A proposito di “odiare l’odio” di Walter Veltroni.
“Odiare l’odio” è l’ultimo libro di Walter Veltroni. in estrema sintesi, spiega l’ex segretario del partito democratico, l’odio che pervade la nostra società è una temibile patologia, che può scatenare una incontrollabile violenza
. Compito della politica sarebbe di sradicare questa mala pianta, che risiede nel l’ingiustizia sociale. Ma la politica non si è dimostrata fin’ora all’altezza di questa nobile missione.
Elementare Watson! Come non condividere questa ovvia considerazione, che sembra uscita dal balcone di piazza San Pietro nell’omelia papale della domenica.
Ora se diamo uno sguardo alla storia millenaria del genere umano, vediamo che l’odio sociale c’è stato sempre, così come sempre c’è stata la politica. L’odio c’è stato sempre perché, come forse ammetterebbe anche Veltroni, c’è stata sempre ingiustizia sociale, e la politica c’è stata sempre perché essa consiste nel fare scelte, e in ogni momento noi facciamo delle scelte, anche quando scegliamo di non fare niente.
E quali scelte ha fatto la politica nella millenaria storia dell’uomo? Tomasi di Lampedusa direbbe: “ha scelto di cambiare tutto, per non cambiare niente[..]” Sì dirà, questo vale per la mentalità fatalista dei siciliani, che rinunciano a cambiare perché sono pigri. In realtà, si dirà, molte cose sono cambiate in campo sociale: la schiavitù è stata abolita, almeno ufficialmente; il diritto di voto è diventato universale; in democrazia possiamo esprimere liberamente la nostra opinione. Tutto vero: ma tutto questo è bastato per affermare che in qualche momento, da qualche parte, è stata raggiunta la piena giustizia sociale?
La democrazia c’è l’hanno insegnata gli antichi ateniesi ed effettivamente ad Atene i cittadini potevano dire la loro in assemblea, anche per decidere sulla pace e sulla guerra. Ma nonostante ciò, ad Atene c’era una fortissima ingiustizia sociale: c’erano gli schiavi, i poveracci, e i ricchi proprietari. Tralasciando che comunque I nullatenenti e i non cittadini non potevano votare.
Le due più grandi rivoluzioni del recente passato, quella francese e quella russa, hanno vinto promettendo un mondo di uguaglianza e, appunto, di giustizia sociale. Ma dopo la rivoluzione francese è arrivato al potere Napoleone, che ha sistemato tutti i suoi parenti, e non ha certo eliminato le diseguaglianze. E dopo la rivoluzione russa, alla vecchia classe di privilegiati, i nobili, si è sostituita una burocrazia di partito che si è presa tanti piccoli e grandi privilegi, fra cui il piacere di costruirsi e portare all’estero ingenti capitali.
Moltissimi protagonisti della storia hanno lottato in nome della giustizia sociale, fra questi molti dittatori, ma dopo che hanno vinto il conto in banca di pochi è rimasto altissimo, e altissima la differenza sociale con tanti.
L’odio è rimasto, accanto alla differenza ingiustificata, e sempre è stato sgradito ai potenti, che temono che l’odio possa minacciare la stabilità del loro potere. Come ha cantato Enzo Iannacci, ” per non dispiacere al padrone il servo deve sorridere e cantare”.
Però la politica le sue scelte le ha fatte, e anche quando non ha fatto niente, ha scelto, appunto, di non agire.
Ma allora, come dovrebbe essere una politica veramente all’altezza della situazione? Dipende!
Per quelli che hanno mantenuto il loro potere, i loro denari, la politica ha svolto una parte della sua missione. E così anche per quelli che il loro potere lo hanno costruito. Ma questa “missione” la politica l’ha svolta solo in parte, perché se da un lato è riuscita a tutelare il potere di pochi, non è stata affatto capace di eliminare un odio sociale di fondo, tranne per qualche breve momento, durante i giochi del Colosseo, o dopo che la squadra del nostro cuore ha vinto….
Ora Veltroni chiama la politica a completare il suo lavoro, eliminando l’odio. E vissero tutti felici e contenti!
Il fatto è che per vincere l’odio non basta la tecnica imbonitrice tipica della propaganda mediatica. Non basta dire: “vogliamoci bene”, o puntare il dito accusatore solo su quelli che odiano. Bisogna capire dove stanno concretamente le radici dell’odio, e soprattutto agire coerentemente per eliminarle. E qui casca l’asino. La storia dell’umanità è fatta di denunce dell’ingiustizia sociale, denunce che però sono rimaste tali, salvo a scoprire che per quelli che le facevano era solo un mezzo per fare fuori gli avversari politici, o per rendersi essi stessi artefici di nuove ingiustizie.
Possiamo essere più ottimisti per il futuro? Chissà! Una lezione sicura della storia è che l’odio sociale ad odiarlo sono stati soprattutto i potenti, e a temerlo.