Gli Eremi Celestiniani, Collemaggio e San Bernardino.
di Franco Pasquale
Dante non lo nomina, ma i commentatori più illustri della Divina Commedia, sono certi che il sessantesimo verso del canto III dell’Inferno, faccia riferimento proprio a Lui, collocandolo fra gli ignavi per aver fatto “per viltade il gran rifiuto”, per aver rinunciato al “soglio di Pietro” il 13 dicembre dell’anno 1294, dopo nemmeno 6 mesi di pontificato.
Comumente si pensa che soltanto Celestino V, e poi nel 2013 Papa Benedetto XVI, si siano dimessi dalla carica di Pontefice, ma non è così perché, nella storia della Chiesa cattolica la rinunzia al papato, è stata fatta, per varie ragioni, per ben sette volte.
Fra la le tante opere che hanno illustrato la vita di Celestino V, non possiamo tacere “L’avventura di un povero Cristiano”, con cui il celebre scrittore abruzzese Ignazio Silone, nel 1968, vinse il Premio Campiello.
Silone, nel raccontare la tragica vicenda di Celestino, oltre a presentare la sua personale visione del complicato rapporto che può intercorrere fra l’individuo e la Chiesa, volle tributare anche un omaggio ad un eremita che, nativo del Molise, aveva fatto dell’Abruzzo e in particolare del monte Morrone il posto ideale per la sua vita eremitica.
Prima ancora di essere ordinato sacerdote, Pietro Angelerio (questo il suo nome di nascita ) meditò a lungo la sua scelta, in ritiro, spostandosi in pellegrinaggio di grotta in fra il monte Palleno (ora Porrara), da cui deriva il nome del paese di Palena, in provincia di Chieti, ed il Morrone, nei pressi di Sulmona.
Questa area della Maiella, dunque, conserva gelosamente e ha valorizzato i luoghi in cui si avverte intatto lo spirito di santità del papa-eremita.
Sono comunemente conosciuti come gli “eremi celestiniani”.
I più visitati sono certamente l’eremo di San Bartolomeo in Legio, fondato da Celestino nei pressi di Roccamorice, in provincia di Pescara, e quello di Santo Spirito a Maiella.
Mentre per raggiungere il primo, che è posizionato a 600 metri sul livello del mare, è necessario percorrere un sentiero a piedi (occorrono circa trenta minuti di cammino), il secondo, posto a 1132 metri, si può raggiungere comodamente anche in auto.
Scavato nella roccia esisteva già probabilmente nell’anno 1000, ma Pietro da Morrone lo ridefinì nel 1200.
Nei pressi di Sulmona, invece, si trova l’eremo di Sant’Onofrio, dove il religioso si trovava al momento in cui ricevette la notizia di essere stato nominato Papa. Nella valle dell’Orfento, infine, un altro eremo, quello di San Giovanni, che si può visitare solo se si è davvero esperti della montagna e su permesso dei Carabinieri Forestali per la difficoltà di raggiungerlo per chi non sia fisicamente ben addestrato.
Ma il rapporto di Celestino V con l’Abruzzo non finisce certo con i suggestivi luoghi del suo eremitaggio.
Al contrario, la città abruzzese che più di tutte onora la memoria (e la presenza ) del Santo in Abruzzo, è L’Aquila.
Proprio nel capoluogo abruzzese, all’interno della Basilica di Collemaggio, una volta eletto Pontefice volle che avvenisse la cerimonia della sua incoronazione. La solenne cerimonia si tenne il 29 agosto del 1294.
Egli stesso aveva voluto la edificazione della basilica, la cui costruzione era iniziata appena pochi anni prima, nel 1287, con la consacrazione solo l’anno successivo, è opera di Girolamo da Vicenza, maestro niente meno che del Palladio.
Uno dei primi atti di papa Celestino V fu la cosiddetta Bolla del Perdono.
Chiunque avrebbe visitato, da penitente, dal tramonto del 28 agosto a quello del giorno successivo, la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, avrebbe ottenuto una indulgenza plenaria dai propri peccati. Una sorta di giubileo ante litteram.
Ancor oggi, a secoli di distanza, il 28 agosto di ogni anno si svolge la cosiddetta cerimonia della Perdonanza, tornata solennemente in auge intorno agli anni ‘80, e un corteo storico, con figuranti in abiti quattrocenteschi, sfila fra le vie della città da palazzo Margherita, il Municipio, fino alla Basilica, portando in processione la teca dove è conservato il celebre documento.
Alla cerimonia, ogni anno, interviene sempre un Cardinale designato dalla Santa Sede, a testimoniare la sacralità di evento storico-religioso cui partecipa ovviamente tutto il clero aquilano a cominciare dall’Arcivescovo.
Nella Basilica di santa Maria di Collemaggio, inoltre, riposano i resti di papa Celestino V con indosso il pallio donato da Benedetto XVI che si recò in visita pastorale a L’Aquila dopo pochi giorni il tremendo terremoto del 6 aprile del 2009.
Ma Celestino V non è l’unico Santo ad essere sepolto a L’Aquila.
Nello stesso capoluogo abruzzese, infatti, riposano anche le spoglie di un altro grande Santo: San Bernardino da Siena, che proprio a L’Aquila morì il 20 maggio 1444.
Anche la Chiesa di san Bernardino è stata gravemente danneggiata dal sisma del 2009.
A tanti anni di distanza dal terremoto del 6 aprile, la città de L’Aquila e il suo territorio sono ancora oggetto di interventi di ricostruzione, ma una visita culturale e spirituale in Abruzzo non può evitare né una visita agli eremi celestiniani, né una sosta davanti ai due mausolei di Celestino V e di san Bernardino da Siena.