L’Italia con il Museo Mediterraneo di Reggio Calabria accoglie Zaha Hadid ed il suo modo rivoluzionario di fare architettura
Zaha Hadid, scomparsa prematuramente, è stata un architetto avveniristico che ha lasciato una
scia di innovazione, con sprazzi di polemiche per le sue idee troppo visionarie, spesso proprio
per questo mai concretizzatesi.
Eccentrica e rivoluzionaria, la sua vocazione per l’inedito, il mai visto, ha trovato sul suo cammino
l’ostacolo del realizzabile, senza in nessun caso inficiare il suo estro, la sua prepotente creatività.
L’accusa che in più occasioni le viene rivolta è che presti più attenzione alla scenografia, che alla
funzionalità.
La sua ascesa verso il successo inizia a 43 anni ed è infatti nel 1993 che realizza una residenza a
Berlino e la stazione dei pompieri al Vitra Campus, culmina nel 2004 con la vincita del Pritzker
Prize, il Nobel dell’architettura.
Un progetto che ha il suo inconfondibile marchio e che ci riguarda più da vicino è il Museo del
Mediterraneo di Reggio Calabria.
Il Museo è uno dei progetti che rientra tra i 14 interventi strategici inseriti dal governo nel Piano
per i Grandi attrattori culturali, ed è solo un esempio del modo ingegnoso e originalissimo di
concepire lo spazio di Zaha Hadid.
Frutto di un concorso di progettazione vinto nel lontano 2007, il progetto prevede una
riqualificazione urbana della zona adiacente al centro storico e all’area portuale di Reggio
Calabria, sul limes fra terra e mare.
Si tratta di due edifici che definendo l’identità della città, valorizzandone caratteristiche e
risorse, offrono possibilità nuove per attività artistiche e culturali.
I due edifici sono un centro polifunzionale ed il Museo del Mediterraneo, con esposizioni
permanenti e padiglioni per esposizioni temporanee.
Come corollario e per una prospettiva di conoscenza del territorio che ponga il mare al centro
dello stesso progetto, verrà anche realizzato un grande acquario, all’interno di questo ci sarà
spazio per laboratori veterinari e di analisi.
Entrare nel mondo creativo di Zaha Hadid non è semplice, bisognerebbe sapere concepire il
futuro dello spazio e delle forme come una visione concreta, bisognerebbe cogliere il futuro nel
presente, senza farsi spaventare.
La sua è una costante sfida verso tutto ciò che è convenzionale, standardizzato e sicuro e si lancia
in queste sfide con l’impudenza di chi vive l’arte costruttiva quasi come una missione educativa
Se le si dà la possibilità di osare, lei osa, aiutata dai budget sempre più alti che le vengono messi
a disposizione.
I suoi progetti, infatti, necessitano di grandi fondi e lo stadio delle Olimpiadi di Tokyo ne è un
esempio.
In questo caso il budget le verrà ridotto e da 3 miliardi di dollari si arriverà a 1,3, ma nonostante
questo verrà comunque considerato eccessivo. Zaha Hadid muore per un attacco di cuore nel
2016, ma chissà cosa sarebbe successo se fosse stata ancora in vita, chissà se sarebbe riuscita
ancora una volta a creare una struttura spettacolare, dall’impatto visivo deciso e fuori dagli
schemi.
Questo non ci è dato saperlo, ma di Zaha Hadid restano senz’altro le prove tangibili di una donna
vissuta all’insegna dell’anticonformismo, della sperimentazione artistica e dell’architettura dai
connotati più futuristi o avveniristici.