Chicago capitale mondiale della Pizza
La scorsa settimana, leggendo un giornale, sono quasi caduto dalla sedia.
La notizia riportata era a dir poco scioccante.
Chicago diventa capitale mondiale della Pizza…
La prima cosa che ho pensato è meglio non riportarla, la seconda è questa che segue.
Come mai una città statunitense pensa di essere la capitale della pizza?
Lo sanno a Chicago che la Pizza Napoletana è stata dichiarata Patrimonio dell’umanità Unesco? Lo sanno che l’arte del pizzaiolo Napoletano è stata dichiarata,sempre dall’Unesco, Patrimonio immateriale dell’umanità?
Gli Stati Uniti esistono da poco più di due secoli, quando sono nati, probabilmente, nel mondo c’erano già decine di pizzerie Bella Napoli.
Sappiamo per certo che la prima traccia scritta della parola Pizza è su un contratto di Affitto di un mulino.è del 997 d.C. Fu redatto a Gaeta in latino volgare.
L’etimologia della parola pizza dovrebbe derivare dalla storpiatura della parola Pitta, anche se le ipotesi sono molte, e a secondo della corrente di pensiero, l’origine potrebbe essere greca, araba, normanna, longobarda, etc.
La creazione della prima pizza non è possibile stabilirla, anche perché l’uomo panifica fin dal neolitico è quindi difficile stabilire chi abbia cotto per la prima volta una pagnotta piatta, condita.
La pizza come la conosciamo oggi, la dobbiamo a varie evoluzioni avvenute nel corso dei secoli.
La prima la si deve agli Egizi che hanno scoperto il lievito.
Alcune recenti scoperte però, hanno appurato che, anche in Sardegna, più di 3000 anni, fa si usava far lievitare gli impasti a base di farina prima di cuocerli.
La seconda la si deve agli antichi Romani, i quali, hanno iniziato a cuocere dei dischi di pasta che venivano poi riempiti con vari condimenti.
Siamo però ancora lontani dalla pizza “moderna”.
Un ulteriore avvicinamento avviene intorno al ‘500, quando nel Regno di Napoli si diffonde il consumo di una Pizza ritenuta la mamma delle pizze di oggi.
La Pizza alla “Mastunicola” farcita con strutto, formaggio, basilico e pepe.
Il successo di questo alimento va oltre le differenze sociali dell’epoca, piace sia al popolo che a corte.
Dopo la Mastunicola, si diffuse la Pizza coi “Cecinielli” che sono dei pesciolini ovvero i Bianchetti.
In quegli anni, 1535, il poeta Benedetto di Falco, nella sua “Descrizione dei luoghi antichi di Napoli” scrive che “la focaccia in napoletano è detta pizza”.
Per vedere il pomodoro sulla pizza, bisogna aspettare la seconda metà del ‘700.
Il pomodoro fu importato dalle Americhe e non riscosse un immediato successo, anzi, la sua diffusione fu osteggiata a causa di credenze e superstizioni.
Le prime pizze col pomodoro furono la Marinara e la Margherita (anche se non ancora con questo nome).
Ne troviamo traccia nel libro del 1858 di Francesco de Bourcard “Usi e Costumi di Napoli”
dove descrive le due pizze sopracitate e spiega anche come si prepara il Calzone, e, nel libro
“Il Corricolo” di Alexandre Dumas Padre, dove, il creatore dei 3 Moschettieri, scrive che
“la Pittia è schiacciata di pane di diverse grandezze a seconda del prezzo, che viene farcita in vari modi”.
Anni dopo, la pizza con pomodoro, mozzarella e basilico, venne preparata in onore della Regina Margherita di Savoia da parte del famoso pizzaiolo Salvatore Esposito.
Egli la dedicò alla sovrana, nel 1889, in occasione della sua prima visita a Napoli.
La pizza condita con pomodoro, fior di latte e basilico, presentava gli stessi colori della neonata bandiera Italiana.
Da allora questa pizza si chiama Margherita, in suo onore.
Esistono molte preparazioni similari, alla pizza, fra queste ricordiamo la Focaccia, la Pita Greca, il Pistocu Sardo, il Paratha Indiano, il Naan Asiatico.
La diffusione della Pizza è un fenomeno parallelo all’emigrazione.
Grazie alle persone che dall’Italia, sono emigrate in giro per il mondo, la pizza ha raggiunto ogni angolo del globo.
Anche negli Stati Uniti è giunta cosi.
La pizza è arrivata in America verso la seconda metà dell’ottocento.
La preparavano gli immigrati, sopratutto Napoletani, e la vendevano per le strade, tenendole al caldo dentro a dei grossi contenitori cilindrici di Rame.
Sono cresciuto nell’area della città metropolitana di Napoli, e, da ragazzo, davanti scuola la mattina, la merenda, di solito, era la pizza comprata da una simpatica vecchina che ancora le vendeva utilizzando la pentola di rame.
Una volta se l’impasto avanzava la sera, non lo conservavano, preparavano delle pizze Semplici condite solo con pomodoro, olio e basilico, le mettevano una sull’altra in queste pentole cilindriche di rame e la mattina le vendevano ancora calde.
Il sapore di quelle pizze resta per me inimitabile.
Tornando al motivo dell’articolo, le città statunitensi dove la pizza è più diffusa sono quelle con la più forte presenza italiana ovvero New York, Chicago e Philadelphia.
Gli Americani considerano la Pizza come un loro prodotto.
Un famoso attore italo-americano diceva che la domanda che più lo faceva arrabbiare era quando gli chiedevano “How do you say in italian pizza?”
ovvero Come dite pizza in italiano?
A dimostrazione che gli americani considerano la pizza un loro prodotto tipico.
Si potrebbe scrivere tanto sulla differenza fra la pizza americana e la pizza nostrana.
A parte quelle nella scelta dei condimenti, la differenza sostanziale sta nell’impasto.
Qui da noi il pizzaiolo, oggi, è un alchimista che sperimenta fra percentuale di idratazione dell’impasto e ore di lievitazione e maturazione, al fine di ottenere una pizza buona, ben lievitata e digeribile.
La ricetta della pizza napoletana ha una disciplinare dove tutto è codificato, anche la temperatura del forno che deve essere di 485°C.
La pizza Americana è più che altro un fenomeno commerciale che muove 35 miliardi di dollari l’anno.
La pizza simbolo di Chicago è la Deep Dish Pizza, dall’aspetto più vicino ad una crostata al pomodoro che ad una pizza classica.
Non voglio peccare di campanilismo, quindi, vi prometto che, appena apriranno la prima pizzeria Bella Chicago in Italia, andrò ad assaggiarla e la giudicherò senza condizionamenti di sorta.
Nel frattempo, penserò a loro ogni volta che mangerò una pizza, del resto chi è che non pensa a Chicago ogni volta che mangia una pizza?
Giorgio Ruggiu.