Ma dove è sepolto davvero Nerone?
(di Franco PASQUALE)
Un quartiere di Roma, ancora relativamente tranquillo, anche se ubicato fra il Grande Raccordo Anulare e la Cassia, è denominato Tomba di Nerone.
Chi non sia della zona o non conosca bene la storia della città, è indotto quindi a pensare che il monumento sepolcrale che è ivi collocato ospiti le spoglie del quinto imperatore romano.
Niente di più sbagliato. Il sarcofago è infatti quello del proconsole Publio Vibio Marano e di sua moglie Regina Maxima e risale al III secolo d.C.
Nerone, infatti, fu sepolto nel Mausoleo dei Domizi Enobarbi, la tomba di famiglia del controverso imperatore, nei pressi del Pincio, e precisamente al di sotto della Chiesa di Santa Maria del Popolo.
Nel mausoleo dei Domizi, dunque, in un’urna di porfido, erano state sepolte le ceneri di Nerone e il monumento sepolcrale restò in piedi fino al XII secolo, quando Papa Pasquale II ne ordinò la distruzione.
Nerone, infatti, nel frattempo era stato identificato come la bestia dell’Apocalisse, il 666, e ciò nonostante molti romani continuavano a portare fiori sulla sua tomba e ad onorarne la memoria.
Per di più, sull’albero di noce che sorgeva poco distante dal sepolcro, erano soliti annidarsi e volteggiare corvi e il pontefice era convinto che si trattasse di demoni che, sotto la forma appartente di volatili, rendessero omaggio all’anticristo.
Sui resti del Mausoleo dei Domizi fu dunque edificata inizialmente una semplice cappella che dai pontefici successivi fu , man mano, trasformata nell’ attuale Santa Maria del Popolo, dove alcuni secoli più tardi espresse tutta la sua capacità artistica il Bernini.
Ciò nonostante chi si recava nella cappella edificata da papa Pasquale II non mancava di lasciare anche un omaggio floreale per Nerone, che si sapeva ancora sepolto sotto le fondamenta della nuova costruzione.
Questa strana e contraddittoria sacralità del luogo fece sì che la chiesa cattolica annunciò che le ceneri dell’ancora temuto imperatore erano state recuperate e traslate nel sepolcro sulla via Cassia, cioè quello che oggi passa essere per la Tomba di Nerone, nell’omonimo quartiere. Ma la traslazione in realtà non era mai avvenuta e la falsa notizia fu diffusa con la speranza che tale allontanamento in una area periferica avrebbe fatto cessare l’abitudine dei romani a rendere omaggio nientemeno che al temuto Anticristo. Ma il pellegrinaggio non si arrestò e, anche se la tomba sulla Cassia ospita le spoglie di Marano e consorte, il risultato, oggi, è, per una stravaganza della Storia, che a tanti secoli di distanza, la memoria dell’ultimo imperatore della dinastia claudia è omaggiata in entrambe le località.
Altro paradosso è che, se le ceneri di Nerone, riposano ancora davvero sotto Santa Maria del Popolo, nella chiesa sovrastante ci siano, tra tanti altri dipinti celebri, anche due capolavori del Caravaggio: La Conversione di san Paolo e la Crocifissione di San Pietro.
Chi sia in qualche modo incuriosito dalla figura di Nerone, che oggi gli storici moderni stanno rivalutando, mi consenta una seppure impropria citazione di me stesso per dire che il mio interesse per l’argomento ha dato vita anche ad un mio nuovo romanzo, che sarà disponibile in tutte le librerie dal 3 settembre 2020 e che si intitola appunto IL DIARIO DI NERONE, ed è edito da Ianieri.