BUONASERA GIUDICE
[..] HA UNITO IL NOSTRO PAESE DA NORD A SUD
Sono le parole di uno studente di una scuola di Milano, dove lo scorso 15 dicembre il dott. Roberto Di Bella, attuale Presidente del Tribunale dei minorenni di Catania, ha tenuto una web conference con gli studenti, spiegando il fenomeno della ndrangheta e la genesi del suo progetto “Liberi di Scegliere”.
I suoi venticinque anni di esperienza al Tribunale dei minori di Reggio Calabria, con i figli delle famiglie della ndrangheta, vittime del loro stesso sistema mafioso a circuito chiuso, sono stati il punto di partenza del progetto che ha dato loro l’opportunità di conoscere e scegliere una vita “normale”.
Dopo il convegno con gli studenti, ecco la grande soddisfazione per il Presidente. Il messaggio di uno studente, il feedback dell’incontro che ha suscitato curiosità ed interesse a saperne di più.
“ Con la presente ci tenevo dunque solamente a ringraziarLa per il suo intervento il quale non solo mi ha dato la possibilità di conoscere nuovi aspetti di cui non ero a conoscenza per quanto concerne la criminalità organizzata ma ha saputo anche dare consapevolezza a me ed ai miei compagni circa un fenomeno che purtroppo viene considerato lontano da noi pur essendo così vicino”.
Il segno è stato tracciato. I ragazzi, oggi più che mai, hanno bisogno di conoscere una realtà che non ha più differenze territoriali e di essere seguiti in un percorso di legalità che possa sensibilizzare sè stessi e di riflesso tutta la comunità.
Il messaggio continua con una riflessione matura e di prospettive future:
“Grazie a questo incontro, che mi ha dimostrato quante soddisfazioni possa conferire un progetto così ampio, si è radicato ulteriormente in me il senso di giustizia e la volontà di intraprendere un percorso sempre più orientato verso la magistratura e la legge che possa permettermi, in un futuro prossimo, di portare avanti quanto fatto di buono fino ad ora”.
Il seme della legalità darà sempre buoni frutti. Del resto l’articolo 2 della Costituzione, nella fattispecie, richiama la comunità al dovere inderogabile di solidarietà sociale. Ciò significa che tutti siamo chiamati ad intervenire al recupero del soggetto debole e solo con la cultura della legalità, della rieducazione, del perdono responsabile e del reinserimento, potremo restituirgli dignità sociale.