Adrano – Presentazione del libro Cosa Nostra Spa del Magistrato Sebastiano Ardita.

di Alfonso Gelo

Al Teatro Bellini di Adrano lo scorso 25 Settembre è stato presentato il nuovo libro Cosa Nostra Spa del Magistrato Sebastiano Ardita.

Dopo i Saluti Istituzionali del Sindaco Angelo d’Agate si è entrati nel vivo dell’argomento con i relatori, consentendo di fissare alcuni punti fermi di cosa è la lotta alla mafia oggi, quali sono le prospettive e quali i falsi miti che rischiano di produrre una lotta non efficace.

I diversi interventi del dott. Ardita hanno evidenziato alcuni concetti importanti.

La mafia come fattore umano, ad esempio, e in quanto tale mutevole, richiede idee chiare e adatte alla complessità del fenomeno mafioso per cui va approfondita la comprensione del rapporto tra la cosiddetta élite della criminalità e il potere.

Il cosiddetto modello catanese che prevede anche una volontà di interloquire col mondo economico e politico e per questo preferisce un atteggiamento di infiltrazione rispetto all’attacco frontale allo Stato.

Un fenomeno che non costituisce una versione attenuata dell’associazione mafiosa anzi va particolarmente posta l’attenzione.

Il dott. Ardita ha inoltre focalizzato un punto centrale della lotta alla mafia da un punto di vista normativo. La necessità di una evoluzione della normativa in materia per adeguarla alla condizione attuale.

La mafia oggi è più concentrata sull’infiltrazione nel mondo politico ed economico che nei reati di sangue, il core business che una volta era costituito dalla parte militare si è spostato verso il concorso esterno, verso, cioè, i reati commessi dai soggetti esterni che favoriscono l’associazione mafiosa.

Si tratta di una fattispecie di reato piuttosto complessa in quanto il legislatore non ha tipizzato le condotte, i comportamenti che costituiscono reati, è stata la giurisprudenza, semmai, a stabilire volta per volta dei criteri per distinguere i comportamenti che vanno puniti.

Ad oggi non è prevista una sanzione penale per chi perseguendo un proprio interesse economico o politico si imbatte negli interessi di un’associazione mafiosa e non solo non denuncia ma addirittura li favorisce.

Sarebbe opportuno quantomeno prevedere una forma di daspo, di esclusione dalla vita pubblica e dall’impresa.

Del resto, anche la concezione di antimafia come movimento culturale è stata oggetto di un’altra lucida osservazione del magistrato. L’antimafia come movimento culturale è tale se agisce per denunciare i rapporti tra mafia e potere.

E’ tale se mira “alto”, viceversa, se trascura questo aspetto per concentrarsi solo sul profilo militare mira basso. il rischio è di una distinzione quasi di ceto, perché si identifica la mafia col disagio sociale e finiscono nel mirino i quartieri a rischio dove il fenomeno mafioso è l’ultima catena di montaggio di un macchinario sofisticato.

La serata è stata arricchita dagli interventi degli altri ospiti. Pino Vono, scrittore ed ex componente della squadra dei “Falchi,” della Polizia di Stato di Catania, ha delineato l’excursus storico dei Falchi.

La squadra è stata formata a metà degli anni ’70 in un contesto in cui le aggressioni, le rapine, gli scippi rendevano la questione sicurezza particolarmente difficile a Catania.

Questa squadra di poliziotti in borghese e con potenti moto si trovò a fronteggiare anche il fenomeno dell’associazione mafiosa.

Lo scrittore concorda su una visione della lotta alla mafia che non è sufficiente che si concentri sull’aspetto militare. È necessario al contrario estirpare il male alla radice e prevenirlo con la cultura. L’intervento del cronista Marco Benanti ha posto l’attenzione sul fenomeno della cosiddetta antimafia, su quella parte di antimafia “coreografica”.

In particolare sul caso Montante, ovvero Confindustria , su cui ha svolto un’inchiesta. Ha evidenziato come l’antimafia dovrebbe essere volta ad una lotta di liberazione, che ha come obiettivo quello di rendere libera la gente nel pensiero.

Guglielmo Troina ex vicecaporedattore del Tgr Sicilia, ha posto l’attenzione sulla capacità della mafia di infiltrarsi nel mondo economico, anche e soprattutto attraverso comportamenti che non sono penalmente rilevanti e sulla necessità conseguente che il fenomeno mafioso venga combattuto non solo a livello militare ma nei suoi aspetti più “carsici” più nascosti.

Ha riportato i casi dei centri Commerciali di Catania, il fenomeno delle lottizzazioni dei terreni a prezzi bassissimi per poi essere rivenduti a prezzi stratosferici grazie al cambio della destinazione d’uso da terreno agricolo a edificabile.

In questa vicenda appare evidente il coinvolgimento di alcuni soggetti politici del Comune di Misterbianco. L’intervento del Vice Questore Dott. Paolo Leone è stato focalizzato sull’aspetto economico, sulla strategia sommersa dell’associazione mafiosa che sceglie la strada dell’imprenditoria e sullo strumento più adeguato per contrastarla: le indagini patrimoniali.

Ad oggi più complesse per le mosse dell’associazione che tenta di ostacolare le indagini sui flussi economici che ruotano intorno all’associazione. Un punto importante riguarda anche l’assegnazione dei beni confiscati e la capacità di evitare che tornino sotto l’influenza dei tentacoli della cosiddetta piovra.

La lotta alla mafia è fatta di cuore, impegno, lucidità, testa ma ancora prima di prevenzione impedendo che la mafia diventi una illusoria prospettiva che inquina e deturpa la vita delle persone e della società.

Il vice Presidente di Federfiori Michele Mirabella offerto ai relatori e al Sindaco il Girasole come simbolo della legalità, istituito dalla Federazione Nazionale dei Fioristi Italiani, proprio sul palco del Teatro Bellini di Adrano.

Il girasole con la perfezione che la natura regala, del resto la legalità rappresenta il “sole” verso cui la società nel suo complesso e ogni cittadino deve volgere lo sguardo.

L’evento è stato arricchito anche da contributi artistici di spessore. Dal teatro di Gianluca Barbagallo e Nicola Diodati che hanno interpretato Falcone e Borsellino, al violino del maestro Vincenzo Di Silvestro che ha composto un brano in onore del Giudice Livatino, all’ Accademia Musicale di Adrano che ha eseguito, il Silenzio , l’Inno di Mameli e Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni.

La serata si è conclusa con dei cadeaux al dott. Ardita offerti dalle Associazioni di Adrano e da alcuni docenti scolastici, che operano nel campo dei diritti e della legalità.

In particolare la Pro Loco, la Fidapa, i Lions, e il gruppo donatori sangue Fratres.

Alfonso Gelo

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