“Liberi di Scegliere”
Roberto Di Bella: “Lo scorso 31 luglio rinnovato il protocollo d’intesa”.
Anche MIUR e CEI per liberare i ragazzi dalla mafia.
Il progetto rivoluzionario “Liberi di Scegliere” nato tra le mura del Tribunale dei Minorenni di Reggio Calabria, frutto di 25 anni di esperienza del Presidente Dott. Roberto Di Bella, è stato oggetto di un protocollo d’intesa siglato nel febbraio del 2018 e rinnovato il 31 luglio 2020 dal Miur , dalla Cei, dal Ministero dell’ Università e della Ricerca, dal Ministero della Giustizia, dal Ministero dell’interno, dal Ministro delle pari opportunità e della famiglia presso la presidenza del Consiglio dei Ministri, dalla Direzione Nazionale Antimafia, dal Tribunale dei Minorenni di Reggio Calabria, dalla procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, da Libera, avente come finalità una “concreta alternativa di vita ai soggetti minorenni e ai familiari che vivono in contesti di criminalità organizzata”.
I finanziamenti che vengono erogati dal Ministero della Giustizia, dal Dipartimento delle Pari Opportunità e della famiglia e dalla CEI grazie ai fondi dell’otto per mille, hanno permesso di creare una “rete di accoglienza e di accompagnamento per tutti i ragazzi e per tutte le mamme che vogliono liberarsi dal gioco criminale e dalle pressioni della famiglia criminale di appartenenza”.
Per loro
“coltivare una speranza di riscatto non è più un’utopia, perché abbiamo degli strumenti concreti”- spiega Di Bella- “e oltre alla direttrice strettamente giudiziaria e operativa, ci siamo posti il problema di svolgere un’attività preventiva culturale coinvolgendo le scuole e l’università. Il ministero dell’Istruzione ci ha dato una mano d’aiuto e il progetto Liberi di Scegliere è diventato Nazionale. Sono state diramate delle circolari a tutti i dirigenti scolastici regionali d’Italia, per parlare del progetto nelle scuole, per sensibilizzare i docenti e i ragazzi. Molte scuole in Calabria hanno adottato il mio libro “Liberi di scegliere” come testo di educazione alla legalità […..].I ragazzi che grazie alle loro insegnanti hanno letto il libro e visto il film Liberi di scegliere, sono riusciti ad esternare le loro ansie esistenziali e i problemi familiari attraverso i temi assegnatigli sull’argomento”.
Roberto Di Bella lascia Reggio Calabria.
Ha lasciato Reggio Calabria, lasciando lì un parte del suo cuore. Dal suo libro, professionalmente autobiografico, si leggono parole di grande amore per quella terra difficile, ostica, chiusa, ma che per 25 anni gli ha consentito di fare del suo mestiere, un’attività proattiva. Mai avrebbe pensato che quel luogo un giorno sarebbe diventato un laboratorio di iniziative coraggiose e rivoluzionarie. Mai avrebbe pensato che la sua scelta di aver preferito un tribunale per minori, influenzata da dinamiche familiari, sarebbe stata quella giusta. La persona giusta nel posto giusto. Mai avrebbe pensato di dover giudicare ragazzini che si atteggiavano a uomini, i cui destini erano già segnati all’anagrafe al momento della nascita. Solo la sua grande personalità, la sua straordinaria sensibilità, senza mai spogliarsi del suo ruolo, hanno dato vita al progetto “Liberi di Scegliere”. Tante le critiche da parte dell’opinione pubblica e dalla stampa. Nessuna però lo ha mai scoraggiato. I risultati iniziavano ad arrivare. I ragazzi allontanati dalle famiglie della n’drangheta, iniziavano ad assaporare una vita diversa da quella offerta dalle loro famiglie. Potevano finalmente liberarsi dal peso di cognomi imponenti, dal peso degli spari, della droga, del sangue, del carcere. Ecco cosa gli veniva concessa: l’opportunità di essere ragazzi “normali”, liberi di fare le proprie scelte.
Purtroppo la n’drangheta si eredita. È basata su un sistema familiare – tribale , molto affidabile ed è raro il pentitismo, perché significherebbe accusare i propri genitori o fratelli o congiunti. Questo sistema così chiuso e ciclico, è un susseguirsi di azioni criminose e carcere o morte, per cui alle donne, denominate nel libro le “vedove bianche”, mogli e madri, non è dato poter difendere i propri figli dal quell’orribile destino. Vengono educati sin da piccoli a controllare le loro emozioni ad apparire duri e inflessibili, vendicativi, ad odiare le forze dell’ordine al punto da tatuarsi sotto la pianta del piede il simbolo dei carabinieri, per poterli calpestare continuamente.
