C’è ancora Vita? Pare di sì….
In Appendice: intervista alla Sig. ra Daiana Cavallo, Coordinatrice Regionale per la Campania di Partite Iva Federate P.I.F. e Segretaria Comunale di Somma Vesuviana (NA) del partito Confederazione Movimenti Identitari, aspirante sociologa.
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E di venerdì 29 dicembre 2023 la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’annuncio della proposta di legge di iniziativa popolare, fatta ai sensi dell’Art. 71 della Costituzione italiana.
Fatta di 4 articoli una delle proposte è quella di prendere i fondi per il reddito di maternità e per il sostegno alla disabilità grave, al momento 5 miliardi di euro, dai 15 miliardi previsti per la spesa in armamenti e difesa militare.
Comunque la si pensi quello dell’aborto è un tema scottante cui molti giornalisti, politici, professionisti si sono spesso interessati a altri livelli e che, al solo suono della parola, crea una divisione fra “pro” e contro” senza che si cerchi saggiamente di affrontare una questione che, come tutte le questioni, cela una verità da ricercare con pazienza ed onestà intellettuale.
C’è da aggiungere che fra i lettori di questo articolo il 100% ha avuto la fortuna di una madre che lo/la ha messo al mondo.
Al netto di queste considerazioni che possono a primo acchito apparire veramente filosofiche c’è da dire che, con buona pace dei progetti di Soros e Gates, l’aborto è qualcosa che uccide l’economia di un territorio.
Una delle proposte che da questa testata giornalistica chi scrive intende fare consiste in un bot di 100.000 € a bambino che frutti 5.000 € annui. Gli effetti spirituali, mentali e materiali sui territori e sugli abitanti sarebbero di grande rilievo.
In un sistema economico che non vedesse le imprese e le famiglie con una tassazione delinquenziale (come quella italica) nel quale i cittadini fossero invogliati a dare e ricevere in maniera trasparente; con uno Stato che desse servizi sufficienti; l’economia non sarebbe in netta espansione…con i posti di lavoro che aumenterebbero?
Da queste poche righe venute fuori da un dialogo telefonico intercorso con l’amico ed esimio professore Canio Trione di Bari. emerge come un approccio ai temi etici, scevro da ideologie e che guardi alla sostanza delle cose e alla espansione anche economica è ancora possibile.
Il pensare la morale scissa dall’economia, e questa scissa dalla politica e così via… rappresenta una deviazione tipicamente occidentale: laddove, mentre in “occidente” si pensa per separazione “io ho un fratello, io ho un amico io ho una mano, in “oriente” si pensa per unione “io sono mio fratello, io sono il mio amico, io sono la mia mano”.
Ecco che con questo approccio molte liti, molte guerre, dualità e divisioni possono essere ricomposte.
E forse giunto il momento di chiarirsi confrontarsi e di ritornare all’unità.
Domanda finale al lettore: se io mi mettessi al posto di un bimbo – embrione cosa penserei se dovessi essere essere abortito? Se percepissi l’intenzione di mia madre di togliermi la vita vorrei venire alla luce e dirle che non sono d’accordo? E tutte le volte in cui lascio che questo accada in coscienza come mi sento?
Quali sono conseguenze psicologiche dell’aborto sulla donna. Quali le alternative?
Tutte domande da farsi e fare certamente; almeno per potere aggiornare una legge che, paradossalmente e per le ragioni che precedono, appare desueta e fuori luogo.
L’INTERVISTA
Signora Cavallo:
• come vede in questo momento storico, in Italia la situazione delle donne, madri e lavoratrici?
R. La società è cambiata: oggi si entra più tardi nel mondo del lavoro; più tardi si crea famiglia e difficilmente una donna diventa madre prima dei 34 anni. Molte donne lavorano sia per scelta che per necessità economica, non avendo servizi all’infanzia e sostegni economici adeguati per fra conciliare il ruolo di madre/lavoratrice; anche per questo spesso ad avere un solo figlio. Nei nostri territori ci sono ancora poche strutture e quelle presenti hanno orari obsoleti, non concilianti con orari lavorativi.
• Quali interventi propone per risolvere le questioni da Lei poste?
R. Proporrei un reddito per le madri casalinghe: non è giusto chiedere a queste donne di fare più figli, trascorrere gli anni di maggiore produttività lavorativa a casa ad accudire figli, senza accumulare contributi per eventuale pensione, per ritrovarsi, poi, disoccupate e senza pensione successivamente; e, poi, in caso di separazione pesare sulle spalle altrui, che ha il diritto di rifarsi una vita.
Servirebbero, poi, investimenti per i servizi all’infanzia, come nidi aziendali, nidi pubblici e privati anche con maggiori flessibilità di orari.