LA COSTA DEI TRABOCCHI E l’EREMO DANNUNZIANO

(Franco Pasquale)

“Qual è il simbolo dell’Abruzzo?”

Come si fa a rispondere a questa domanda?

Un appassionato di storia e di archeologia potrebbe dire : “Il Guerriero di Capestrano”, un ecologista: l’orso marsicano, un orafo: la Presentosa, uno ghiotto di dolci le sise delle monache di Guardiagrele, o il parrozzo, oppure qualcuno potrebbe citare semplicemente la Maiella, la montagna madre, o gli eremi e la salma di Celestino V; o le virtù , piatto tipico teramano, o gli arrosticini detti anche le rustell. E non mancherebbe chi al primo posto metterebbe la bella addormentata, come gli abruzzesi chiamano le cime del massiccio del Gran Sasso perché il suo profilo sembra davvero quello di una donna dormiente sdraiata sul monte.

Ma è troppo materiale per metterlo tutto insieme in un solo articolo e così, visto che è tempo di vacanze questa volta ci limitiamo a parlare del trabocco (o trabucco).

E in Abruzzo c’è anzi un pezzo di litorale adriatico, che va da Ortona a Vasto, in provincia di Chieti, che è denominato appunto la costa dei trabocchi.

Ma che cosa sono i trabocchi?

Ne parla e li descrive con cura anche Gabriele D’Annunzio nel suo “Il Trionfo della Morte”, romanzo la cui prima idea ispiratrice nacque proprio in un soggiorno dello scrittore in un casolare (eremo) dove si era rifugiato con la sua amante Barbara Leoni, nell’estate del 1889.

Il casolare sorgeva ( ed è tuttora visitabile) su un promontorio in contrada Portelle fra San Vito Chietino e Fossacesia.

E in attesa dell’arrivo della sua amante romana, il poeta lo aveva fatto ricolmare di ginestre, sicché l’altopiano è anche noto, tutt’ora, come l’eremo dannunziano o delle ginestre.

Eremo D’Annunziano

Da quel casolare, ora restaurata proprietà privata, dove dal 2009 è stato sepolto il corpo riesumato della stessa Barbara Leoni, si può ammirare la costa più bella del litorale abruzzese e in particolare il trabocco del turchino così descritto dal poeta nell’opera su ricordata: “…all’estrema punta del promontorio destro, sopra un gruppo di scogli, si protendeva un Trabocco, una strana macchina da pesca, tutta composta di tavole e travi, simile a un ragno colossale…”.

Il trabocco, dunque, era una antichissima postazione di pesca, anzi una vera e propria macchina da pesca edificata su una palafitta di legno tutta protesa dentro il mare, attraverso una passerella, che si cercava si rendere più stabile ancorandola alle rocce del promontorio e agli scogli sommersi.

E nella parte più lontana dalla costa, come in cima a un pontile, erano collocati lunghi bracci a cui veniva fissata una enorme rete a strette maglie per una pesca più copiosa.

Di origine antichissima, i trabocchi caratterizzano da secoli la costa che va dall’Abruzzo al Gargano. Ma è proprio nel tratto abruzzese che tali costruzioni sono più numerose e conservano intatto il loro fascino.

Molti sono stati ristrutturati e trasfornati in ristoranti dove è possibile pranzare o cenare, sempre a base di pesce, cullati dalle onde del mare.

Poi, appena qualche anno fa, è stata completata una pista ciclabile lunga ben 42 chilometri, tracciata a ridosso della spiaggia, che corre ai piedi di riserve naturali incontaminate.

L’ideale dunque, per una vacanza ecologica, salutare e romantica.

Quanto alla ricettività è, accogliente e di qualità : campeggi, hotel, pensioni, Bed-and-breakfast, agriturismi. C’è solo l’imbarazzo della scelta.

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