A PALERMO MESSA IN SUFFRAGIO DELLE VITTIME PRO REFERENDUM 2 GIUGNO 1946
Nella ricorrenza del 75° anniversario delle vittime protestanti presunti brogli referendarie del 2-3 giugno 1946, vittime provocate dai moti rivoluzionari pro – Monarchici nella città di Napoli, è stata organizzata Il 20 Giugno 2021 a Palermo, sede regionale di Italia Reale, Presieduta dal Dr. Franco Sausa, Consigliere Nazionale di Italia Reale Stella e Corona, una messa in suffragio delle vittime che lottarono per gli ideali della monarchia, nel Santuario S. Maria della Pietà alla Kalsa. La messa celebrata dal parroco don Giuseppe Di Giovanni seguita da una gran folla di fedeli, toccante l’omelia in ricordo delle giovane vite caduti a difesa della sovranità monarchica. Alla cerimonia hanno partecipato anche altre delegazioni; oltre il Cav. Barone Franco Sausa, membro onorario della direzione nazionale di Italia Reale e responsabile di Azione Monarchica Italiana, anche il Dott. Giuseppe Pensavalle De Cristofaro dell’Ingegno, component del direttivo nazionale del partito monarchico Italia Reale – Stella e Corona, con delega rappresentativa del Dr. Filippo Marotta Rizzo, Segretario Regionale di Italia Reale Stella e Corona; l’Ing. Micalizzi, delegato per le Guardie d’Onore al Pantheon di Palermo; l’Avv. Katia De Luca, monarchica di Bologna, assieme alla Dott.ssa Beatrice Valentino, Delegata delle Guardie al Pantheon di Bologna; la Dott.ssa Marisa Elena Lapiana.
Al giovane Pensavalle il compito di leggere il seguente messaggio di saluto di S.A.R. Vittorio Emanuele di Savoia e Principe di Napoli:
“Innalziamo, commossi, il nostro pensiero a quanti, Cittadini inermi, colpevoli solo di avere manifestato democraticamente la loro fedeltà alla mia Casa, tra le vie della mia CittàNatale, quando la cieca violenza di un Reparto della Celere, travolse e spense la vita di oneste Persone, alcune giovanissime. Ricordiamole insieme:Ida Cavalieri (19 anni); Vincenzo Di Guida (20 anni); Gaetano D’Alessandro (16 anni); Mario Fioretti (21 anni); Michele Pappalardo (22 anni); Francesco D’Azzo (21 anni); Guido Beninati; Felice Chirico; Carlo Russo (14 anni); e Ciro Martino. La studentessa Ida Cavalieri, unica donna caduta manifestando travolta da un’autoblindo delle forze dell’ordine, fu reso particolare onore, la bara avvolta con un tricolore con la corona sabauda,
I loro cari Nomi risuonino, oggi, come monito solenne che ci impegna ad una vita coerente al servizio della Patria, senza nulla chiedere“
F.to Vittorio Emanuele di Savoia.
LA STORIA RACCONTA: Il referendum istituzionale svoltosi il 2-3 giugno 1946 ha eletto la repubblica contro quella monarchica, ma si ebbero polemiche e manifestazioni in tutta Italia per sospetto di brogli nella conta delle schede dei votanti. A Napoli, città con un’elevata percentuale di popolazione di fede monarchica, la notizia dei risultati del referendum accese gli animi e si registrarono scontri di strada fra monarchici, repubblicani e Forze dell’Ordine.
La sera del 7 giugno, durante una pacifica manifestazione, una bomba lanciata da una mano ignota, vicino alla chiesa di Sant’Antonio, colpì un gruppo di giovani monarchici. Il giorno successivo si diffuse la voce, rivelatasi poi completamente infondata, di un arrivo a Napoli di Umberto II, deciso a battersi per la monarchia. La notizia agitò la città e si formò un grande corteo monarchico che si scontrò con un blocco di ausiliari di pubblica sicurezza inviati dall’allora ministro dell’interno Giuseppe Romita per calmare gli animi e controllare la situazione. Nello scontro morì, colpito alla testa, il quattordicenne Carlo Russo; la situazione non degenerò ulteriormente solo grazie all’intervento dei Carabinieri. L’8 giugno continuarono gli scontri con le forze di pubblica sicurezza, rimase ucciso il sedicenne Gaetano d’Alessandro.
L’11 giugno, a Napoli, mentre si attendeva la proclamazione ufficiale dei risultati del referendum, si ebbero gli scontri più gravi in via Medina: sede del Partito Comunista Italiano. Quel giorno il partito esponeva, oltre alla bandiera rossa con falce e martello, anche una bandiera tricolore priva dello stemma sabaudo. Un corteo monarchico cercò di assaltare la sede del PCI per rimuovere il tricolore esposto, ma venne bloccato da un cordone della polizia che cercava di mantenere l’ordine pubblico: alla fine della giornata si contarono i morti, nove manifestanti monarchici e una cinquantina di feriti. Ecco i nomi, citati nel messaggio di S.A.R. Vittorio Emanuele di Savoia.
La notte del 12 giugno il governo si riunì su convocazione di Alcide De Gasperi. Costui aveva ricevuto in giornata una comunicazione scritta dal Quirinale nella quale il re si dichiarava intenzionato a rispettare il responso degli elettori votanti, nel rispetto, naturalmente, secondo quanto stabilito dal giudizio definitivo della Corte di Cassazione. In quell’occasione fu dato molto risalto alla celebre frase del leader socialista Pietro Nenni: «o la repubblica o il caos!»), mentre, nello stesso tempo, era necessario far fronte alle crescenti proteste dei monarchici, come quelle represse sanguinosamente il giorno prima a Napoli.
Il giorno successivo l’ex re Umberto II lasciò l’Italia, andando in esilio in Portogallo, risparmiando agli oppositori un bagno di sangue.
Carmelo Santangelo