Il Martirio di Sant’Agata nella Cattedrale di Piazza Armerina
Storie, leggende, curiosi aneddoti, sono gli stretti legami che rendono i luoghi che viviamo per un solo attimo o per tutta la vita, indimenticabili. E non c’è viaggiatore colto o meno, che non ami, poi, raccontare ad altri una sua esperienza particolare, come se fosse unica. Piazza Armerina, città antica e dalla storia ricca di effetti speciali, nel cuore della Sicilia, racconta ancora, prima col verde dei suoi boschi e la sua aria ‘fina’ e poi davanti ad ogni monumento, piazza o palazzo, particolari che catturano e sollecitano l’approfondimento . Un semplice esempio è dato dalla pittura Il Martirio di Sant’Agata di Jacopo Ligozzzi, uno dei tanti dipinti ispirati al sacrificio della patrona della città di Catania. Nel 1944 è stato pubblicato il testo ‘Opere d’arte della Sicilia inedite o malnote’ dal prof. Enzo Maganuco. A proposito del capitolo dedicato al Martirio di Sant’Agata nell’arte della Sicilia, lo studioso ricorda proprio il quadro custodito e curato “con raro senso d’arte” nella Cattedrale di Piazza Armerina, tempio maestoso, ricchissimo di pregevoli opere, nel cuore della Sicilia. E parla della emozione della prima visione di quella scena pittorica. Ecco i passaggi essenziali della sua narrazione. ”Giovane, spensierato e felice ero arrivato fin lassù…era giorno di festa, e all’organo monumentale il maestro di cappella veniva suonando la primavera di Grïeg…Dalle vetrate colorate…la luce del sole inondava i maestosi stalli…fu allora che il sagrista fece cadere la cortina cupa e il quadro di S. Agata di Ligozzi mi apparve in tutta la sua bellezza cromatica…dalla espressione truce del carnefice…alla figura serena ed estatica della Martire… L’artista passa con lirismo di tocco e spiccata sensibilità di colore ad un cielo del più bel cobalto di Sicilia…” I riferimenti all’uso sapiente dei colori spiegano tanto della particolarità di questa pittura.
Dal 1878 il Martirio di S.Agata esercita il suo intenso fascino, all’interno del Duomo e si rimane fermi a guardare, lasciandosi trasportare dai particolari e dalla ‘eterna’ armonia che stupisce, in quella tragicità. Nel 1607 quel dipinto è giunto a Piazza, donato alla chiesa di S.Andrea , di epoca normanna e storicamente una delle più significative della città. Dopo altri secoli, intorno al 1812, attira gli appetiti di un presidio inglese, che architetta un trafugamento attraverso la sostituzione con una copia. Si apprende, dalle cronache del tempo, che il popolo, vigile e determinato, impedisce la realizzazione del triste disegno…guadagnando anche… la acquisizione della copia!
Come non cercare, a questo punto, un approfondimento delle opere sul tema, in Sicilia…e andare alla scoperta di altre storie di difesa, da parte del popolo, del nostro patrimonio artistico…!?…
Lucia Todaro