CRESCE L’ALLEANZA DEL PARTITO ITALEXIT PER L’ITALIA
La provincia di Catania si pregia di ben tre circoli Italexit, dopo quello di Catania e Jonico che raggruppa (Giarre, Riposto, Mascali e Fiumefreddo), il giorno 17 luglio 2021 è stata la volta dell’inaugurazione del Circolo dei Paesi Etnei sito nel comune di Tremestieri Etneo via Etnea 319. Il taglio del nastro affidato all’Avv. Luigi Savoca, coordinatore Regionale, che dopo il suo intervento ha ringraziato gli intervenuti, coerenti di un’azione collettiva per la crescita di una squadra operativa per il bene del paese. Essi sono: Santo Musumeci, coordinatore provinciale; Marco Emanuele, Vice coord, Prov.le; Giuseppe Indorato, Direttivo Regionale; Ketti Rapisarda, Direttivo Reg.le e coord.ce circolo Paesi Etnei; Michela Cristaldi, coord.ce prov.le tesseramento ITALEXIT Sicilia, Candido Francesco, Candidato Sindaco ItalExit Giarre e Claudio Samuele Schillaci, addetto ai rapporti sociali. Gli oratori ognuno ha espresso il suo pensiero che nel suo complesso si potrebbe riassumere come un messaggio d’allarme, un futuro senza futuro per i giovani che si affacciano alla vita, cioè una vita incerta per i nostri figli e nipoti a causa delle imposizioni delle leggi della Comunità Europea che, tra l’altro, si è appropriata della sovranità del popolo italiano.
Chi ricorda l’Italia prima degli anni novanta, quando in Italia era tutto made in Italy, non può che provare tanti rimpianti. Oggi sembra che lo stato italiano ha preso uno scivolone verso l’Europa, e con esso verso la Cina comunista, e dimentica il sangue versato dagli alleati per la cacciata della dittatura fascista, nemmeno la sovranità popolare sembra essere privilegiata e impone obbedienza alle molteplici leggi europei di natura fiscale, ambientale ed amministrativa.
A parte il fatto che quell’Italia che alcuni ricordano è scomparsa da lustri ricordi. Uno dei miei tanti rimpianti è il pensiero che i giovani non potranno mai vedere l’Italia che ho conosciuto fino agli anni novanta, da quando si sono insediati i grandi manovratori della politica europeista, essi sono in una prigione che non ha muri né sbarre, né voce per gridare “ORA BASTA”.
Il disastro della privatizzazione nell’ente pubblico furono realizzate in Italia tramite opportuni decreti del grande personaggio degli affari europei Romano Prodi, PD ex presidente della Commissione Europea e presidente del consiglio dei ministri della repubblica italiana e dei suoi uomini collaboratori, Scalfaro, Veltroni, Dini, Dalema, Napolitano, Rutelli, Letta, Bersani, La Fornero, personaggi che, c’è chi li chiama onorevoli e c’è chi li chiama padrini, bravissimi perché hanno cambiato la forma societaria delle aziende statali sulla base delle disposizioni dettate in materia di trasformazione degli enti pubblici economici contenute nell’art. 1 del D.L. 5 dicembre 1991 n. 386, convertito nella legge 29 gennaio 1992 n. 35, Fu un provvedimento del disastro sociale, che ha prodotto la cancellazione del posto fisso, il quale sarebbe stato la garanzia per le giovani coppie per contrarre matrimonio, fare figli, comprare casa, macchina per recarsi al lavoro, ed ha creato povertà esponenziale. A tutto questo si aggiunge il nuovo campo di battaglia, la questione lavoro chiamato mercato libero, organizzazioni mediatiche che fungono, attraverso le banche, da quartiere generale che speculano, individuano il loro bersaglio in maniera invisibile ed indolore, colpiscono seminando fallimenti e morti per disperazione. L’Italia è al primo posto in Europa per suicidi di imprenditori dopo il fallimento, eppure a questi personaggi si intitolano strade o piazze. Papa Francesco in una delle sue Encicliche incitava i giovani ”non fatevi rubare la speranza” ma la speranza glie l’hanno già rubata. Oggi, sembra un assurdo, gli organici degli enti pubblici sono tutti vuoti ed i servizi sociali affidate alle cooperative, enti partecipate, ditte a vario titolo.
Mi chiedo: l’Italia dov’è?
La prospettiva delle privatizzazioni in Italia fu discussa a Castellammare di Stabia a bordo dello yacht Real Britannia, il 2 giugno 1992.dell’allora capo di governo Romano Prodi e dei suoi Ministri. La maggior parte delle nostre aziende statali furono privatizzate, ma la cosa più eclatante fu che l’IRI, (Istituto di Ricostruzione Industriale) che nel suo seno vantava oltre 1000 società, fiore all’occhiello italiano, fu smembrata e svenduta con la complicità del suo presidente storico Romano Prodi, per il quale fu il preludio dell’ascesa alla presidenza del Consiglio. Tra le aziende di maggiore rilevanza che in quel periodo furono privatizzate ricordiamo l’ENI, di cui la Goldman Sachs acquisì l’intero patrimonio immobiliare e quelle controllate dall’IRI, tra cui la SME (Agro Alimentare), tra gli altri la liberalizzazione della luce e gas. Il diritto alla salute sancito dalla Costituzione (Servizio Sanitario Nazionale) con diversi passaggi legislative gli ospedali minori furono chiusu, gli altri furono dotati di autonomia speciale con la denominazione di “Azienda”. Lo stesso dicasi per la trasformazione delle Ferrovie dello Stato in “Azienda” lo stesso dicasi dell’ANAS. svenduta alla Benetton (ristoratori delle autostrade) con le conseguenze che tutti conosciamo: treni che deragliano e ponti che crollano.
Lasciamoci prendere dagli imbrogli, le cosidette giochi di parole: Le Ong. che vanno a prelevare gli immigrati in alto mare pagati a caro prezzo dalla Comunità Europea, poi ci dicono: ”Li abbiamo salvati”; così come i nostri militari mandati in guerra nell’’Afganistan ed altri paesi dell’Africa, che è costato la vita a 53 ragazzi, poi la chiamano missione di pace. La carta Costituzionale violentata continuamenti, un articolo dice che il matrimonio si costituisce tra un uomo e una donna, oggi si sposano uomo con uomo o donna con donna e poi la chiamano “diritti civili”. La quota 100 che manda in pensione i lavoratori a vecchiaia avanzata, un traguardo soltanto per pochi, ma non per tutti. Un’Italia disperata che cerca ma non trova lavoro. Una condizione di vita sottaciuta dalle famiglie, delusi dalle loro aspettative, queste e tante altri provvedimenti antisociali ci invogliano a dire ORA BASTA.
A questo punto è veramente auspicabile uscire dall’Unione Europea, così come ha ben spiegato durante il suo intervento l’Avv. Savoca, visto in danno della moneta unica, il mercato libero, l’accoglienza. Ben fatto il Regno Unito, che con coraggio ha detto basta all’accoglienza dell’immigrazione clandestina imposta dalla Comunità Europea e di versare soldi per averne rimborsate la metà per opere pubbliche od altri motivi istituzionali.
Dobbiamo arrivare alla consapevolezza di dire basta alla fase delle deleghe, occorre un ritorno alla nazionalizzazione che potrebbe rappresentare la vera strategia di opposizione ad una classe politica perversa e scandalosa che ci ha consegnati ad entità sovrannazionali.
Carmelo Santangelo