Le Invasioni in Sicilia
L’Isola siciliana è stata sin dai tempi antichi testimone dell’invasione di popolazioni straniere che si stanziarono nel suo territorio, tra cui i Cartaginesi (550 a.C.), i Vandali (440 d.C.), i Goti (535 d.C.), i bizantini (551 d.C.), i francesi (1266 d.C.) e gli spagnoli (1516 d.C.), per poi ripartire verso nuove terre di conquista.
Degne di nota furono, però, le conquiste greche, romane, musulmane e normanne, le quali, susseguitesi nel periodo che va dall’VIII secolo a.C. fino all’XI secolo d.C., cambiarono radicalmente le sorti della Sicilia sotto ogni punto di vista, da quello territoriale a quello amministrativo.
Nonostante nella seconda metà del VII secolo d.C., nello specifico nel 652 e nel 669, si assista alle prime invasioni degli Arabi nell’Isola, fu a partire dall’VIII secolo d.C. che popolazioni stanziate in Africa, convertite alla fede islamica, giunsero nel contesto siciliano, instaurando colonie arabiche e berbere, in cui inserirono la loro religione, le loro leggi, i loro costumi, la loro letteratura, le loro conoscenze in campo scientifico e artistico e la loro lingua.
La scelta della Sicilia come obiettivo della politica espansionistica araba nel Mediterraneo occidentale fu opera del condottiero Mūsā Ibn Nusayr (m. 716 d.C.), “uomo di origine straniera, liberto di casa Omeiade” 4 (Omayyade), il quale, nel 704 d.C., sbarcò presso una città siciliana della quale non conosciamo il nome, riuscendo a recuperare un cospicuo bottino e a rendere prigionieri gli ottimati romani.
L’anno successivo, il condottiero militare incaricò A’yāšī Ibn Aḫyal di intraprendere una nuova spedizione nell’Isola, invadendo la città di Siracusa. Il califfo Sulaymān, però, preso d’invidia, non riconobbe i successi militari del condottiero e, come ricompensa per i servigi prestati al califfato, decise di emettere una serie di provvedimenti a lui avversi: Mūsā venne imprigionato, sottoposto ad atroci torture, costretto a pagare quattro milioni di dinār, che non poteva permettersi, e ferito nell’intimo con l’uccisione del figlio ‘Abd Allāh, a cui Mūsā aveva affidato il regno di Spagna nel 704 d.C.
Sebbene le milizie arabo-berbere, già musulmane, furono coinvolte nelle loro opere di conquista nel territorio spagnolo a partire dal 710 d.C., la conquista araba in Sicilia non si arrestò: basti pensare che dal 727 d.C., con il capitano d’Africa Bišr Ibn Safwān (m. 728 d.C.), al 753 d.C., sotto la guida dell’emiro ‘Abd al-Raḥmān (m. 788 d.C.), numerose furono le spedizioni arabe condotte verso i territori siciliani, riportando grandi successi dal punto di vista militare.
Le ultime invasioni furono, però, minate dalla diffusione della peste, il cui baccello si pensi fosse già presente a Costantinopoli nel corso dell’invasione araba del 718 d.C., per poi diffondersi in Africa e in Sicilia dal 744 fino al 754 d.C.9.
L’Isola fu successivamente sottoposta al dominio bizantino che durò fino al IX secolo d.C., quando i governatori di Sicilia tentarono diversi accordi diplomatici con i principi Aġlabiti, non sempre andati a buon fine. L’emiro Ibrāhīm Ibn Aġlab (m. 810-11 d.C.) firmò, infatti, una pace di dieci anni con il patrizio Costantino nell’805 d.C., attraverso la quale si garantiva il commercio dell’Africa con l’Isola, senza dunque ledere gli interessi dei mercanti.
