Il Capitone
Dove sono cresciuto io, l’atmosfera natalizia, portava con se tante cose, le mille luci colorate appese alle case, il rumore fastidioso dei botti sparati da adulti e ragazzini, le numerose bancarelle di dolci e giocattoli ad ogni angolo, la comparsa di enormi vasche blu, piene d’acqua davanti a qualunque negozio vendesse alimenti con dentro i Capitoni vivi.
Noi ragazzini eravamo incuriositi da questo strano pesce e passavamo forse più tempo ad osservare le vasche dei capitoni che le vetrine con i giocattoli per l’Epifania.
Il capitone, insieme al baccalà, agli struffoli ed all’insalata di rinforzo, rappresentano la spina dorsale del menù della vigilia di Natale all’ombra del Vesuvio.
La Vigilia di Natale,va consumato rigorosamente fritto.
Le tradizioni culinarie natalizie,si associano in automatico alle festività religiose. Almeno una tradizione che sfugge a questa regola la conosciamo.
La presenza del capitone sulle tavole, la sera della vigilia, si deve a diversi motivi.
Il primo è di natura puramente scaramantica, il consumo di capitone la sera della vigilia e propedeutico alla buona sorte, il secondo motivo è dato dalla somiglianza con il serpente.
In molte culture il serpente è legato al sapere ed alla malvagità. Mangiarlo aumenterebbe, per osmosi, il sapere e diminuirebbe, sempre per osmosi, la malvagità.
Per quanto riguarda il credo religioso, il consumo del capitone si deve alla sua somiglianza con il serpente. Visto che questo animale è spesso associato al maligno,si pensa che mangiandolo la sera della vigilia, si aiuti il bene a vincere sul male ed a rendere meno malvagio il Mondo in vista dell’avvento del Salvatore.
Il consumo legato al credo religioso porta con se un’altra tradizione, il capitone deve essere ucciso e cucinato esclusivamente dalle donne. In ricordo del fatto che fu Eva a compiere la madre di tutte le disobbedienze.
L’arrivo del capitone sulle nostre tavole si deve in parte anche a Federico II di Svevia, ne era ghiotto e lo offriva anche ai suoi commensali, sdoganandolo cosi anche sulle tavole dei Nobili. Ne troviamo traccia scritta nel menù servito alla tavola dell’imperatore nel Colloquium generale del 8 aprile del 1240.
Il capitone è presente anche nella smorfia napoletana, il Capitone è il numero 32.
Il capitone è paragonato alla fortuna in un famoso detto partenopeo, che recita più o meno cosi “A furtun è comm o capitone, quann pienz che le acchiappat se ne fuj” ovvero, La fortuna è come il capitone, quando pensi di averla fra le mani lei fugge via.
Al capitone sono state dedicate anche numerose citazioni cinematografiche,la più famosa, lo vede protagonista in una scena memorabile di Cosi parlò Bellavista, in cui la protagonista cerca di preparare il capitone per cucinarlo ma, in un susseguirsi di scene comiche, il pesce, la beffa e si salva. Una scena che si è sicuramente vissuta realmente in diverse case.
Una curiosità sul capitone, in realtà il capitone è la femmina dell’Anguilla. La differenza fra maschio e femmina è anche fisica, Il Maschio ha dimensioni ridotte rispetto alla femmina, che può raggiungere un metro e mezzo di lunghezza e può vivere fino a 50 anni. Riesce a sopravvivere fino a 2 giorni fuori dall’acqua.
Può vivere, adattandosi benissimo, sia in acque dolci che salate.
Una seconda curiosità riguarda la riproduzione di questa specie. Tutte le anguille nascono nel mar dei Sargassi ed il loro istinto riproduttivo è talmente sviluppato che, nel periodo della riproduzione spinge ogni esemplare adulto a tornare li, quelle che vivone nei laghi o negli stagni strisciano fuori come serpenti per raggiungere il mare o un fiume che le conduca al mare.
Il consumo del capitone, non è circoscritto alle festività Natalizie.
Oltrechè fritto lo si può gustare anche alla griglia o in umido.
Esistono varie sagre dedicate all’anguilla o al capitone in giro per il Paese, fra le più famose c’è quella che si tiene a Sasso D’Ombrone.
Una delle varietà più quotate di anguilla è senza dubbio quella delle valli di Comacchio.