Milarepa e il paradosso dello yoga moderno

Quando si pensa a uno yogin o a un monaco buddista, l’immagine che viene in mente è spesso quella di un asceta rigoroso: vegetariano, astemio, casto, distante dalle tentazioni del mondo. Tuttavia, questa visione è più figlia di una modernizzazione dei costumi che della tradizione autentica. Lo dimostra chiaramente la lettura di Vita di Milarepa, il testo che racconta la vita del più grande yogin tibetano, vissuto nell’XI secolo.

Milarepa e il Cibo “Proibito”

Nel racconto della sua vita, Milarepa descrive momenti in cui il suo corpo, debilitato da una pratica estrema, viene rinvigorito grazie a cibi nutrienti: carne, burro, tsampa (farina d’orzo) e birra. Ne emerge un aspetto spesso ignorato dello yoga tantrico: il corpo non è un nemico da annullare, ma uno strumento che va compreso e sostenuto.

Ad esempio, in un passaggio significativo (Adelphi, a cura di Jacques Bacot, pp. 161-163), Milarepa racconta come, dopo aver ricevuto cibo e birra dalla sorella Peta e da un’amica, la sua energia vitale si sia riattivata:

“Mangiai i buoni cibi che avevano portato […] le mie vene [nadi], per via dell’uso dei cibi cattivi, si erano tutte annodate e non potevano sostenersi. Quindi la birra di Peta le rianimò un poco.”

Più avanti, Milarepa sottolinea come il suo stesso maestro, Marpa, gli avesse lasciato un rotolo con precise indicazioni, tra cui l’uso di alimenti nutrienti e bevande fermentate per sostenere la pratica.

Tantra, Corpo e Trasformazione

Il lignaggio di Milarepa è quello di Naropa, maestro del tantrismo indiano, un percorso spirituale che non nega il corpo, ma lo utilizza come via di realizzazione. Il tantrismo non si fonda sulla rinuncia totale, bensì sulla trasformazione delle energie vitali in strumenti di illuminazione.

Milarepa stesso arriva a una comprensione profonda:

“Capii che la via delle inclinazioni sensuali, che è la via dei tantra, non poteva essere una via normale praticata da tutti.”

Qui emerge un concetto essenziale: non esiste un’unica via per la realizzazione spirituale. L’ascesi estrema non è l’unico sentiero, così come non lo è il completo abbandono ai sensi.

La Distorsione Moderna

Oggi si tende a vedere il buddismo e lo yoga come pratiche necessariamente vegetariane, ascetiche e prive di ogni contatto con piaceri sensoriali. Ma i testi tradizionali raccontano un’altra storia:

I Veda e i Purana parlano di sacrifici animali e banchetti rituali.

Molti lignaggi tantrici includono pratiche sessuali e l’uso di sostanze fermentate.

Grandi maestri del passato non erano necessariamente vegetariani né astemi.

L’idea di uno yogin o di un monaco buddista come figura rigidamente distaccata dal mondo è, in gran parte, una costruzione moderna influenzata da ideali occidentali e movimenti spirituali recenti.

Conclusione

La storia di Milarepa ci invita a riconsiderare i luoghi comuni sullo yoga e sul buddismo. Non esiste un unico modo di percorrere la via spirituale, e le pratiche corporee non sono un ostacolo, ma strumenti potenti se usati con consapevolezza. Forse, prima di dare per scontata l’immagine dello yogin perfetto, dovremmo tornare a leggere i testi tradizionali con uno sguardo più aperto e meno condizionato dai paradigmi moderni.

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