Fra i prestigiosi musei di Chieti ora anche quello sulla ex Cartiera.
(di Franco PASQUALE)
Forse nemmeno tutti gli abruzzesi lo sanno, ma a Chieti, in Abruzzo, ci sono molti importanti musei da poter visitare.
Il più importante è certamente il Museo Nazionale Archeologico d’Abruzzo, ubicato presso Villa Frigerj, nel cuore del polmone verde della città, la villa comunale. Il reperto più celebre a livello internazionale è il Guerriero di Capestrano, una scultura italica del VI secolo avanti Cristo che merita un articolo a parte.
Poi c’è il Museo Costantino Barbella, intitolato allo scultore che, come abbiami visto in un altro intervento di qualche settimana fa, fece parte del cosiddetto cenacolo dannunziano.
Nel Palazzo De Mayo ci sono ben 23 sale che ospitano altrettante collezioni permanenti.
Il Museo Universitario ha varie sezioni che spaziano dalla paleontologia, alla storia della medicina, all’antropologia, alle scienze naturali, all’arte.
Il Museo della Civitella che sorge sull’acropoli della città (Chieti fu fondata in epoca pre-romana). L’area archeologica era stata trasformata in una piazza d’armi, poi diventata campo sportivo comunale e soltanto da una ventina di anni è stata oggetto di scavo sì da riportarla alla funzione di anfiteatro cittadino e Polo Museale.
In un locale adiacente la centralissima Chiesa di San Domenico c’è poi il Museo Diocesano.
Questi dunque i musei veri e propri.
Ma da qualche tempo, a Chieti, nella parte pianeggiante della città, denominata Chieti Scalo, dove sorge la stazione ferroviaria, è stato fondato un nuovo museo di tutt’altro genere che però merita ogni attenzione perché è fortemente identitario di un periodo storico molto più recente, il 1900, ma che sembra comunque ormai lontanissimo.
Si tratta del Celdit Museum .
CELDIT sta per Cellulosa d’Italia e fu fondata nel 1938 in un’area periferica della città, in zona completamente agricola, segnata dal passaggio del tratturo, i fratelli Pomilio i quali, in periodo di autarchia, inventarono appunto il metodo Pomilio che permetteva di fabbricare la carta producendo cellulosa ricavata da fibre vegetali povere come la paglia.
Fino agli anni ottanta la cartiera di Chieti Scalo fu un fattore trainante e all’avanguardia per tutta la Vallata del Pescara ed intorno alla fabbrica sorse anche un quartiere dove andarono ad abitare gli operai che ci lavoravano, detto appunto quartiere Celdit. Nel 1940, infatti, venne avviata la costruzione di un centro residenziale con quarantotto palazzine bifamiliari, a due piani, con giardino e orto, e poi una piazza centrale con intorno tre palazzine, di cui una con porticato. La fabbrica arriverà a contare un migliaio di dipendenti, tra diretti e indiretti.
Poi il lento inesorabile declino, come un po’ tutte la fabbriche della Val Pescara, con gravi problemi di cassa integrazione e di disoccupazione notevole, fino alla sua chiusura e al corrispondente degrado anche dell’omonimo quartiere, trasformato in quartiere Ater.
Ormai inutilizzata, nel 2008, la fabbrica fu demolita.
Ma un giornalista di Chieti, Ugo Iezzi, non si è rassegnato alla damnatio memoriae della Celdit e si è impegnato con tutte le sue forze per mantenere vivo il ricordo di quanta vita, quanti sogni, quante espezienze, quante gioie, quante delusioni gli operai e le operaie della ex Celdit avevano riposto in quella fabbrica che era stata un faro per tutta l’industria della area Chieti-Pescara.
Così ha cominciato con lo scrivere un libro apprezzabilissimo: Il Villaggio della Fabbrica di Papà. Ma questo non poteva bastargli e così ha dato vita anche al “CELDIT MUSEUM”.
“Si tratta – dice Ugo Iezzi- di uno spazio museale della carta, della stampa e della memoria collettiva, con l’obiettivo di favorire e sostenere iniziative di promozione scientifica e culturale con seminari, convegni di studio, ricerche storiche e pubblicazioni. Un museo che vuole essere un importante laboratorio artigianale e artistico, inserito a pieno titolo nell’ Associazione italiana dei musei della stampa e della carta, con l’obiettivo di dare un contributo alla riqualificazione della città, riannodandone i legami sociali e urbanistici”.
La mostra che illustra con foto d’epoca e una documentazione accurata le varie epoche della cartiera, è stata esposta in vari e diversi contesti, dai locali della Bottega d’Arte della Camera di Commercio di Chieti, a quelli di associazioni culturali della città ed anche all’aperto, primo fra tutti nel Villaggio Celdit.
Ora è nato anche il Museo on line, con sito celditmuseum.it .
Ugo Iezzi,oltre ad essere un giornalista molto amante della terra dove è cresciuto, è anche dotato di grande ironia che caratterizza sempre l’insieme dei suoi scritti e delle sue iniziative culturali che sono davvero molteplici.
Quindi, in queste manifestazioni, le donne, che poi hanno rappresentato davvero il cuore pulsante della fabbrica, sono omaggiate in modo particolare.
Quindi niente hostess, veline, letterine e affini.
Quando c’è Ugo Iezzi che organizza puoi trovare al massimo le sferruzzanti o le cartierine. Ed è questa la sua risposta simpatica e intelligente alla mercificazione crescente che si fa sempre più della immagine femmile.