Federica Nardo: “Una siciliana alla corte di Napoleone”
Classe 1992, nativa di Avola, la cittadina in provincia di Siracusa nota soprattutto per la sua alta pasticceria, il suo celebre vino, il dolmen rinvenuto nel 1961, e, purtroppo, i sanguinosi scontri del 2 dicembre del 1968.
“Ma ad Avola – ci racconta ella stessa – sono nata solo per ragioni logistiche”.
Federica, infatti, è cresciuta fra Pachino e Catania e si è “goduta” la Sicilia fino al completamento della maturità classica.
“ La mia infanzia in Sicilia – ci tiene a precisare la giovanissima scrittrice siciliana – è stata essenziale per la mia formazione . Pachino è un paese ricco di storie e leggende, a volte con connotazioni magiche. Il mio momento preferito della giornata era quando d’estate, la sera, seduti sotto il grande albero di carrubo della nostra villetta vicino al mare di Vendicari, mio nonno materno si accomodava vicino a me e giocavamo a briscola e, nel frattempo, fino a tardi, mi raccontava tutte le storie sul paese che conosceva, spesso arrivate a lui dai suoi avi, con tanto di imitazione della voce dei vari personaggi. Il tutto ovviamente incorniciato dalla favolosa musicalità del nostro dialetto, che è un po’ una mescolanza tra maltese, arabo, francese e italiano.”
Ma non è solo il nonno, coi suoi racconti, ad affascinare la piccola Federica e ad avviarla inconsapevolmente verso la passione per la lettura e scrittura.
Federica ha anche la fortuna di poter divorare i libri della fornitissima biblioteca della zia, ricca di classici, sempre a Pachino.
E in quella biblioteca privata impara anche leggere a soli quattro anni e mezzo.
Poi, una sera, intorno ai dieci anni, il suo incontro con Napoleone Bonaparte.
“ Guardavo una fiction in tv e restai folgorata dalla storia di quell’uomo”. E da quella sera decise che doveva saperne di più .
“Possiamo dire che Napoleone è diventato, negli anni, un po’ il mio migliore amico, compagno delle letture in cui mi immergevo. Ho persino letto la sua autopsia. Da lì mi appassionai anche a tutto ciò che era Francia e francese: molti testi su Napoleone non si trovano in italiano, quindi iniziai a studiare francese già alle scuole medie a Catania, dove nel frattempo mi ero trasferita con la mia famiglia, costringendo i miei genitori a trovare una scuola che permettesse di impararlo insieme all’inglese. Decisi che la Francia era il mio futuro, io volevo rivivere la storia di quell’uomo che, libro dopo libro, scoprivo essere non quel freddo conquistatore divorato dalla mania di grandezza, ma un uomo con le sue fragilità, a tratti persino dolce e con il grande ideale di voler rendere l’Europa un’unica nazione, sotto la bandiera della libertà, uguaglianza e fratellanza, sotto una legge uguale per tutti dettata dal suo Codice Civile, con un’unica moneta e con idee illuministiche”.
Nel frattempo aveva finito gli studi liceali e decide di trasferirsi a Firenze, dove ha la possibilità di seguire un corso sperimentale di Giurisprudenza, con doppia laurea italo-francese, con biennio in Toscana e il restante triennio alla Sorbonne.
“Da questa occasione, presa al volo, si aprirono le porte sulla vita vissuta di Napoleone”.
Così comincia a visitare con l’assiduità della studiosa appassionata, tutti i luoghi in cui Bonaparte aveva passeggiato, dormito, preso decisioni di stato e un po’ per volta scopre un Napoleone diverso da quello che ci viene raccontato nei libri di scuola italiani”.
E nasce Neve, il suo primo romanzo, uscito nel 2014, in cui le vicende dell’Imperatore si intrecciano con quelle della protagonista del racconto, la giovane contessa Nives De Morin. “Era un gioco… un gioco che finì in una pubblicazione molto apprezzata”.
“Decisi quindi di continuare e iniziai la stesura di Mare, uscito lo scorso dicembre. In questa mia seconda pubblicazione ho curato molto più l’aspetto psicologico dei personaggi, Nives De Morin tira fuori il vero animo del condottiero, passato dalla reggia al triste esiglio, per parafrasare Manzoni, un uomo che si trova ad affrontare persino coloro che credeva amici, subendo, lontano dalla sua patria, la morte della sua amata Josèphine e la negazione del suo ruolo di padre: dal 1814 non rivide mai più il suo legittimo erede”
Federica Nardo decide allora di rendere ancora più meticolose le sue ricerche. Si reca e resta molto tempo nell’isola d’Elba proprio
per cercare nuove tracce della sua vita in quel suo primo esilio.
“Sono rimasta incantata e adesso sogno di andare a Sant’Elena.”
Ciò nonostante non dimentica mai la sua Sicilia e trova sempre in modo, fra un viaggio e l’altro, di tornare a Catania,
“ In uno di questi miei rimpatri, ho avuto occasione di prendere parte alla prima edizione dell’Italian Book Challenge, il campionato italiano dei lettori: la sfida consisteva nella lettura di 50 libri delle categorie più disparate in circa 9 mesi; così coadiuvata anche dai buoni consigli di lettura donati dalle sorelle Sciacca della Libreria Vicolo Stretto, mi sono classificata terza con il titolo di Megalettrice Nazionale. In Sicilia ho avuto anche il piacere di poter fare da relatrice ad una delle mie migliori amiche, Valeria Biuso, catanese anche lei e autrice del romanzo “Anche la morte ascolta il jazz edito” anch’esso dalla Ianieri Edizioni in occasione delle presentazioni per la promozione del romanzo.
Ora, dopo quanto ho scritto finora, non vi resta che leggere i suoi romanzi: Neve e Mare, per ora, aspettando i prossimi libri di una autrice così giovane che ha tanto da raccontare ancora a tutti noi. Restiamo in attesa.