BEHNAM FANAEYAN
ARTE E DIRITTI UMANI, UNA BATTAGLIA LEGALE VINTA IN ITALIA.
L’arte come risposta alla violenza e come mezzo per arrivare alla pace ed all’unità tra gli uomini.
È difficile sintetizzare l’entusiasmo culturale di Behnam Fanaeyan ma senza dubbio le parole chiave arte, pace, umanità sono quelle che caratterizzano la missione artistica di Behnam. In Italia dal 1979 a seguito dalle rivoluzione islamica in Iran, Benam si occupa del settore dei tappeti da designer, importatore e produttore. L’appartenenza alla religione Baha’i minoritaria nel paese di origine rende necessario il trasferimento in Italia, in quanto il regime avvia una politica di persecuzione religiosa. Behnam tiene molto al termine “persiano”, rivendicando la discendenza, in quanto discendente da Ciro il Grande, sovrano persiano e antesignano dei diritti umani.
A lui è attribuito il famigerato cilindro risalente a circa 2500 anni fa considerato la prima carta dei diritti umani. La prima testimonianza scritta di valori come la libertà religiosa, la volontà di abolire la schiavitù. La testimonianza di Behnam rappresenta in qualche modo la prova che certi valori sorpassano le barriere del tempo e che certe affermazioni di diritti non sono conquiste definitive ma tesori da difendere costantemente.
Behnam ha scelto di organizzare delle mostre, di farsi mecenate in modo di dare voce a coloro che in Iran, in quella che lui rivendica come sua patria, non possono esprimersi. Artisti a cui è impedito di manifestare il proprio estro e la propria ideologia.
Una spinta solidale che lo ha visto aiutare concretamente gli artisti Amir e Vishka anche ospitandoli a casa propria. Ma come loro tanti altri.
Una risposta alla violenza ed alla discriminazione politica, religiosa, sessuale, una risposta forte ma fatta di …arte. L’arte come strada per la libertà, artisti che portano le proprie opere in giro per l’Italia, una mostra presentata da Vittorio Sgarbi e che ha ricevuto unanimi apprezzamenti.
Diverse sono le personalità della cultura che Behnam ha avuto modo di conoscere e con cui ha instaurato un rapporto di amicizia, Lucio Dalla e Franco Battiato tra gli altri. Una storia di luci e ombre quella di Behnam, costretto a difendersi anche dall’accusa di truffa e appropriazione indebita, un’accusa per cui le autorità italiane hanno chiesto il rimpatrio. La concessione dello status
di rifugiato ha però impedito il suo ritorno forzoso in Iran, dove avrebbe subìto atti persecutori a causa del suo orientamento religioso e della propria attività in difesa dei diritti umani. Una storia a lieto fine, come quelle che si rispettano. Una storia in cui diritto, solidarietà, arte, fratellanza, libertà sono colori dello stesso disegno: la pace tra gli uomini. E sfuggono al concetto di limite sia nel tempo che nello spazio. Proprio a proposito di umanità, la metafora più azzeccata è quella di Behnam: siamo fuori di colore diverso ma dello stesso giardino.
Alfonso Gelo