incomplete e conseguenti deragliamenti dei treni e dei ponti che crollano.

La privatizzazione nazionale e l’abolizione del posto fisso, deliberata dal Governo Prodi, portò allo svuotamento degli organici dello Stato e degli enti locali, per favorire la manipolazione dei fondi dello Stato in mano ai privati ed i controlli ai colletti bianchi dai poteri forti.

Tutto quanto descritto sopra ha creato una certa fibrillazione sociale. Il primo segnale è stato l’assenteismo alle Urne, ma non è stato percepito dal Governo e dei Ministri.

Il caso volle, nella primavera del 2020, arriva una Pandemia che trova un sistema sanitario smembrato, incapace di fronteggiare l’emergenza per il diffondersi dell’epidemia Covid 19. Il Governo ha fatto il possibile a colpi di DPCM, quest’ultimo ha fatto scoppiare la guerriglia urbana in molte città italiane in forma di protesta per la chiusura delle attività produttive, un capitolo di storia da iscriversi nell’album della storia del nostro tempo. 

Dobbiamo arrivare alla consapevolezza di dire basta alla fase delle deleghe. Occorre un ritorno alla nazionalizzazione che potrebbe rappresentare la vera strategia di opposizione ad una classe politica in cui versa il paese che ha svenduto e consegnato ad entità sovranazionali dominanti sull’autonomia politica ed amministrativa italiana. 

Carmelo Santangelo

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