Di Bella prima da magistrato poi da Presidente del Tribunale dei minori, intuì che la lotta a quel sistema criminale doveva partire proprio da quelle aule di tribunale. I ragazzi di 13, 14, 15 anni erano pur sempre ragazzi. Tutto ebbe inizio da un ragazzino dal nome di fantasia “Davide”, fu lui con la sua apparente freddezza e conseguente fragilità a far scoccare la scintilla. Bisognava “Fare” qualcosa. Bisognava trattarli da ragazzi e, come tutti i ragazzi, quello di cui avevano bisogno era affetto, cure, attenzioni, leggerezza, sogni.
Sradicarli dalle loro famiglie, se per qualcuno era ritornare ad uno “Stato Etico” per quei ragazzi era ossigeno.
Oggi, oltre le madri, sono i padri dal carcere a ringraziare il Dott. Di Bella per aver dato ai loro figli la possibilità di uscire dal “sistema”, quel sistema che li ha costretti al 41 bis.
“Toglici i nostri i figli, forse saranno salvi” si legge in alcune testate. Sono le parole di alcuni boss della n’drangheta. Una rivoluzione culturale che fino a qualche anno fa era impensabile poter leggere sui giornali.
Liberi di Scegliere attira l’interesse della stampa internazionale.
La n’drangheta non è un fenomeno circoscritto alla Calabria. La sua “fortuna” è stata quella di potersi ramificare in tanti parte del mondo, in tutti i cinque continenti, grazie al grande business della cocaina. Dall’America del sud arriva in Italia attraverso alcuni porti tra cui quello di Gioia Tauro per poi essere smistata a livello nazionale ed internazionale. Ecco, perché la stampa e i media internazionali si sono subito interessati al progetto. Grandi testate come BBC, The Guardian, New York Times,il quotidiano parigino Le Monde e tante altre agenzie di stampa importanti, la televisione di Stato cinese, grandi giornalisti giapponesi, persino l’Università Americana di Harvard ha contattato il dott. Di Bella per tenere un incontro in web conference nelle prossime settimane.
Arriva a Catania.
Una realtà nuova, una città dalle mille contraddizioni. Il Dottor Roberto Di Bella è il nuovo Presidente del Tribunale di Catania.
Sebbene siciliano, Catania non è la sua Messina , né Reggio Calabria. Catania ha delle logiche criminali diverse, è una città con una demografia in prevalenza popolare, ha Librino la città satellite col famoso palazzo di cemento, ha i famosi quartieri del centro e della periferia, dove le scuole sono molto attive per cercare di arginare la dispersione scolastica. Anche qui ci si adopera per portare la legalità su tutto il territorio , ma le dinamiche sono differenti rispetto a quelle calabresi.
Alla domanda- “Pensa che il progetto Liberi di Scegliere possa essere applicato anche qui in questa città?”- Di Bella risponde:
“È un territorio che sto iniziando a conoscere soltanto adesso, ma se ci sono i presupposti , perché no! A Reggio Calabria non è che abbiamo fatto cose straordinarie, abbiamo applicato gli strumenti giuridici a disposizione per il Tribunale dei minorenni. Come si interviene a tutela dei figli di genitori maltrattanti, alcolisti, tossicodipendenti, allo stesso modo si deve intervenire a tutela dei figli di genitori mafiosi, quando c’è un metodo educativo mafioso che possa determinare un pregiudizio per il regolare sviluppo psicofisico dei ragazzi”.
Sempre nella rispettosa applicazione delle Leggi nazionali ed internazionali, il Giudice ha quale finalità non solo il recupero del minore alla legalità, ma, principalmente, la prevenzione e la protezione del minore, che vive in pregiudizio.
Il Presidente Roberto Di Bella ha tracciato una Strada innovativa e difficile da percorrere, che richiede la confluenza delle Istituzioni per recuperare e/o proteggere sia i minori che le loro madri e dare loro opportunità di studio, di lavoro. Riacquistare o conoscere una Vita libera nella legalità. Una vita non predestinata al carcere, al pericolo di diventare vittime come è avvenuto per i loro padri. Padri già ristretti in carcere per lunghe detenzione…
Essere un Giudice Minorile non significa limitarsi solo a condannare, ma tracciare per ogni minore un programma personalizzato per il vero recupero.
Il Metodo Di Bella dovrebbe essere seguito da tutti i Magistrati e non essere solo “facoltativo”.
La professione di Magistrato è una missione non un mestiere…..
Un film ( il libro non ho aviìuito occasione di leggerlo) leggero ma intenso che ha ben rappresentato i sentimenti contrastanti e contrastati che vivono i ragazzi, in qualunque gruppo sociale.
Forse maggiore attenzione andava data ai momenti che preferisco chiamare di “rinnovamento” o “di scelta”.