MEMORIE DELL’ESTATE 1943, LO SBARCO IN SICILIA, OPERAZIONE HUSHY
La sbarco in Sicilia, paradossalmente non fu preceduta da una battaglia navale, ma Catania, in altri modi, fu martellata da forze aeronavali degli alleati allo scopo di intimorire l’esercito italo-tedesco ed aprirsi la strada per l’avanzata verso l’Europa.
Il 10 luglio, il colpo di grazia, l’esercito alleato, da tempo in rada, pronto a combattere per la cacciata dall’Italia i nazi-fascisti. Quest’ultimi, si legge in una nota fornita dal museo della guerra di Catania, difenderanno la Sicilia con ben 175 mila soldati italiani e 28mila tedeschi distribuiti nelle postazioni bunker lungo le coste siciliane.
L’operazione Husky rappresenta un capitolo decisivo per gli alleati, su un fronte di costa di circa 200 km, da Licata, Gela, Cassibile e Catania, sbarcarono 181 mila uomini, 1.800 cannoni, 600 carri armati, 14mila veicoli militari. Tutto questo trasportato da un’imponente forza navale formata 2600 imbarcazioni britannici, americani, canadesi ed australiane.
In questa ricorrenza storica dell’estate del 1943, sarebbe doveroso, quasi d’obbligo, ricordare i caduti con preghiere, visitare i luoghi di battaglia con fiori e corone d’alloro, nel catanese, nei pressi del ponte Primosole dove sorge un monumento in memoria ai valorosi soldati morti per la conquista della libertà che non hanno potuto godere. Altro luogo da visitare è il cimitero degli Inglesi in contrada Bicocca in periferia di Catania, dove riposano 2300 ragazzi, la migliore gioventù anglo americani morti per noi.
Mi sia consentito di ricordare in questa occasione un concittadino, Antonio Santangelo Fulci, Sotto Tenete, insignito Medaglia D’Oro al Valore Militare, colpito in combattimento dalle granate degli alleati a Solarino (Sr) il 13 luglio ’43, riposa nella Basilica di San Nicolò L’Arena e, nel mentre perdeva le sue forze, si legge nel memoriale, incitava i suoi compagni alla resistenza. Una strada di Catania e la caserma in Piazza Carlo Alberto sono intitolati a Santangelo Fulci. Egli appartenne ad una famiglia di militari di alto Livello: il Papà Santangelo Giuseppe, di Adrano, Colonnello di Fanteria al servizio dei Savoia (fonte: Gli Azzurri dell’Etna) fratello di Roberto, capitano di Fanteria; Nipote di Giuseppe Santangelo (Figlio di Roberto) (forse ancora in servizio) comandante l’Esercito di Palermo.
L’Italia ripudia la guerra, ma si continua a costruire armi micidiali, non certo per regalarle, ma per adoperarle nelle nostre missioni di pace, che non fa la differenza.
Carmelo Santangelo