La mostra di Igor Mitoraj, “Lo Sguardo -Humanitas e Physis”, al parco archeologico di Siracusa dal 26 marzo 2024 al 31 ottobre 2025.
Nel suggestivo sito del parco archeologico Neapolis di Siracusa, ad Ortigia e persino sull’Etna, Igor Mitoraj ci racconta di un’umanità fragile che si screpola e si ricostituisce per dare forza alla consapevolezza dell’essere uomo.
Humanitas e Physis come due facce della stessa medaglia, yin e yan dell’inossidabile cerchio della vita che trova nella scultura di Mitoray metafora ed espressione della più alta forma di amore.
Una delle sculture in esposizione, La coppia per l’eternità, questo descrive; Mitoraj con la forza propulsiva della materia ci permette di toccare con mano le mille sfumature di un individuo complesso che cerca la libertà di essere.
A prescindere da tutto.
Igor Mitoraj, classe 1944, è stato insignito nel 2001 del premio Vittorio De sica ed ha con l’Italia un rapporto intenso fatto di molteplici esperienze, non ultima nel 2013, per il centenario della fondazione dell’Arena di Verona, la realizzazione della scenografia “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi.
Questa mostra, collocata laddove ha origine la nostra cultura, nelle viscere profonde della nostra matrice filosofica, sembra rendere giustizia ad un legame consolidato negli anni.
Il parco archeologico è la giusta collocazione per fare da specchio ad un pensiero classico che vive delle contraddizioni dell’essere uomo.
La memoria, Ikaro, sotto il peso delle catene della vita, si sgretolano, si contorcono per rinascere, nonostante le insidie di ali inadeguate, di pensieri troppo alti per trovare un riscontro reale.
Il labirinto della vita è una scoperta ed Ikaro e la sua metà Ikaria sapranno trovare il modo per resistere e per esistere.
La testa addormentata, scultura posizionata in un luogo consacrato al culto dei defunti, è un monito a tener viva la propria coscienza, a non offuscare la nostra essenza sotto il peso delle contingenze.
Il grande volto di Tindaro si colloca in quella che era l’oscura sede di una prigionia fatta di lavoro duro e assenza di luce, quel buio che incatena e che piega all’umiliazione della sofferenza silente. L’orecchio di Dionisio è il luogo perfetto per rappresentare quella che è la metafora di un’umanità ferita che cerca l’ascolto attento anche di un leggendario re, un’umanità che vuole esprimersi perché il proprio dolore possa decantare e perché la vita possa vincere.
Il femminile trova, nella scultura esposta al Castello Maniace, la sua massima espressione; Ikaria che ha alle spalle l’ Etna, salutando idealmente la testa di Teseo anch’essa screpolata, è la forza propulsiva della creazione, dell’essere madre che è, comunque e a prescindere da tutto, di ogni donna.
La mostra è affascinante e richiede un’introspezione da cui nessun essere senziente può esimersi.