La modernità nel 1907
Nel 1907 Catania era sede della seconda Esposizione Agricola Siciliana e dentro i grandi padiglioni in stile liberty progettati dall’Ingegnere Luciano Franco facevano bella nostra di sé i migliori prodotti della provincia e della nazione.
Mobili, abiti, carrozze, cucine, conserve e strumenti musicali erano esposti nella mostra provinciale. In quella campionaria nazionale affluivano i prodotti delle imprese da tutta Italia.
Tra i tanti prodotti in mostra anche le pietre artificiali. Andavano di moda tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento, erano ottenute con malte cementizie che potevano sostituire la pietra nei frontoni dei palazzi e nelle decorazioni, con grande risparmio rispetto l’uso della vera pietra.
Uno degli utilizzatori di tali pietre fu l’architetto catanese Tommaso Malerba che peraltro era presente all’esposizione agricola siciliana con la sua opera in cemento armato: il chiosco Inserra, ritenuto il capolavoro dell’evento.
Anche le pietre artificiali erano presenti nelle sale espositive, provenivano da una ditta genovese, la società anonima “Eternit”. Si parla proprio della stessa Eternit che per decenni produsse manufatti di cemento-amianto utilizzato per tubazioni, vasche e tetti (attività chiusa negli anni ottanta del XX secolo per la scoperta correlazione con i tumori polmonari).
Proprio nel 1907 la “Eternit” aveva aperto il suo stabilimento in Casale Monferrato e era tra le ditte espositrici della mostra campionaria nazionale a Catania.
Può stupire che già nel 1907 esistesse l’eternit, due guerre mondiali hanno segnato un solco nella memoria tra l’inizio del novecento ed il secondo dopoguerra che fanno apparire l’inizio del novecento più distante di quanto non sia realmente.
Non deve stupire neppure che i giornalisti dell’epoca usassero anche macchine fotografiche Kodak, come quella dell’inviato della Tribuna Illustrata Tullio Giordana che ebbe la sfortuna di esserne derubato durante un servizio ad Atene sulla visita alla corte greca di re Vittorio Emanuele III pochi giorni prima che questi si recasse ad inaugurare l’esposizione catanese.
Che all’epoca esistessero prodotti di bellezza non stupisce, già nell’antica Roma le donne si truccavano le guance con la biacca di colore bianco ottenuta dall’ossido di Piombo (non proprio salutare).
Non stupisce quindi che nel 1907 esistesse il rossetto per le labbra, chiamato all’epoca “fattibello” a base di solfuro di mercurio (anche questo decisamente insalubre). Esisteva anche lo shampoo secco e in commercio si trovava la “tricofilina”, una polvere da utilizzare durante il lavaggio dei capelli.
Stupisce invece che già nel 1907 tra la réclame dei periodici vi fosse quella di apparecchi e pillole per “lo sviluppo naturale del seno”.
Alle signore “il cui seno ebbe ad avvizzire per l’allattamento” o “alle signorine alle quali non si è regolarmente e sufficientemente sviluppato il petto” era offerta anche la possibilità di applicazioni gratuite in gabinetto medico a Milano.
È facile immaginare che fosse un argomento di discussione tra donne sempre più libere e indipendenti tanto che proprio a Milano nel 1899 viene fondata l’Unione Femminile Nazionale allo scopo di emancipare le donne attraverso l’acquisizione di diritti civili.
Anche durante l’Esposizione Agricola Siciliana vi è l’occasione per la marchesa di Tarlarini di presentare la situazione femminile in una conferenza sul tema, proponendo in alcuni casi la possibilità del divorzio. Dunque nel 1907 a Catania si parlava di divorzio, ricordiamo che in Italia lo scioglimento del matrimonio divenne legge soltanto nel 1970 ovvero oltre sei decenni dopo la conferenza della marchesa.
Questi e altri aneddoti sulla storia della Esposizione Agricola Siciliana di Catania del 1907 sono presenti nel romanzo storico “La medaglietta ritrovata” di Alfredo Sorbello, Edizioni Akkuaria, 2021.