La decisione dell’emiro gli inimicò il sostegno dell’aristocrazia africana, portando ad una grave sollevazione popolare a Tunisi e Tripoli, alla distruzione delle navi musulmane, dal momento che l’Africa occidentale era sotto il controllo della dinastia degli Idrīsidī e non di quella Aġlabita, e ad una nuova invasione nei territori siciliani.
Degne di nota furono, però, le conquiste greche, romane, musulmane e normanne, le quali, susseguitesi nel periodo che va dall’VIII secolo a.C. fino all’XI secolo d.C., cambiarono radicalmente le sorti della Sicilia sotto ogni punto di vista, da quello territoriale a quello amministrativo.
Nonostante nella seconda metà del VII secolo d.C., nello specifico nel 652 e nel 669, si assista alle prime invasioni degli Arabi nell’Isola, fu a partire dall’VIII secolo d.C. che popolazioni stanziate in Africa, convertite alla fede islamica, giunsero nel contesto siciliano, instaurando colonie arabiche e berbere, in cui inserirono la loro religione, le loro leggi, i loro costumi, la loro letteratura, le loro conoscenze in campo scientifico e artistico e la loro lingua.
La scelta della Sicilia come obiettivo della politica espansionistica araba nel Mediterraneo occidentale fu opera del condottiero Mūsā Ibn Nusayr (m. 716 d.C.), “uomo di origine straniera, liberto di casa Omeiade” 4 (Omayyade), il quale, nel 704 d.C., sbarcò presso una città siciliana della quale non conosciamo il nome, riuscendo a recuperare un cospicuo bottino e a rendere prigionieri gli ottimati romani.
L’anno successivo, il condottiero militare incaricò A’yāšī Ibn Aḫyal di intraprendere una nuova spedizione nell’Isola, invadendo la città di Siracusa. Il califfo Sulaymān, però, preso d’invidia, non riconobbe i successi militari del condottiero e, come ricompensa per i servigi prestati al califfato, decise di emettere una serie di provvedimenti a lui avversi: Mūsā venne imprigionato, sottoposto ad atroci torture, costretto a pagare quattro milioni di dinār, che non poteva permettersi, e ferito nell’intimo con l’uccisione del figlio ‘Abd Allāh, a cui Mūsā aveva affidato il regno di Spagna nel 704 d.C.
Sebbene le milizie arabo-berbere, già musulmane, furono coinvolte nelle loro opere di conquista nel territorio spagnolo a partire dal 710 d.C., la conquista araba in Sicilia non si arrestò: basti pensare che dal 727 d.C., con il capitano d’Africa Bišr Ibn Safwān (m. 728 d.C.), al 753 d.C., sotto la guida dell’emiro ‘Abd al-Raḥmān (m. 788 d.C.), numerose furono le spedizioni arabe condotte verso i territori siciliani, riportando grandi successi dal punto di vista militare.
Le ultime invasioni furono, però, minate dalla diffusione della peste, il cui baccello si pensi fosse già presente a Costantinopoli nel corso dell’invasione araba del 718 d.C., per poi diffondersi in Africa e in Sicilia dal 744 fino al 754 d.C.9.
L’Isola fu successivamente sottoposta al dominio bizantino che durò fino al IX secolo d.C., quando i governatori di Sicilia tentarono diversi accordi diplomatici con i principi Aġlabiti, non sempre andati a buon fine. L’emiro Ibrāhīm Ibn Aġlab (m. 810-11 d.C.) firmò, infatti, una pace di dieci anni con il patrizio Costantino nell’805 d.C., attraverso la quale si garantiva il commercio dell’Africa con l’Isola, senza dunque ledere gli interessi dei mercanti.
La decisione dell’emiro gli inimicò il sostegno dell’aristocrazia africana, portando ad una grave sollevazione popolare a Tunisi e Tripoli, alla distruzione delle navi musulmane, dal momento che l’Africa occidentale era sotto il controllo della dinastia degli Idrīsidī e non di quella Aġlabita, e ad una nuova invasione nei territori siciliani.